In questo periodo i mezzi di comunicazione fanno un gran parlare del contrasto tra l’Arcivescovo Carlo Maria Vigano’ e il Papa; si sono buttati a pesce sulla questione dello scisma e sulla scomunica comminata a Vigano’ perché non si è sottomesso al Papa e perché ha dichiarato che il Concilio Vaticano II è stato l’origine di tutti i mali che soffre la Chiesa attuale. Sono diventati tutti esperti vaticanisti, i giornalisti, e discettano di questioni teologiche e canoniche con una disinvoltura che sembra far credere che non si siano mai interessati d’altro in vita loro. Ci inondano di notizie anche sulla crisi di CL, che non vedevano l’ora si dissolvesse in problematiche interne e sparisse dalla vita sociale. Tutto viene messo sulla pubblica piazza con dovizia di particolari e gran compiacimento delle discordie tra i responsabili e tra essi e il Vaticano.
Questa situazione mi ha fatto sorgere alcune domande: anzitutto “come stanno realmente le cose?” E poi, perché i giornalisti parlano solo delle difficoltà e dei contrasti e mai delle cose positive che avvengono ad opera di chi fa parte della Chiesa? O meglio, perché esasperano quel 2 per cento di problemi e tralasciano di prendere in considerazione il rimanente 98 per cento di azioni, di rapporti umani di realtà concrete messe in piedi dai cristiani che sono di enorme sostegno per la gente? Perché non parlano mai, ad esempio, dell’impressionante numero di aiuti umanitari originato dall’esperienza di Comunione e Liberazione? Oppure dell’incredibile slancio missionario prodotto da tutto il modo cattolico, dalla metà dell’Ottocento in avanti?
Tanto
per fare un esempio, io, che sono nell’ambito cattolico da cinquant’anni, sono
venuto a conoscenza dell’esistenza di Giuseppe Allamano e dei suoi Missionari
della Consolata solo quando sono andato in Africa e precisamente in Costa
d’Avorio. Lì ho visto ciò che fanno questi giganti della fede: a Marandallah,
nel cuore del Paese, hanno messo in piedi un villaggio intero, con tanto di
“Jardin de l’amitié”, un enorme parco per i bambini, con giochi e spazi
utilizzabili. Questo può apparire ovvio nel Nord Italia, nel quale ci sono
sempre stati gli Oratori, ma in Africa è una cosa dell’altro mondo, in quanto
nelle loro mentalità i bambini non sono considerati finché non arrivano all’età
adulta. In Africa sono molto considerati gli anziani, tanto che mangiano tutto
quello che vogliono, poi gli adulti, e infine i bambini, ai quali spetta ciò
che rimane. E’ per tale motivo che magari si ammalano di anemia: perché
mangiano solo il riso bianco che avanza, ma non la carne, spazzolata dagli
adulti. Nessuno dice poi che nell’islam e nelle religioni tribali non c’è
alcuna attività pensata per i bambini, i quali vengono lasciati a loro stessi e
crescono per strada. Ma i Missionari della Consolata avevano costruito addirittura
un ospedale, così che le autorità civili avevano lasciato andare in rovina
l’ospedale statale, perché tanto c’era già quello dei preti.
E questo è solo un esempio, ma si
potrebbe parlare dell’opera dei Missionari del PIME, che hanno missioni perfino
in Tailandia e Cambogia, dei Comboniani, dei Francescani, e chi più ne ha più
ne metta.
Come mai io non sapevo nulla di tutto
ciò? Perché i giornalisti, di queste cose, parlano in maniera talmente veloce,
frammentaria e superficiale che non rimane nella testa della gente. Le buttano
lì con noncuranza e in maniera occasionale e casuale. Le notizie che invece
vogliono far rimanere ben impresse nella mentalità dei più vengono date di
continuo, in modo martellante e ossessivo, con una sorta di “bombardamento
mediatico”. Basti pensare ai “tormentoni” riguardanti fatti accaduti magari
decenni fa che vengono ripresi sistematicamente, mentre la stragrande
maggioranza dei conflitti armati presenti nel mondo è totalmente obliterata.
Sempre più spesso viene data
l’interpretazione del fatto prima ancora di cercare di darne una descrizione
completa e di andare a fondo delle motivazioni che potrebbero esserci alla base
di esso. Il metodo con cui vengono fornite le notizie del nostro mondo
cosiddetto democratico è sempre più simile a quello di un regime totalitario
che cerca in tutti i modi di far pensare le persone in un determinato modo.
Tale metodo viene applicato
“scientificamente” soprattutto alla Chiesa, rea di essere una realtà non
immediatamente assimilabile a quella di una organizzazione statale. La
virulenza con la quale i giornalisti attaccano la Chiesa, in particolare quella
cattolica, non ha paragoni con nessun’altra realtà, né religiosa né civile. Il
silenzio quasi tombale sulle persecuzioni e le discriminazioni che subiscono i
cristiani in molti Paesi del mondo ha come termine di confronto, forse, solo il
silenzio che copre tutte le guerre “minori”, cioè il conflitti che fa comodo
all’Occidente tenere nascosti, di cui è pieno il mondo definito “terzo” appunto
dagli Stati ricchi del pianeta.
Come distruggere la Chiesa? Non ce la
fece nemmeno la rivoluzione francese e Napoleone, dall’esterno; allora occorre
far entrare al suo interno il “fumo di satana”, come disse Paolo VI, cioè un
pensiero non cattolico che diventi predominante. E il pensiero non cattolico
che si vuol introdurre è quello della cosiddetta democrazia liberale: la
Chiesa, si dice, deve rispettare i diritti dell’uomo, la parità di genere, i
diritti degli omosessuali e via discorrendo. Si applica sempre più spesso il
metodo dell’elezione diretta dei responsabili e dei capi, metodo che
apparentemente sembra più giusto, ma rischia di non tenere conto dell’essenza
della Chiesa, che è quella di essere una “comunione gerarchica”.
Intendiamoci, non è che il metodo
democratico sia generato dal diavolo; le stesse elezioni democratiche hanno
origine dall’elezione dell’abate nei monasteri. I Greci infatti avevano forme
di governo basate più su criteri oligarchici che democratici. E’ con il
Medioevo che tutti i monaci votano per eleggere il loro “capo”. Tutto il nostro
sistema democratico ha avuto impulso decisivo dalla vita cristiana e in
particolare dalla vita monastica. Non è un caso che la democrazia si sia
affermata nei Paesi a tradizione cristiana e non negli Stati a preminenza
islamica o buddista-induista.
Ma se la mentalità democratica prende
il sopravvento nella Chiesa, allora il punto è avere la “maggioranza”, e
sconfiggere l’”opposizione”; si riduce tutto ad una gara per ottenere consensi
e vince chi ne ottiene di più. Si rientra nella logica di potere, perché anche
il sistema democratico è un mezzo per raggiungere le leve di governo di una
organizzazione.
C’è un altro aspetto da considerare,
che riguarda più i cattolici cosiddetti “tradizionalisti” Un altro modo di
intendere la Chiesa è quello di identificarla con la gerarchia, con il Papa, i
Cardinali e i Vescovi. Ho fatto tante discussioni a questo proposito, con chi
sosteneva che la Chiesa è “una gerarchia”. Addirittura qualcuno arrivava ad
affermare che “La Chiesa è il Papa”. Ora, io rispondevo che la gerarchia è essenziale
alla natura della Chiesa cattolica, ma non la esaurisce: la Chiesa è formata da
Papa, cardinali, vescovi, preti, suore, monaci, ma, vivaddio, anche dai fedeli
laici, siano essi sposati o consacrati: in una parola, da tutti i battezzati.
In quest’ottica anche gli ortodossi e i protestanti sono Chiesa, in quanto
uniti a Cristo con il battesimo. Poi aggiungevo: una definizione un po’ più
completa della Chiesa è quella di “comunione gerarchica”, che mantiene la sua
natura di “realtà etnica sui generis”, come disse sempre Paolo VI. La Chiesa,
insomma, non è riducibile ad una qualsiasi realtà sociale organizzativa, ma ha
una specificità che le deriva dalla sua costituzione durante l’Ultima cena,
nella quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha lasciato il Suo corpo e il Suo
sangue perché potessimo essere salvati.
La Chiesa, insomma, è una realtà
umana nella quale si rende presente il divino: è una unità di persone nella
quale si manifesta, in quanto realmente presente, Gesù Cristo stesso. Allora,
chi è che comanda nella Chiesa? Chi è il vero “capo della Chiesa? Il Papa? No! Gesù Cristo!
Mi
viene in mente la frase del cardinal Siri, dopo il Conclave del 1958, nel quale
era certo di essere eletto Papa: “Tutti erano d’accordo per votare me; c’erano solo
tre persone non lo volevano: il Padre, il Figlio e lo Spirito santo”.
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