sabato 29 marzo 2025

UE E RIARMO EUROPEO

 Vorrei cercare di fare chiarezza in questo guazzabuglio che è stato sollevato nell’Unione europea a proposito del riarmo europeo. La prima osservazione che mi viene da fare è che il problema sollevato, che peraltro ha una sua ragion d’essere, è venuto a galla esclusivamente perché è cambiata l’amministrazione degli Stati Uniti d’America. Il riarmo europeo, a livello dei governanti UE, è una questione che per settantacinque anni è rimasta “silenziata” e che è stata tirata fuori solo per il fatto che Donald Trump ha cambiato radicalmente gli equilibri nel mondo. Egli infatti, a differenza dei suoi colleghi d’oltre Oceano, vuole mettere in atto ciò che ha sostenuto nella campagna elettorale. E sta prendendo decisioni conformi alla linea politica promessa.

A questo punto mi sorge una domanda: è normale che una istituzione, come l’UE, agisca solo in funzione reattiva rispetto agli Stati Uniti? Che senso ha accettare la sudditanza verso tale Stato fino all’ultimo istante della carica di Biden e poi cambiare completamente rotta appena si insedia Trump? Cosa vuol dire non battere ciglio per settant’anni sulla presenza militare degli Stati Uniti e della NATO nei Paesi europei e organizzare adesso incontri per cercare di costituire un esercito europeo “alternativo”? Forse ora si sono improvvisamente resi conto che un’istituzione senza un esercito proprio non può essere definita “Stato”? Non era ovvio questo nel 1957, quando a Roma fu costituita la Comunità economica europea? Non era chiaro a Maastricht nel 1992, quando fu istituita l’Unione europea e l’Euro? Non era chiaro ad Amsterdam nel 1997, quando si tentò debolmente di rafforzare l’unità politica?

Può darsi che il problema fosse evidente, ma la totale sudditanza allo zio Sam impediva di prenderlo seriamente in considerazione. Inoltre bisogna premettere che alcuni Stati dell’UE non hanno mai avuto la possibilità di esercitare la propria sovranità in campo militare, avendo ceduto completamente all’esercito americano. E questo vale non solo per la Germania, come sanno tutti, ma anche per l’Italia. 

Qualcuno dirà: ma no, noi abbiamo fatto l’Armistizio! Ahimé, la realtà storica è un attimino diversa dalla “vulgata” dominante che ci viene sciroppata nei testi scolastici! L’Italia diede la resa incondizionata il 3 settembre 1943 con l’accordo di Cassibile, poi recepito dall’armistizio di cinque giorni dopo, l’8 settembre. Il generale Castellano, per l’Italia, e il generale Eisenhower per gli Stati Uniti firmarono un accordo nel quale l’Italia accettava senza condizioni qualunque decisione delle alte sfere dell’esercito statunitense. Altro che “riscatto”, come ha la faccia tosta di dire chi siede impunemente sul più alto scranno della Repubblica italiana! Fu un cedimento completo, che portò all’attuale situazione di totale controllo del territorio italiano, con 140 (centoquaranta!) basi militari, tra basi statunitensi e basi NATO. Si dirà: la Germania ne ha 180! Si’, certo, ma con una superficie molto più estesa di quella della stretta penisola nostrana. E, tanto per aggiungere la “ciliegina sulla torta”, in seguito a quella “capitolazione” adesso ci sono circa 120 bombe atomiche sul suolo italiano.

Come, bombe atomiche sul territorio dello Stato italiano? Eh già, perché sono collocate in basi statunitensi, le quali, secondo il diritto internazionale, sono considerate a tutti gli effetti territorio dello Stato cui appartengono.

Comunque, tornando all’idea dell’esercito europeo, esso non fu mai costituito anche perché i cari Stati Uniti hanno voluto da sempre che la NATO fosse il “braccio armato” dell’Unione europea. E che lo sia è facilmente dimostrabile guardando la composizione dell’organizzazione: attualmente sono 32 gli Stati, di cui ben 30 in Europa (compresa la Turchia) e solo due extra-europei (Canada e Stati Uniti). Ma lo è in maniera ancor più evidente con lo spostamento della sede, inizialmente a New York nel ’49 e poi successivamente a Londra, poi a Parigi dal ’61 e infine a Bruxelles dal ‘66. Sarà poi un caso che tutti gli Stati che entrano nell’UE sono prima entrati a far parte della NATO? E che l’allargamento della NATO sia stato fatto per accerchiare la Russia, alla faccia di tutte le promesse verbali e di tutti gli accordi di non estensione della stessa verso Est?

Ma perché ho parlato così tanto della NATO, quando l’argomento dell’articolo era il riarmo europeo?

Perché qualcuno mi deve spiegare come sia possibile adesso, dopo settentacinque anni, formare un esercito europeo che non è mai esistito mentre in Europa è presente un’organizzazione militare capillare con una struttura totalmente autonoma. E qualcuno mi deve spiegare anche chi prenderà le decisioni di questa organizzazione dalla quale si dissocia il Paese principale.

Già la riunione svoltasi a Londra, capitale di uno Stato uscito dall’UE, con la partecipazione di Stati che fanno parte della NATO ma non dell’UE, come il Canada e la Turchia, appare priva di qualunque giustificazione. Grottesche sono le proposte, spesso contrastanti, dei governanti di Francia e Gran Bretagna, come quella dell’invio di truppe in Ucraina. Il colmo poi dell’assurdità e dell’odio nei confronti delle popolazioni europee viene raggiunto da Ursula Von der Leyen, la cui proposta di destinare 800 miliardi alle armi da spedire in Ucraina è degna del suo predecessore capo di Stato tedesco andato al potere nel ’33. Ma no, che dico: Hitler aveva a cuore, ovviamente a suo modo, il bene del suo popolo, mentre la suddetta signora ha come unico interesse il rigonfiamento delle proprie tasche, come ha dimostrato con la vicenda Pfizer. Secondo Ursula dovremmo destinare una ingente somma alla continuazione di un conflitto devastante che dura da oltre tre anni invece di destinarlo al benessere delle persone. E invece di salutare con soddisfazione il cambiamento della politica statunitense questa signora, spalleggiata da Starmer, Macron e altri, vuole prenderne il posto come anti-putiniana numero uno? Viene il sospetto che questa signora e tutti quelli che la seguono abbiano la necessità che la guerra continui per poter giustificare il posto che occupano sulla sedia dell’UE.

 


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