Ieri, 8 novembre 2025, sono andato nel Duomo di Milano per il Giubileo dei cori. Uso il passato prossimo invece del passato remoto, che sarebbe corretto nella lingua italiana, non solo perché è una abitudine lombarda, ma anche in quanto subisco ancora l’effetto di tale evento meraviglioso. Per me non è un fatto accaduto nel passato, ma un avvenimento che ha cambiato il mio presente.
Il Giubileo delle
corali avrebbe dovuto svolgersi nel Santuario di Rho, ma la massiccia adesione
delle compagini musicali che servono la liturgia ne ha consigliato l’effettuazione
nella cattedrale milanese. Non ci saremmo stati, nel santuario di Rho! E questo
alla faccia di chi scrive che “la cristianità è davvero finita” e non ha alcuna
esperienza concreta della realtà ecclesiale!
E’ stato grandioso
vedere circa duemila coristi, appartenenti a centoquarantatrè cori liturgici
provenienti da tutta la Lombardia, cantare insieme! Seguire un unico direttore,
fare le prove, pregare come una sola cosa! L’organizzazione ci aveva
raggruppati per voce, dando a ciascuna voce una striscia distintiva di un
colore diverso: verde per i bassi, giallo per i tenori, blu per i contralti e
bianco per i soprani. Le donne, come sempre, erano molte di più degli uomini:
più del doppio, ma secondo me anche il triplo del cosiddetto sesso forte.
Ci siamo trovati
presto, verso le 08.15, per ottenere il “pass”, con il quale siamo entrati,
malgrado il disappunto dei turisti che non avevano capito essere la mattinata
riservata ad una celebrazione religiosa.
Una volta dentro
abbiamo provato i canti della prima parte e abbiamo ascoltato la meditazione di
don Fausto Gilardi sul significato dell’anno giubilare. Don Fausto è partito
dal Levitico: “conterai sette settimane di anni….il decimo giorno del settimo
mese farai echeggiare il suono del corno”, ed ci avevano fatto sentire il suono
del corno, per introdurci nella meditazione. Poi è stato letto il brano del
Vangelo di Luca in cui Gesù entra nella sinagoga di Nazareth e legge il rotolo
del profeta Isaia e qui abbiamo cantato la parte centrale del brano, in cui
dice “lo Spirito del Signore è su di me”, ed è stato emozionante! In seguito don
Fausto ha individuato dette percorsi spirituali per accompagnarci nella nostra
vita e nel servizio alle comunità.
Dopo la
meditazione guidata è stato lasciato un periodo di riflessione personale e di
possibilità di confessarsi, per ottenere l’indulgenza plenaria. Per fortuna
sono riuscito a confessarmi, malgrado le file fossero molto lunghe; uno degli
effetti del Giubileo è l’enorme numero di persone che si accostano al
sacramento della riconciliazione.
Ma la Messa è
stata il punto centrale e devo dire che anche l’omelia dell’Arcivescovo Mario Delpini
è stata molto bella, sul significato del canto e la sua utilità pedagogica;
alla fine egli ha anche richiamato la necessità di aiutare l’assemblea a
cantare bene, guidandola ed insegnando i canti.
Io ho partecipato
con il mio coretto della GMG (chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe, in via Mac
Mahon a Milano); ho conosciuto coristi di Legnano, di Rho, di Monza, di Cantù,
per cui credo che la maggior parte dei partecipanti fosse di fuori Milano. Come
credo che la maggior parte dei coristi fosse di mezza età, se non addirittura
di tarda età. D’altronde io stesso ho appena compiuto sessantanove anni, e non
so se rientro nella categoria degli “uomini di mezza età” o nella “terza età”.
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