lunedì 16 dicembre 2024

COSA È SUCCESSO VERAMENTE IN SIRIA

 È incredibile come certi sedicenti analisti si sentano in diritto di gettare fango sulla figura di Bashar al-Assad senza conoscere minimamente la realtà siriana, o conoscendola a malapena. Ignorano volutamente il ruolo delle potenze straniere che hanno fomentato orde di tagliagole trogloditi, distrutto un Paese e e ignorano l'impatto avuto sulla popolazione e sul governo dalle sanzioni criminali che strangolano il paese da oltre 13 anni. Parlano senza sapere, dimenticando che la Siria è stata teatro di una guerra imposta dall’esterno, non di una rivolta popolare. 

Eh sì, la guerra contro la Siria può essere considerata una guerra di logoramento contro lo Stato e il popolo siriano. Questo conflitto, iniziato nel 2011, ha comportato una serie di strategie volte a esaurire non solo le risorse materiali del governo siriano, ma anche la resilienza economica, sociale e morale della popolazione. 

La guerra è andata avanti per oltre un decennio, con fasi di intensi combattimenti alternati a periodi di stallo. Questo ha logorato la capacità dello Stato siriano di mantenere il controllo, ricostruire infrastrutture e fornire servizi di base alla popolazione.

Le infrastrutture critiche del Paese, come ospedali, scuole, fabbriche e impianti di produzione di energia, sono state deliberatamente prese di mira da attori esterni e interni. Gli attacchi contro queste strutture hanno impoverito il Paese e hanno reso la sopravvivenza quotidiana una lotta per molti siriani.

Le sanzioni internazionali, imposte soprattutto dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, hanno contribuito a soffocare l'economia siriana, impedendo la ricostruzione e l'accesso a beni essenziali come cibo, medicine e carburante. Questo ha colpito in modo diretto la popolazione civile, logorando il morale e la capacità di resistenza.

Potenze regionali e internazionali hanno creato, finanziato, addestrato, armato e coccolato le varie milizie e gruppi jihadisti per destabilizzare ulteriormente lo Stato siriano. Questi gruppi hanno inflitto sofferenze enormi alla popolazione con attacchi mirati e la distruzione del tessuto sociale del Paese.

Propaganda e guerra psicologica : la narrazione dominante ha incolpato il governo siriano come l'unico responsabile del conflitto, mentre ignorava o minimizzava il ruolo delle potenze straniere nel fomentare la guerra. Questa manipolazione dell'opinione pubblica ha avuto un impatto significativo sulla percezione globale della guerra e sulla sua risoluzione (ma si sa, i media mainstream sono la prima arma da guerra dell'imperialismo anglo-sion-yankee) 

La guerra ha sfregiato profondamente l'identità culturale e il senso di appartenenza nazionale. L'accentuazione di divisioni religiose ed etniche ha tentato di frammentare il tessuto sociale siriano, fomentando una pesante guerra fratricida (come si dice, dividi et impera, no?) 

La guerra contro Siria è stato un attacco su più fronti progettato per logorare la capacità del Paese di resistere e riprendersi. 

Sebbene il LEGITTIMO governo siriano sia poi riuscito a mantenere il controllo su gran parte del territorio, il costo umano e materiale è stato devastante, rendendo questo conflitto un classico esempio di guerra di logoramento contro uno Stato e il suo popolo.

E queste sono state le conseguenze. L'occidente sion imperialista ha distrutto uno dei paesi più antichi del mondo nonchè uno dei pochi paesi dell'area con un governo secolare e garante di ogni minoranza. 

Ci vorrà poco tempo affinchè i fantocci che hanno preso il potere faranno a tutti (non solo a chi segue la vicenda sin dall'inizio) conoscere non solo la loro vera natura, ma anche chi sono i loro veri padroni.

Povera Siria. ❤

Francesca Qibla

martedì 10 dicembre 2024

CHI C'E' DIETRO LA CADUTA DI ASSAD

 Bibì Netanyauh esulta per i jihadisti a Damasco: “E un giorno storico per il Medio Oriente...Assad era un anello di una catena del male”. 

Anche Emmanuel Macron, il burattino effeminato dei Rothschild, è sulla stessa linea: ”A Damasco è finita la barbarie”.  

Idem la tarantolata Kasja Kallas, per la Ue: “La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo”.

Dopo Saddam, dopo Mubarak, dopo Gheddafi è ora la volta di Assad, ultimo dittatore laico rimasto. Ancora una volta sono stati usati i tagliagole per creare il Caos, il terrore, la guerra civile, l’immigrazione di massa verso l’Europa. E il metodo Cia e il metodo Mossad. 

La Siria è  ora la perfetta replica della Libia: un Paese smembrato coi  salafiti fanatici al potere. E con centinaia di migliaia di profughi prossimamente diretti da noi.  A cominciare dai cristiani in fuga. Damasco come Tripoli. 

La strategia è sempre quella, usata già negli anni Novanta in Bosnia, in Kosovo, in Cecenia prima contro Milosevic e poi contro Putin.  Poi la Libia e le "primavere arabe". Cia e Mossad armano, addestrano e finanziano le milizie più sanguinarie e le aizzano contro il dittatore sgradito di turno. 

 In Ucraina contro Yanucovich, che non era nemmeno un dittatore, dovetterro  ripiegare sulla manovalanza dei neonazisti Azov. Un buon surrogato dei salafiti fanatici, che a Kiev scarseggiano. 

Il prossimo obiettivo sarà ovviamente l'Iran. 

Poi, al prossimo attentato interno, americani e sionisti ritorneranno a fare le vittime. Ovviamente  sempre con il sostegno dei nostri Salvini, Meloni e pennivendoli vari, che ci diranno che Usa e Israele difendono l’Occidente dall’islam terrorista, e metteranno in guardia dal nuovo montante “antisemitismo”. Con Roberto De Mattei che illustrerà ai cattolici "i valori dell'Occidente". Tanto le  masse lobotomizzate ci cascono sempre. 

Viviamo nell’epoca della menzogna universale.

Martino Mora

giovedì 5 dicembre 2024

PERCHE' DISTRUGGERE LA SIRIA

 Negli ultimi giorni, una violenta offensiva militare ha scosso la città di Aleppo, riaccendendo dopo più di 4 anni il conflitto siriano. Quanto ai responsabili c’è chi li chiama ribelli, chi li chiama jihadisti, chi le chiama forze di liberazione e chi invece non ha proprio capito niente per via della mancata limpidezza e trasparenza dell’informazione in questi anni. I nostri media infatti sono stati troppo impegnati a dipingere Bashar al-Assad come un feroce dittatore che opprime il proprio popolo, salvo non spiegare e dire niente né delle cause del conflitto né degli attori che ne fanno parte. In mezzo a tutta questa confusione intanto rimane sconcertante la terribile indifferenza nei confronti delle persecuzioni che ormai da ormai 14 anni subiscono le minoranze cristiane, assire e curde.

Chi scrive questo articolo è un ragazzo, ormai di 22 anni, di origine siriana che ha seguito sin dai primissimi momenti, fino ad oggi, la guerra civile che ormai dal 2011 va avanti. 

Lungi dal voler fare una lezione di storia, la mia vuole essere una riflessione sullo sviluppo di questa guerra ormai senza fine.

Come ormai sappiamo la guerra civile siriana si incastona nel contesto delle primavere arabe, cioè dei movimenti che sono stati descritti come rivolte popolari volte alla rivendicazione di maggiori libertà e garanzie nei confronti dello stato. È bene ricordarsi che laddove queste rivolte hanno avuto successo senza sfociare nella violenza, lo stato di fatto di quelle realtà non è affatto cambiato e le riforme rimangono solamente di facciata, con la differenza che un presidente si è dimesso ed un altro l’ha sostituito, vedi ad esempio l’Egitto. Nei paesi che sono stati invece meno fortunati in cui le rivolte sono poi mutate in guerre civili, le situazioni che hanno prodotto sono state peggiori di quelle che hanno lasciato, con instabilità ed anarchia che regnano sovrane, ed è il caso della Libia e della Siria.

Quando le rivolte ebbero inizio molti speravano che si trattasse di un movimento di emancipazione nato dalle migliori delle intenzioni: abbattere un regime autoritario e avviare un processo di democratizzazione per ampliare le libertà e iniziare un processo di fioritura culturale e sociale. Tuttavia, quel sogno si è rapidamente trasformato in un incubo. L’instabilità che queste rivolte hanno causato ha aperto il paese a una pericolosa frammentazione politica, etnica e religiosa, scoperchiando il vaso di Pandora che giustificava la presenza di un entità politica forte e coesa che riuscisse a comprendere sotto di sé tutte le anime profondamente diverse tra di loro, facendole coesistere in pace ed armonia. Questo arduo compito è stato portato a termine solo con l’instaurazione di una dittatura  da parte della famiglia degli Assad. 

Perché, che ci piaccia o no, dobbiamo accettare che il processo di democratizzazione delle nazioni non può avvenire da un giorno all'altro tramite un imposizione dall’alto, ma è possibile solo tramite una lento e progressivo sviluppo culturale, economico e sociale. Processo che non può e non deve assolutamente essere turbato da una guerra o da maggiore instabilità politica o da movimenti romantici di chi pensa che cambiando una legge magicamente si possa cambiare la realtà.

La Siria si è trasformata in un teatro di guerra in cui hanno trovato spazio fazioni di ogni colore, ognuna con obiettivi diversi: gruppi jihadisti, movimenti opposizione armata, milizie etniche e potenze estere che hanno iniziato a perseguire i propri interessi politici e religiosi.

Questo mosaico di conflitti in cui nessuna fazione è riuscita a ottenere il pieno controllo, ha portato alla disgregazione della Siria in parti ostili tra loro: ribelli, jihadisti, ISIS, Assad, Hezbollah, la Turchia che occupa vaste zone del nord della Siria abitate dai curdi, sono nomi che evocano la devastazione e la frattura di un paese che oggi sembra irrimediabilmente diviso.

Così, ciò che era nato con l’intenzione di costruire una nuova Siria è diventato il simbolo della sua frammentazione: un conflitto senza vincitori, con milioni di vittime e una nazione che rischia di non trovare mai più la pace in cui a pagarne il caro prezzo sono state tutte quelle minoranze che prima di questa guerra avevano un posto sicuro in cui vivere in pace e libertà mentre ora sono perennemente in fuga e persecuzione. 

Non è mia intenzione negare i crimini e le brutalità che il regime di Assad ha commesso durante questa guerra, ma la mia domanda è questa: che posto è oggi la Siria?

La Siria era quella nazione in cui religioni, confessioni, etnie e culture diverse riuscivano a convivere pacificamente insieme, sotto il governo di chi rappresenta proprio una minoranze, essendo la famiglia di Assad di confessione Alawita, una branca minoritaria della minoranza sciita. Oggi la Siria è quella nazione in cui la popolazione è in mano a chi sa usare con meno scrupoli la violenza, la forza e la brutalità, di chi in nome della libertà ha negato i diritti più fondamentali e prioritari dell essere umano: primo tra tutti il diritto alla vita. 

Un ragazzo siriano


IL REATO DI "FEMMINICIDIO"

 Un DDL che discrimina. Considerazioni sul “reato di femminicidio” introdotto dal Governo Meloni con il plauso dell’Onorevole Valente del PD...