Il Regno Unito deporta decine di migliaia di rifugiati nel
Rwanda in guerra col Congo
Nel silenzio e nell’acquiescenza generali, il Regno
Unito ha iniziato a deportare i richiedenti asilo presenti nel proprio
territorio nazionale nel Rwanda, mentre la tensione fra il piccolo stato
africano e la confinante Repubblica Democratica del Congo sale alle stelle, con
lo spiegamento in territorio congolese di
3000
soldati rwandesi armati di droni, lanciagranate e mezzi pesanti.
L’analista Stephanie Wolters, dell’Istituto Sudafricano di
Affari Internazionali, ha dichiarato: “Non siamo mai stati così vicini alla
guerra aperta fra il Rwanda e il Congo”. Ad aggravare il contesto, il 29
febbraio è cominciato il ritiro
della Monuc dal Congo: la più antica, costosa e sostanzialmente inefficace
missione di peace-keeping ONU del mondo, che ad ogni modo costituiva un minimo
diaframma, più diplomatico che reale, di deterrenza e contenimento di una
violenza già endemica.
L’accordo fra Regno Unito e Rwanda è stato ratificato nel
dicembre 2023, ma l’annuncio
del trattato, le negoziazioni e una prima deportazione di richiedenti asilo
risalgono all’aprile del 2022. Il Segretario di Stato inglese James Cleverly ha
dichiarato che “il Rwanda è un paese sicuro”.
Una delle clausole del trattato, che risuona persino irridente,
riguarda il divieto imposto a Kigali di non inviare i richiedenti asilo verso
“paesi non sicuri”. Il tutto mentre la tensione, storicamente alta, con il
Congo sta per esplodere nell’ennesima guerra regionale, dalle conseguenze imprevedibili
considerato il contesto geopolitico incandescente.
Louis Gitinywa, analista politico rwandese, parla senza
mezzi termini di “brutale
manifestazione di neo-colonialismo ed imperialismo occidentale”. La parte
economica dell’accordo prevede un versamento di circa 300 milioni di dollari nei
prossimi cinque anni. Secondo il reporter della BBC Dominic Casciani, l’accordo
dovrebbe interessare la deportazione
di 52.000 persone, senza troppi riguardi nei confronti dell’origine dei
rifugiati.
Tre considerazioni personali. La prima di ordine storico: a
quanto pare, dopo la dichiarazione
di Balfour del 1917 all’origine del conflitto israelo-palestinese che vive
in questi mesi il suo episodio più tragico, la Corona inglese non perde il
vizio di considerare il resto del mondo, e nel caso specifico l’Africa, una
sorta di “terra di nessuno”, o per dirla più crudamente una discarica nella
quale si possono deportare con assoluta non-chalance popoli o, alla
bisogna, masse enormi di disgraziati. Disgraziati che non di rado lo sono
proprio grazie a politiche, anche belliche, dissennate messe a terra
dall’Occidente liberale.
A margine, bisogna notare che i deportati non sono
tecnicamente dei clandestini, ma appunto dei richiedenti asilo: uno status
giuridico molto preciso, violando il quale il Regno Unito si macchierebbe di un
reato internazionale molto grave. Nel caso di una richiesta d’asilo, si tratta
di stabilire se il richiedente abbia diritto o meno. La deportazione in un
paese terzo – nemmeno quello di origine, nel qual caso si dovrebbe parlare di
rimpatrio – è una clamorosa violazione dei diritti del richiedente, e persino
di quelli di un clandestino.
La seconda. Data la situazione ormai deteriorata fra Congo e
Rwanda, non è improbabile che questi richiedenti asilo siano impiegati come
carne da cannone dal regime di Kagame, che attualmente dispone di circa 33.000
effettivi. Essendo il 90% di questi rifugiati deportati uomini in età
militare, la maggior parte di loro potrebbero ingrossare le fila non tanto
dell’RDF, l’esercito regolare rwandese, quanto quelle degli oltre 120 gruppi di
“ribelli” che insanguinano l’Ituri, il Nord e il Sud Kivu, le tre regioni orientali
del Congo fra le più ricche di minerali preziosi, fra i come il litio, il
cobalto, il coltan e le terre rare, materie prime indispensabili per la
transizione elettrica e digitale sulla quale l’Occidente pare aver puntato le
sue fiches residue.
La terza. È plausibile che la parte occulta di questo
accordo riguardi proprio il traffico illecito di questi minerali. Russia e
Cina, che possiedono o controllano i maggiori giacimenti mondiali di queste
risorse chiave – la Cina si è affrettata a stipulare accordi
minerari con l’Afghanistan tornato sotto il controllo talebano dopo la fuga
americana – sono state proditoriamente rese ostili, dunque lo sfruttamento del
Congo diventa un obiettivo primario se l’Occidente vuole mantenere i propri
obiettivi politici ed industriali. Il Rwanda pacificato, diventato rapidamente
un centro d’interessi anglo-americano (coi francesi confinati nello scomodo
ruolo di responsabili
del genocidio rwandese) funziona da decenni come borsa
nera dei minerali trafugati in Congo.
Il Congo da parte sua conta circa 350.000 effettivi
regolari, mal pagati e peggio armati dispersi in un territorio incontrollabile.
Per quanto meglio armato, l’esercito rwandese rimane – o meglio: rimaneva –
troppo esiguo per impensierire il gigante africano.
Questa vergognosa iniziativa iniziativa inglese può provocare,
nel giro di qualche mese, un brusco innalzamento del livello dello scontro,
rafforzando il saccheggio del Congo e causando un aumento esponenziale delle
violenze contro la popolazione civile, già stremata da decenni di violenze
nella sostanziale indifferenza non soltanto della comunità internazionale, ma
dello stesso establishment congolese, con il presidente appena rieletto
Tshisekedi accusato apertamente di aver sottoscritto un accordo segreto col suo
omologo rwandese Paul Kagame.
Questo pessimo trattato fra il Regno Unito e il Rwanda verrà
ricordato come un caso da manuale di perversione politica e diplomatica, con
evidenti aspetti criminali e riflessi potenzialmente catastrofici.
Pluto
Penso sia un grosso problema per il futuro dei richiedenti, ma anche dei rwandesi. Da rivedere quest' accordo.
RispondiEliminaAnalisi molto approfondita, che cerca di risalire alle cause di tale comportamento del Regno Unito, che ritiene, come tutto l'Occidente, che i Paesi africani siano "terra di esperimenti.
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