martedì 26 marzo 2024

ISRAELE PUO' NON RISPETTARE UNA RISOLUZIONE ONU?

ISRAELE PUO' PERMETTERSI DI NON RISPETTARE UNA RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU?


Lunedì 25 marzo, finalmente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, con 14 voti favorevoli e l'astensione degli Stati Uniti, una risoluzione che stabilisce il "cessate il fuoco" nella Striscia di Gaza. Tale importante decisione arriva dopo tre voti contrari ad altrettante proposte di risoluzioni, posti ovviamente dagli Stati Uniti d'America, membro permanente e quindi in grado di bloccare l'approvazione di tale atto. 

Dovremmo essere tutti contenti, in quanto in tal modo si consentono gli aiuti umanitari, che anche recentemente erano stati bloccati da Israele. Invece no: i nostri cosiddetti mezzi di informazione cercano di trovare il "pelo nell'uovo" per sostenere che questa risoluzione non sia vincolante. E sulla base di quali motivi? Sulla base delle dichiarazioni dei portavoce degli Stati Uniti (sic!) Matthew Miller e Linda Thomas Greenfield, luminari del diritto internazionale e soprattutto assolutamente imparziali ed equidistanti da parti politico-istituzionali! La Thpmas Greenfield è stata capace di dire, quando le è stato chiesto perché ritiene che questa risoluzione non sia vincolante, che non lo sia in quanto tale sarebbe la loro interpretazione! 

Logica ferrea, dunque: non sarebbe vincolante perché loro hanno stabilito che non lo sia! Realmente l'occidente codino agli interessi del grande capitale risulta sempre più ridicolo e addirittura grottesco nel patetico tentativo di giustificare un eventuale disapplicazione di tale risoluzione; i giornalisti arrivano addirittura a citare la Corea del Sud, sosterrebbe che la risoluzione non utilizza il verbo "decidere" e che non è stata adottata "nell'ambito del capitolo VII". Questioni di lana caprina, come si suol dire, anche perché è l'articolo 25, che non fa parte del capitolo VII, a determinare il fatto che le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza siano vincolanti. E lo ha confermato la stessa Corte Internazionale di Giustizia, supremo organo giurisdizionale dell'ONU, nel 1971. 

A quale titolo allora Israele potrebbe non rispettare tale risoluzione? Perché usa la forza militare? Perché può influenzare la finanza mondiale? Perché può far interpretare a proprio piacimento le norme e gli atti di diritto internazionale dallo Stato più potete del mondo, che è prono ai suoi interessi?

sabato 23 marzo 2024

Attentato a Mosca in una sala da concerto

 Attentato terroristico a Mosca in una sala da concerto


Nella notte tra il 22 e il 23 marzo undici uomini armati e in tuta mimetica hanno fatto irruzione nella più grande sala da concerto di Mosca, la "Crocus City Hall". Quattro di questi hanno sparato sugli spettatori e poi hanno lanciato bombe provocando un incendio: sono 143 i morti e più di un centinaio i feriti. Sembra che le persone identificate siano poco più di quaranta, il che significa che la maggioranza di esse è stata talmente dilaniata da non essere riconoscibile.

C'è stata una doppia rivendicazione da parte dell'ISIS (forse anche loro ritenevano non fosse molto credibile e quindi l'hanno ripetuta) e gli attentatori sembra siano tutti del Tajikistan, però sono stati catturati mentre si dirigevano verso il confine ucraino. Naturalmente Kiev smentisce qualsiasi coinvolgimento e L'amministrazione statunitense addossa tutta la colpa all'ISIS, pensando con ciò di dissipare i dubbi circa i mandanti dell'attentato. 

A me resta il dubbio che vi sia lo zampino dei servizi segreti statunitensi e britannici, oltre che naturalmente dell'Ucraina, da sempre utilizzata come "zampa di porco" da parte di Washington e Londra.

venerdì 22 marzo 2024

La scuola e la festa di fine del ramadan

 La scuola e la festa di fine del Ramadan

E' scoppiata una grande polemica sulla decisione di una scuola di Pioltello di sospendere le lezioni per il 10 aprile, giorno delle festa di fine del ramadan, con intervento anche del Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara che ha sollecitato una presa di posizione della Sovrintendenza, la quale ha dichiarato che vi sarebbero irregolarità nella decisione del Consiglio d'istituto al riguardo. 

Si invoca il fatto che la scuola non può decidere delle festività di propria iniziativa e soprattutto che tale festività non fa parte della nostra cultura e della nostra storia. A questo proposito vorrei fare alcune precisazioni, da insegnante di diritto e da persona che non può essere sospettata di simpatie per l'Islam: qui non si sta parlando dell'istituzione di una nuova festa, cosa che non sarebbe neanche possibile per una singola scuola, bensì dell'attribuzione di uno di quei giorni di sospensione dell'attività didattica che spettano ad ogni istituto scolastico all'inizio dell'anno. Per tale ragione è perfettamente lecito che una scuola decida di assegnare uno di questi giorni di "riposo scolastico" ad una ricorrenza che viene seguita dalla maggioranza deli studenti. Ciò a prescindere dal fatto che sia l'EID, la festa di fine del ramadan, o qualunque altra ricorrenza. 

La scuola laica è la scuola che si astiene dall'intervento in campo religioso, ma lascia spazio alle diverse fedi e quindi anche alle diverse ricorrenze di tipo religioso. In sintesi, come ha dichiarato il preside, se sarebbero venuti a scuola solo tre/quattro ragazzi per classe,  può avere senso concedere quel giorno come sospensione dell'attività didattica. E questo ha senso non tanto come "inclusione" o "dialogo interreligioso", come sostengono alti esponenti della Chiesa cattolica, i quali sembrano spesso più preoccupati di sostenere le ragioni dell'islam piuttosto che di difendere quelle della loro fede, bensì per un'attenzione concreta alla "popolazione studentesca" e ai loro genitori. 

Perciò non si è verificato alcun cambiamento del calendario scolastico nazionale né tantomeno l'istituzione della festa di fine del ramadan nelle scuola italiane; semplicemente una scuola ha deciso, nella sua autonomia, di far stare a casa tutti perché la maggioranza degli studenti non sarebbe venuta comunque a seguire le lezioni. E ciò utilizzando uno di quei giorni che aveva a disposizione.

sabato 9 marzo 2024

L' 8 marzo? Una festa della donna "inventata"

 "Una festa inventata" di Vittorio Messori


9 Marzo 2003 - C'erano una volta delle operaie tutte lavoro, fede socialista e sindacato; e c'era un padrone cattivo. Un giorno, le lavoratrici si misero in sciopero e si asserragliarono nella fabbrica. Qualcuno (il padrone stesso, a quanto si dice) appiccò il fuoco e 129 donne trovarono atroce morte. Era l'8 marzo 1908, a New York. Due anni dopo, la leggendaria femminista tedesca Clara Zetkin propose, al Congresso socialista di Copenaghen, che l'8 marzo, in ricordo di quelle martiri sociali, fosse proclamato "giornata internazionale della donna".

Storia molto commovente, letta tante volte in libri e in giornali, fatta argomento di comizi, di opuscoli di propaganda, di parole d'ordine per le sfilate e le manifestazioni: prima del femminismo e poi di tutti. Si, storia commovente. Con un solo difetto; che è falsa. Eh già, nessun epico sciopero femminile, nessun incendio si sono verificati un 8 marzo del 1908, a New York. Qui, nel 1911 (quando già la "Giornata della donna" era stata istituita), se proprio si vogliono spulciar giornali, bruciò, per cause accidentali, una fabbrica, ci furono dei morti, ma erano di entrambi i sessi. Il sindacalismo e gli scioperi non c'entravano. E neanche il mese di marzo.

Piuttosto imbarazzante scoprire di recente (e da parte di insospettabili quanto deluse femministe) che il mitico 8 marzo si basa su un falso che, a quanto pare, fu elaborato dalla stampa comunista ai tempi della guerra fredda, inventando persino il numero preciso di donne morte: 129. Ma è anche straordinario constatare quanto sia plagiabile proprio quella cultura che più si dice "critica", che guarda con compatimento (per esempio) chi prenda ancora sul serio quelle "antiche leggende orientali" che sarebbero il Natale, la Pasqua, le altre ricorrenze cristiane.

E, dunque, a qualcuno che facesse dell'ironia sulle vostre, di feste e pratiche religiose (messa, processioni, pellegrinaggi), provate a ricordargli quanti 8 marzo ha preso sul serio, senza mai curarsi di andare a controllare che ci fosse dietro.



Da "Pensare la Storia" di VIttorio Messori, Ed. San Paolo

L'aborto è un diritto?

 

                                 L’aborto è un diritto?

 

Il Parlamento francese ha appena approvato, il 5 marzo scorso, una modifica alla Costituzione che inserisce, per la prima volta nel mondo, l’interruzione volontaria della gravidanza come diritto fondamentale dell’uomo. L’Assemblea era composta da deputati e senatori e in 780 hanno votato a favore; i contrari sono stati 20. La prima osservazione che mi viene da fare, di fronte a queste notizie sbandierate dalla stampa, è: cosa hanno fatto gli altri parlamentari? Infatti le camere riunite francesi raggiungono un totale di 925 membri, per cui o si sono astenuti oppure erano assenti ben 125 deputati e senatori. Ma tant’è, la narrazione dominante non entra in questi “dettagli”, per non offuscare il “trionfo” del progressismo. Trionfo che è stato suggellato da un demagogico commento di Gabriel Attal, il capo del Governo, il quale, tributando omaggio a Simone Veil, che ha fatto introdurre nel 1975 la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, ha detto che le donne hanno diritto di disporre del proprio corpo come vogliono e che nessuno può impedirglielo. Affermazioni trite e ritrite del più bolso femminismo occidentale che non trovano riscontro né dal punto di vista scientifico né dal punto di vista morale. Solo chi non vuol tener conto né delle convinzioni religiose ma neanche della scienza e della natura può sostenere che l’essere appartenente alla specie umana che si trova nel grembo di una donna sia semplicemente una parte del suo corpo e non abbia una propria individualità.

Ma veniamo alla questione giuridica: l’aborto può essere considerato un diritto fondamentale dell’uomo da inserire nella Costituzione di un Paese? Per rispondere alla domanda occorre chiarire il significato delle parole che usiamo, utilizzando quella che nel “buio” medioevo si chiamava la “explicatio terminorum”. Cos’è un diritto? E, più precisamente, un diritto soggettivo? La definizione che dobbiamo insegnare tutt’ora è la seguente. “un potere o pretesa di veder riconosciuto e tutelato un proprio interesse”. E già qui si può individuare il nocciolo della questione: si può parlare di “diritto soggettivo” nel momento in cui si vuole vedere riconosciuto e tutelato un PROPRIO interesse, non quando si vuole decidere riguardo ad un interesse ALTRUI, cioè non allorché si voglia gestire qualcosa che coinvolge un altro soggetto. In altre parole, non può essere considerato un diritto la decisione che riguarda un altro, ma solo ciò che riguarda se stessi. E’ per tale motivo che gli abortisti insistono ossessivamente sull’affermazione che il feto sia una parte del corpo della donna, perché se fosse vero questo allora sarebbe giustificabile il diritto all’aborto! Ma poiché ciò non ha senso né dal punto di vista delle religioni, né da quello della scienza, né da quello della morale, tale affermazione si configura come puramente ideologica: è un assunto indiscutibile che non può essere soggetto ad alcuna critica e non ha bisogno di essere dimostrato, perché è un passo inevitabile del radioso cammino verso il progresso inarrestabile. Ad ogni modo, se invece il feto è un essere individuale appartenente alla specie umana, il diritto all’aborto si configura come un “monstrum” in qualunque ordinamento giuridico, in quanto è una applicazione dello “ius vitae ac necis” del diritto romano, che credevamo superato per sempre! Paradossalmente il diritto all’aborto è un passo indietro di duemila anni, ai tempi in cui non si riconosceva ancora la persona umana come soggetto di diritto, a prescindere dalla sua età anagrafica! E’ un ritorno al paganesimo, scelto dalla mentalità materialista e atea di una notevole parte del Parlamento francese!

 

prof. Pietro Marinelli

IL REATO DI "FEMMINICIDIO"

 Un DDL che discrimina. Considerazioni sul “reato di femminicidio” introdotto dal Governo Meloni con il plauso dell’Onorevole Valente del PD...