Con questa frase lapidaria la preside del Curie/Sraffa, Raffaella D’Amore, ha risposto agli studenti che chiedevano. “Perché non posso entrare? E’ democrazia poter andare a scuola”. La risposta è stata: “Potete esercitare la democrazia fuori dalla scuola”. Il che significa che all’interno dell’Istituzione si ritiene legittimo l’uso della costrizione e della forza anche calpestando i diritti delle persone. Siamo all’assurdo: studenti che vogliono esercitare il loro diritto allo studio vengono tenuti fuori dal dirigente scolastico. E il dirigente scolastico afferma che non si può esercitare la democrazia all'interno dell'Istituzione pubblica.
Ma veniamo ai fatti: verso le 08.04 (alcuni
sostengono alle 08.05) la preside in persona si è messa davanti al cancello
principale della scuola per impedire l’ingresso dei ritardatari. Risultato:
quasi metà degli studenti è rimasta fuori dalla scuola e ha stazionato nella
piazzetta antistante l’Istituto. Gli studenti ritardatari non sono potuti
entrare neanche alla seconda ora, in quanto la preside ha sostenuto che era
passata una circolare che vietava l’ingresso degli studenti ritardatari alla
seconda ora per l’ultimo giorno di scuola. Gli studenti mi hanno osservato, in
seguito, che non avevano visto alcuna circolare al riguardo, bensì solo una
circolare che stabiliva la sistemazione delle classi. Forse sarà girata in
mattinata, ma al momento dell’entrata nessuno ne era a conoscenza.
In ogni caso questa rigidità all’ultimo giorno
di scuola non ha molto senso, perché durante l’anno si chiude un occhio se
qualche studente fa un minuto o due di ritardo e quindi non si capisce il
motivo di tale implacabile severità proprio alla fine dell’anno scolastico.
Alcuni studenti riferiscono addirittura che gli è stato chiuso il cancello in
faccia, senza tante cerimonie, allo scoccare delle 08.05. Inoltre anche l’ingresso
da via Rossellini è stato chiuso, sempre sostenendo che era passata una
fantomatica circolare (che nessuno ha visto) che vietava l’ingresso alla
seconda ora.
Ma non è finita qui: la preside ha sequestrato
le bevande e gli alimenti che gli studenti avrebbero voluto utilizzare per
festeggiare l’ultimo giorno, li ha fatti lasciare sulla scalinata di via
Rossellini e poi in seguito li ha fatti portare via.
Per inciso la preside ha fatto chiamare due
volanti dei carabinieri, per questi pericolosi terroristi che volevano brindare e mangiare gridando “E’ finita!”.
E questa è solo la prima parte di una mattinata
molto intensa per la preside e per le forze dell’ordine. Infatti il resto degli
studenti sono usciti verso le 10.40, in quanto quasi sempre si concede la “lectio
brevis”, e si sono fermati nel “piazzale della cooperazione”, che è il nome
della piazzetta davanti all’Istituto. Nome che si è rivelato alquanto ironico,
perché di cooperazione non ce n’è stata molta. Gli studenti hanno fatto
esplodere due o tre petardi e hanno lanciato tre fumogeni (questi sono i numeri
che hanno dichiarato gli studenti) al che gli abitanti del palazzo che dà sulla
piazzetta hanno chiamato i carabinieri e sono arrivate 4 (quattro) volanti. Gli
addetti alle forze dell’ordine hanno cominciato a dare multe ai ragazzi in moto
e in macchina (bisogna considerare che molti sono già maggiorenni, quelli di
quinta ma anche molti di quarta). Alcuni sostengono che le multe fossero di 70 euro
(“manco avessero fatto una rapina”), altri di 30 euro, per “guida sul
parcheggio/marciapiede).
Il primo commento che mi viene da fare, come
insegnante adesso in pensione che però ha avuto molti di questi ragazzi come
suoi studenti, è che non mi sembra questo il metodo. Non trovo che la
repressione a tutti i costi sia l’unica modalità di “risolvere” i problemi
della scuola. Probabilmente la preside era preoccupata dall’eventualità dello
scoppio di petardi all’interno dell’Istituto, di cui lei è responsabile. E
molto probabilmente stavolta non è riuscita a proporre qualcosa di alternativo,
come una festa all’interno della scuola, uno spettacolo o qualcosa del genere.
Ciò anche perché non deve aver avuto il sostegno degli insegnanti.
La posizione dei docenti è abbastanza diversa:
molto meno “di scontro” con gli studenti e molto più incline alla compartecipazione.
Alcuni di loro, infatti, che sono usciti, ad un certo punto, per cercare di far
sì che gli studenti ritardatari potessero essere ammessi nelle loro classi, ma
sono stati brutalmente ricacciati indietro dalle urla della preside.
Insomma, manca la democrazia ma anche un minimo
di “savoir faire” nella conduzione del Marie Curie/Piero Sraffa.
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