Vorrei cercare di fare chiarezza in questo guazzabuglio che è stato sollevato nell’Unione europea a proposito del riarmo europeo. La prima osservazione che mi viene da fare è che il problema sollevato, che peraltro ha una sua ragion d’essere, è venuto a galla esclusivamente perché è cambiata l’amministrazione degli Stati Uniti d’America. Il riarmo europeo, a livello dei governanti UE, è una questione che per settantacinque anni è rimasta “silenziata” e che è stata tirata fuori solo per il fatto che Donald Trump ha cambiato radicalmente gli equilibri nel mondo. Egli infatti, a differenza dei suoi colleghi d’oltre Oceano, vuole mettere in atto ciò che ha sostenuto nella campagna elettorale. E sta prendendo decisioni conformi alla linea politica promessa.
A questo
punto mi sorge una domanda: è normale che una istituzione, come l’UE, agisca
solo in funzione reattiva rispetto agli Stati Uniti? Che senso ha accettare la
sudditanza verso tale Stato fino all’ultimo istante della carica di Biden e poi
cambiare completamente rotta appena si insedia Trump? Cosa vuol dire non
battere ciglio per settant’anni sulla presenza militare degli Stati Uniti e della
NATO nei Paesi europei e organizzare adesso incontri per cercare di costituire
un esercito europeo “alternativo”? Forse ora si sono improvvisamente resi conto
che un’istituzione senza un esercito proprio non può essere definita “Stato”?
Non era ovvio questo nel 1957, quando a Roma fu costituita la Comunità
economica europea? Non era chiaro a Maastricht nel 1992, quando fu istituita
l’Unione europea e l’Euro? Non era chiaro ad Amsterdam nel 1997, quando si
tentò debolmente di rafforzare l’unità politica?
Come,
bombe atomiche sul territorio dello Stato italiano? Eh già, perché sono
collocate in basi statunitensi, le quali, secondo il diritto internazionale,
sono considerate a tutti gli effetti territorio dello Stato cui appartengono.
Comunque,
tornando all’idea dell’esercito europeo, esso non fu mai costituito anche perché
i cari Stati Uniti hanno voluto da sempre che la NATO fosse il “braccio armato”
dell’Unione europea. E che lo sia è facilmente dimostrabile guardando la
composizione dell’organizzazione: attualmente sono 32 gli Stati, di cui ben 30
in Europa (compresa la Turchia) e solo due extra-europei (Canada e Stati
Uniti). Ma lo è in maniera ancor più evidente con lo spostamento della sede,
inizialmente a New York nel ’49 e poi successivamente a Londra, poi a Parigi dal
’61 e infine a Bruxelles dal ‘66. Sarà poi un caso che tutti gli Stati che
entrano nell’UE sono prima entrati a far parte della NATO? E che l’allargamento
della NATO sia stato fatto per accerchiare la Russia, alla faccia di tutte le
promesse verbali e di tutti gli accordi di non estensione della stessa verso
Est?
Ma perché
ho parlato così tanto della NATO, quando l’argomento dell’articolo era il
riarmo europeo?
Perché qualcuno mi deve spiegare come sia possibile
adesso, dopo settentacinque anni, formare un esercito europeo che non è mai
esistito mentre in Europa è presente un’organizzazione militare capillare con
una struttura totalmente autonoma. E qualcuno mi deve spiegare anche chi
prenderà le decisioni di questa organizzazione dalla quale si dissocia il Paese
principale.
Già la riunione svoltasi a Londra, capitale di uno
Stato uscito dall’UE, con la partecipazione di Stati che fanno parte della NATO
ma non dell’UE, come il Canada e la Turchia, appare priva di qualunque giustificazione.
Grottesche sono le proposte, spesso contrastanti, dei governanti di Francia e
Gran Bretagna, come quella dell’invio di truppe in Ucraina. Il colmo poi
dell’assurdità e dell’odio nei confronti delle popolazioni europee viene
raggiunto da Ursula Von der Leyen, la cui proposta di destinare 800 miliardi
alle armi da spedire in Ucraina è degna del suo predecessore capo di Stato
tedesco andato al potere nel ’33. Ma no, che dico: Hitler aveva a cuore,
ovviamente a suo modo, il bene del suo popolo, mentre la suddetta signora ha
come unico interesse il rigonfiamento delle proprie tasche, come ha dimostrato
con la vicenda Pfizer. Secondo Ursula dovremmo destinare una ingente somma alla
continuazione di un conflitto devastante che dura da oltre tre anni invece di
destinarlo al benessere delle persone. E invece di salutare con soddisfazione
il cambiamento della politica statunitense questa signora, spalleggiata da
Starmer, Macron e altri, vuole prenderne il posto come anti-putiniana numero
uno? Viene il sospetto che questa signora e tutti quelli che la seguono abbiano
la necessità che la guerra continui per poter giustificare il posto che
occupano sulla sedia dell’UE.
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