Ha fatto molto scalpore la dichiarazione dell’attuale re d’Inghilterra, Carlo III, a proposito della formazione dell’Italia come Stato unitario. Il sovrano britannico, che notoriamente non brilla per intelligenza e neanche per tatto politico, ha tenuto un discorso mieloso e generico nell’aula di Montecitorio, davanti a quelli che evidentemente considerava uguali a propri sudditi.
Tra le banalità pronunciate egli ha candidamente ammesso che la Gran Bretagna sostenne la spedizione dei Mille, inviando due navi che scortarono Garibaldi nello sbarco in Sicilia. Non solo, ma ha esaltato Garibaldi, raccontando che 500.000 persone scesero a Londra per vederlo e che fu ideato un biscotto con il suo nome, massimo onore che possa attribuire il popolo britannico. E ha pure detto che Cavour e Mazzini trascorsero del tempo in Inghilterra. Poi ha citato la "Lombard Street" per dare il "contentino" per far capire la presenza dei banchieri italiani a Londra.
C’è da
rimanere basiti per la spudoratezza con la quale il sovrano del Regno Unito
tratta la storia e il popolo italiano. Ma ancor più c’è da rimanere perplessi dalla sottomissione
con la quale i politici italiani accettano tali affermazioni senza battere
ciglio, anzi battendo le mani.
Tanto per
cominciare, l’ingerenza della Gran Bretagna nelle faccende italiane, che sappiamo
da sempre, non si limitò al sostegno navale per la spedizione dei Mille.
Qualcuno infatti mi deve spiegare come l’eroe dei due mondi riuscì a conquistare, con un
manipolo arraffazzonato di un migliaio di uomini, il Regno delle Due Sicilie,
che aveva un esercito di 100.000 uomini. Ci sono molte cose che non quadrano e
il totale cedimento delle armate di tale Regno può essere avvenuto solo in modo
occulto rispetto a quanto racconta la vulgata dominante. E’ molto probabile che
i generali borbonici siano stati corrotti dal denaro o dall’oro che Garibaldi
aveva ricevuto dalla Gran Bretagna. E’ molto probabile che Mazzini e Cavour
appartenessero o fossero affiliati alla massoneria britannica.
Se questo
è vero è come dire che l’Italia unita fu una creazione di quella che Gabriele
D’Annunzio chiamava la “Perfida Albione”, che ha sempre avuto l'obiettivo di
demolire la sovranità degli Stati italiani e di creare
un’entità a sé dipendente.
Altro piccolo particolare, che riguarda il rapporto tra l'Isola britannica e la penisola italiana: Re Carlo III ha omesso di parlare di ciò che accadde verso la metà del Trecento. L'insolvenza della Gran Bretagna, finanziata dai Bardi e dai Peruzzi, che erano le banche più grandi d’Europa, ne provocò il fallimento. Le due banche toscane avevano finanziato le campagne di guerra britanniche e il mancato pagamento da parte dell'Inghilterra (si parla di un milione di fiorini, una cifra colossale per quei tempi) fu il fattore detonante per il crollo finanziario di tutto il sistema bancario di Firenze.
Questa crisi, che gli storici minimizzano
per non dare alla Gran Bretagna le sue reali responsabilità, fu la causa del
tramonto della floridezza economica della città di Firenze, che allora, con i
suoi trecentomila abitanti, era la città più grande e più ricca d’Europa.
Ma questi
sono i due fatti storici lontani più eclatanti. Ce ne sarebbero molti altri.
Come non ricordare, tanto per fare un esempio, in tempi a noi più vicini, il
comportamento che la corona britannica ebbe nel 1992, quando la regina Elisabetta
II invitò sul panfilo “Britannia” politici e industriali italiani? E dove fu
deciso lo smantellamento del sistema delle partecipazioni statali italiane, dalle
controllate IRI all’ENI, la Finmeccanica e quant’altro, che erano
efficientissime e avevano prodotto il miracolo economico italiano?
E vi ricordate
chi tenne il discorso inaugurale su quel panfilo, sul quale c’erano Ciampi,
Andreatta e compagnia bella, ma anche Beppe Grillo ed Emma Bonino?
L’allora
ministro del tesoro Mario Draghi.
Nessun commento:
Posta un commento