E’ veramente incredibile la rapidità con la quale la Chiesa cattolica di Jorge Mario Bergoglio punisce i suoi oppositori. Mons. Viganò è stato scomunicato per “scisma” oggi, 5 luglio 2024, perché ha rifiutato l’autorità del Papa regnante e ha criticato pesantemente il Concilio vaticano II.
La prima osservazione è che in questo caso si è
applicato un metodo molto veloce e rigido, senza cercare una mediazione. Alla
faccia dell’apertura e dell’inclusività, che entrano in gioco solamente quando
si tratta di omologarsi al pensiero unico. L’attuale Chiesa cattolica è tanto
dura al suo interno, nei confronti del suo clero e dei suoi fedeli, quanto
cedevole verso la mentalità mondana.
C’è da dire però che mons. Viganò non ha fatto
nulla per evitare tale provvedimento, anzi è come se l’avesse fortemente “provocato”.
Le sue dichiarazioni sono inequivocabili e molto dure nei confronti sia dell’attuale
Pontefice che del Concilio Vaticano II, da lui considerato “il cancro” dal
quale derivano tutti i mali della Chiesa contemporanea.
Non si è comportato certo come quei grandi santi (vedi san Francesco) che, pur essendo estremamente critici nei confronti della Chiesa
del loro tempo, ne hanno accettato l’autorità e sono rimasti dentro la comunione
ecclesiale.
Un’altra considerazione che mi viene spontanea è
il peso che la sentenza di scomunica da’ alle dichiarazioni che vengono
espresse sulle reti sociali. Ormai per tutti, anche per le gerarchie cattoliche,
ciò che conta è la “reputazione” che uno ottiene nel mondo della comunicazione
informatica.
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