martedì 11 novembre 2025

RIVOLUZIONI NEL MONDO E DISINFORMAZIONE ITALIANA

 

          Sempre più spesso, in questo periodo, stanno avvenendo rivolte contro i regimi da parte della popolazione infuriata, e talvolta le proteste assumono la forma di una vera e propria rivoluzione Questo è sicuramente ciò che è accaduto in Nepal, dove i giovani hanno guidato la rabbia della gente e hanno dato l’assalto ai palazzi dei politici, arrivando addirittura a dar fuoco al Parlamento. La protesta è stata così forte che il governo si è dimesso ed ora c’è una amministrazione provvisoria per sei mesi, per rendere possibili nuove elezioni.

Io sto seguendo la questione dall’inizio, ma faccio molta fatica a fidarmi dell’informazione dei media italiani, e preferisco chiedere direttamente ai miei amici nepalesi. L’altro ieri, per esempio, durante una festa dell’Associazione dei nepalesi residenti all’estero alla quale ero stato invitato, ho chiesto ad uno di essi di raccontarmi le cose fondamentali di questo cambiamento. Lui mi ha detto. “è stata una rivoluzione!”. Poi ha aggiunto. “tutto il mondo ne parla, ma in Italia no”. “Ci sono stati 80 morti e circa 4000 feriti”. “L’esercito sparava direttamente sulla gente; i soldati miravano alla testa e al cuore, per ammazzare, mentre dovrebbero prima sparare in aria e poi nelle gambe”. E continuava a ripetere: “sparavano nella fronte, per uccidere!”. Poi aggiunse. “il primo giorno sono stati i giovani, poi c’erano degli uomini che ci sapevano fare….”. “professionisti”, suggerisco io. “Sì, esatto, proprio professionisti”.

Ma se un popolo mite come quello del Nepal arriva a tanto, penso io, la situazione deve essere stata veramente grave! Io conosco tante persone di quel Paese e noto che tutti lavorano, anzitutto: non c’è nessuno che non faccia nulla e non mi risulta che nessuno di loro spacci droga o sia nel giro della prostituzione, come invece avviene in altri gruppi etnici. Amano trovarsi per mangiare la cucina nepalese e per danzare i balli della loro Nazione, ed è immancabile il coro in piedi per l’inno nazionale. Fanno molte feste induiste e talvolta anche buddiste, ma non disdegnano di organizzarsi anche per il Natale.

Quindi, cari giornalisti nostrani, una domanda potreste porvela. Evidentemente la corruzione dei politici era arrivata ad un punto eccessivo, per cui quando il governo ha vietato l’uso delle piattaforme sociali escluse quelle cinesi la popolazione non ne ha potuto più e si è ribellata.

Ma cosa fanno i nostri addetti all’informazione, per non far pensare la gente? Enfatizzano delle notizie marginali per ridimensionare quelle veramente importanti: mandano in onda un servizio di dieci minuti sui cinque italiani morti in Nepal per evitare di parlare in maniera approfondita di quanto sta succedendo in quel Paese. Ora, è chiaro che la disgrazia che ha colpito quei nostri sventurati connazionali è una tragedia, ma dieci minuti in un telegiornale sono un’eternità, ed è il modo con il quale si vuole catalizzare l’attenzione su quel fatto, trascurando la questione veramente importante, cioè la rivoluzione avvenuta dal basso.

Si ha l’impressione che l’informazione italiana, salvo rari casi, sia tutta per il potere costituito e non veda di buon occhio la partecipazione popolare, che spesso viene etichettata come “i ribelli”. Ribelli a chi? All’ordine costituito, che viene considerato giusto ed immutabile. Il popolo deve sottostare a chi comanda, chiunque esso sia.

Altro esempio lampante, che anch’esso ho seguito da vicino, è quello delle ultime elezioni in Camerun: è stata data una notizia laconica, che Paul Biya è stato rieletto. Dei 50 morti e centinaia di feriti, nessuna traccia. Dell’arresto di un camerunense, a Roma, che aveva pacchi di schede truccate per far vincere Paul Biya, meglio non parlare. Della rivolta della gente del nord del Paese che ha marciato su Yaounde, la capitale, perché il candidato dell’opposizione era del nord, tu ne hai sentito dire qualcosa?

Beh, d’altronde i regimi sono dittatoriali solo quando non sono allineati al potere occidentale, no? Che un presidente della Repubblica faccia cambiare la Costituzione per rimanere al potere vita natural durante e lo sia già da quarantatrè anni, questo non fa porre alcuna domanda sulla reale democrazia in quel Paese. Basta che sia filo-francese, filo-occidentale, et voila’.

Per cui se un uomo di novantatrè anni viene eletto e il mandato presidenziale è di sette anni, come in Camerun, si trova assolutamente naturale il fatto che egli possa rimanere al potere fino all’età di cento anni.

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             Sempre più spesso, in questo periodo, stanno avvenendo rivolte contro i regimi da parte della popolazione infuriata, e talvolta...