sabato 11 maggio 2024

Elezioni europee: democrazia o inganno?

 L'8 e il 9 giugno sono indette in Italia le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e più o meno in quei giorni si svolgeranno in tutti i 27 Paesi che attualmente fanno parte dell'Unione europea. Si voterà per i rappresentanti del proprio Stato, ovviamente: su un totale di 705 deputati (ridotti, dopo l'uscita del Regno Unito, dai 751 precedenti), l'Italia ne ha diritto a 76. 

Ma quali sono le competenze di quest'organo, peraltro unicamerale, che si riunisce a Strasburgo per le decisioni dell'aula plenaria e a Bruxelles per quelle delle Commissioni interne? Anzitutto bisogna premettere che il Parlamento europeo non approva gli atti normativi da solo, bensì con la procedura della "codecisione" unitamente al Consiglio dei Ministri dell'unione europea o Consiglio dell'unione europea. Tale secondo organo legislativo si forma volta per volta con i Ministri dei 27 Stati della materia sulla quale occorre deliberare: per esempio, se si riunisce l'Ecofin vi partecipano i 27 Ministri delle finanze dei Paesi membri dell'Unione. E il bello è che il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea non è soggetto alla sfiducia del Parlamento, per cui viene semplicemente composto grazie alle decisioni dei Governi degli Stati membri.  

Già questo è una stranezza, per un ordinamento giuridico: uno dei due organi legislativi non è eletto direttamente dal popolo, ma designato dai Governi. Non solo, ma vi sono delle procedure "speciali" diverse da quella della codecisione, per cui, per esempio, se un progetto di legge venisse approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri dell'unione europea non vi sarebbe bisogno dell'approvazione da parte del Parlamento 8procedura della "cooperazione").

E vogliamo parlare dell'iniziativa di legge popolare? Qui la questione assume contorni grotteschi, per la complessità e farraginosità della procedura, che prevede che i cittadini UE chiedere alla Commissione di registrare una iniziativa legislativa e, dopo l'accoglimento della richiesta, raccogliere un milione di firme in sei mesi in almeno quattro Stati dell'Unione.

Per non parlare del fatto che le decisioni più importanti, in materia monetaria e finanziaria, sono adottate al di fuori degli organi istituzionali, cioè dalla Banca centrale europea e dal SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali), che decidono sia la quantità di moneta da emettere sia il tasso di riferimento ufficiale, che influenza tutti i tassi d'interesse e quindi tutto il sistema creditizio non solo dell'area Euro ma di tutti gli Stati dell'UE.

Ma la vera perla giuridica, per quanto riguarda l'Unione europea, è contenuta, guarda un po', nel nostro atto normativo più importante e cioè proprio nella Costituzione. L'articolo 75, infatti, vieta i referendum sui Trattati internazionali. Questa è la ragione per la quale non abbiamo potuto (e non potremo mai, finché rimane questa disposizione) indire referendum sull'Euro, sulla Costituzione europea né tantomeno sull'uscita dall'Unione europea. Siamo una democrazia limitata (come, guarda caso, anche la Germania), mentre altri popoli hanno potuto esprimersi: la Francia e i Paesi Bassi hanno bocciato la Costituzione europea nel 2005, il Regno Unito addirittura è uscito dall'Unione nel 2016, anche se ci sono voluti ben cinque anni per rendere effettiva la decisione del popolo britannico.

Nessuno dice poi che il Regno Unito non è stato l'unico ad uscire da questo "monstrum" giuridico: ne uscì la Groenlandia nel 1985 con un referendum e ne uscì (udite, udite!) l'Algeria nel 1961, quando divenne indipendente, dopo la guerra di quell'anno. Infatti l'Algeria era territorio metropolitano della Francia, era territorio francese a tutti gli effetti, e fece parte della Comunità Economica Europea dal 1957 al 1961. 

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