venerdì 28 novembre 2025

IL GENOCIDIO DEI CRISTIANI NEL MONDO DI OGGI

 


Non esiste, nel mondo di oggi, una religione che sia più osteggiata del cristianesimo: si calcola che oltre 380 milioni di cristiani siano perseguitati e discriminati a causa della loro fede. Nel Medio Oriente, terra natale di Cristo e dei primi suoi seguaci, la presenza cristiana rischia addirittura di sparire: è stata ridotta, da circa un milione e mezzo di fedeli, a poche migliaia. Chiese antichissime, ricche di storia e di tradizioni, sono ormai una sparuta minoranza, anche per l’esodo dei cristiani, che cercano condizioni di vita migliori in altri Paesi.

Ma in questo periodo l’epicentro della persecuzione è in Africa, soprattutto in Nigeria, Paese nel quale, solo negli ultimi duecento giorni, sono stati uccisi oltre 7000 cristiani e non meno di 7800 sono stati rapiti. L’ultimo fatto allucinante è il rapimento di 303 studenti della Saint Mary Catholic School di Papiri ad opera di Boko Haram. Alcuni di questi ragazzi suno riusciti a fuggire (una cinquantina) ma gli altri rischiano di essere ammazzati dagli estremisti islamici. Una piccola parentesi: sapete cosa significa l’espressione “Boko Haram”? Vuol dire: “L’istruzione occidentale è peccato”. E per “istruzione occidentale i terroristi islamici intendono anche quella cristiana, tanto è vero che attaccano scuole ed Università, nelle quali si forma la gioventù. Così hanno fatto in Kenya nel 2015, quando hanno massacrato 148 studenti di un  college. Così hanno fatto in Algeria, perché nelle Università di Orano e Algeri andava a studiare tutta l’Africa. Per inciso, in Algeria, negli anni ’90 del secolo scorso, ci fu una vera e propria guerra , condotta dai fondamentalisti, per islamizzare la Nazione, con 200.000 morti, villaggi dati a fuoco ed ogni sorta di nefandezze.

Ciò che lascia veramente basiti è l’inerzia quasi totale delle autorità, a cominciare dall’Unione europea, che non ha ancora nominato il rappresentante per la libertà religiosa. Vi sono ogni tanto delle dichiarazioni, come quella di Donald Trump sulla Nigeria, alle quali però non segue alcuna reale decisione e che quindi non sortiscono alcun effetto: le stragi e i rapimenti continuano come se niente fosse. I cristiani in tanti Paesi sono tutti dei potenziali martiri e spesso lo diventano, mentre l’Occidente tollera queste uccisioni e fa di tutto per non vedere. E’ vero che la persecuzione dei cristiani è sempre stata una costante, nel tempo; però si sono alternate delle fasi più miti a fasi di recrudescenza. Quella attuale sembra la fase più violenta del tentativo di annientare la presenza cristiana, perché avviene a livello planetario e con acquiescenza da parte dei potenti.Da ultimo mi chiedo: “dove prendono le armi, queste organizzazioni terroristiche islamiche? Non mi risulta che vi siano fabbriche di armi, in Africa. Probabilmente le comprano dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, i quali a loro volta le comprano dall’Occidente (Italia compresa). Colei che afferma di essere “complice della pace”, infatti, ha siglato, tanto per fare un esempio, una serie di accordi per la vendita di armi della Leonardo agli Emirati Arabi Uniti per un valore di 40 miliardi di dollari.  Non c’è male, come modalità di portare la pace in Africa!

martedì 11 novembre 2025

RIVOLUZIONI NEL MONDO E DISINFORMAZIONE ITALIANA

 

          Sempre più spesso, in questo periodo, stanno avvenendo rivolte contro i regimi da parte della popolazione infuriata, e talvolta le proteste assumono la forma di una vera e propria rivoluzione Questo è sicuramente ciò che è accaduto in Nepal, dove i giovani hanno guidato la rabbia della gente e hanno dato l’assalto ai palazzi dei politici, arrivando addirittura a dar fuoco al Parlamento. La protesta è stata così forte che il governo si è dimesso ed ora c’è una amministrazione provvisoria per sei mesi, per rendere possibili nuove elezioni.

Io sto seguendo la questione dall’inizio, ma faccio molta fatica a fidarmi dell’informazione dei media italiani, e preferisco chiedere direttamente ai miei amici nepalesi. L’altro ieri, per esempio, durante una festa dell’Associazione dei nepalesi residenti all’estero alla quale ero stato invitato, ho chiesto ad uno di essi di raccontarmi le cose fondamentali di questo cambiamento. Lui mi ha detto. “è stata una rivoluzione!”. Poi ha aggiunto. “tutto il mondo ne parla, ma in Italia no”. “Ci sono stati 80 morti e circa 4000 feriti”. “L’esercito sparava direttamente sulla gente; i soldati miravano alla testa e al cuore, per ammazzare, mentre dovrebbero prima sparare in aria e poi nelle gambe”. E continuava a ripetere: “sparavano nella fronte, per uccidere!”. Poi aggiunse. “il primo giorno sono stati i giovani, poi c’erano degli uomini che ci sapevano fare….”. “professionisti”, suggerisco io. “Sì, esatto, proprio professionisti”.

Ma se un popolo mite come quello del Nepal arriva a tanto, penso io, la situazione deve essere stata veramente grave! Io conosco tante persone di quel Paese e noto che tutti lavorano, anzitutto: non c’è nessuno che non faccia nulla e non mi risulta che nessuno di loro spacci droga o sia nel giro della prostituzione, come invece avviene in altri gruppi etnici. Amano trovarsi per mangiare la cucina nepalese e per danzare i balli della loro Nazione, ed è immancabile il coro in piedi per l’inno nazionale. Fanno molte feste induiste e talvolta anche buddiste, ma non disdegnano di organizzarsi anche per il Natale.

Quindi, cari giornalisti nostrani, una domanda potreste porvela. Evidentemente la corruzione dei politici era arrivata ad un punto eccessivo, per cui quando il governo ha vietato l’uso delle piattaforme sociali escluse quelle cinesi la popolazione non ne ha potuto più e si è ribellata.

Ma cosa fanno i nostri addetti all’informazione, per non far pensare la gente? Enfatizzano delle notizie marginali per ridimensionare quelle veramente importanti: mandano in onda un servizio di dieci minuti sui cinque italiani morti in Nepal per evitare di parlare in maniera approfondita di quanto sta succedendo in quel Paese. Ora, è chiaro che la disgrazia che ha colpito quei nostri sventurati connazionali è una tragedia, ma dieci minuti in un telegiornale sono un’eternità, ed è il modo con il quale si vuole catalizzare l’attenzione su quel fatto, trascurando la questione veramente importante, cioè la rivoluzione avvenuta dal basso.

Si ha l’impressione che l’informazione italiana, salvo rari casi, sia tutta per il potere costituito e non veda di buon occhio la partecipazione popolare, che spesso viene etichettata come “i ribelli”. Ribelli a chi? All’ordine costituito, che viene considerato giusto ed immutabile. Il popolo deve sottostare a chi comanda, chiunque esso sia.

Altro esempio lampante, che anch’esso ho seguito da vicino, è quello delle ultime elezioni in Camerun: è stata data una notizia laconica, che Paul Biya è stato rieletto. Dei 50 morti e centinaia di feriti, nessuna traccia. Dell’arresto di un camerunense, a Roma, che aveva pacchi di schede truccate per far vincere Paul Biya, meglio non parlare. Della rivolta della gente del nord del Paese che ha marciato su Yaounde, la capitale, perché il candidato dell’opposizione era del nord, tu ne hai sentito dire qualcosa?

Beh, d’altronde i regimi sono dittatoriali solo quando non sono allineati al potere occidentale, no? Che un presidente della Repubblica faccia cambiare la Costituzione per rimanere al potere vita natural durante e lo sia già da quarantatrè anni, questo non fa porre alcuna domanda sulla reale democrazia in quel Paese. Basta che sia filo-francese, filo-occidentale, et voila’.

Per cui se un uomo di novantatrè anni viene eletto e il mandato presidenziale è di sette anni, come in Camerun, si trova assolutamente naturale il fatto che egli possa rimanere al potere fino all’età di cento anni.

domenica 9 novembre 2025

IL GIUBILEO DELLE CORALI NEL DUOMO DI MILANO

                                                                       


 Ieri, 8 novembre 2025, sono andato nel Duomo di Milano per il Giubileo dei cori. Uso il passato prossimo invece del passato remoto, che sarebbe corretto nella lingua italiana, non solo perché è una abitudine lombarda, ma anche in quanto subisco ancora l’effetto di tale evento meraviglioso. Per me non è un fatto accaduto nel passato, ma un avvenimento che ha cambiato il mio presente.

Il Giubileo delle corali avrebbe dovuto svolgersi nel Santuario di Rho, ma la massiccia adesione delle compagini musicali che servono la liturgia ne ha consigliato l’effettuazione nella cattedrale milanese. Non ci saremmo stati, nel santuario di Rho! E questo alla faccia di chi scrive che “la cristianità è davvero finita” e non ha alcuna esperienza concreta della realtà ecclesiale!

E’ stato grandioso vedere circa duemila coristi, appartenenti a centoquarantatrè cori liturgici provenienti da tutta la Lombardia, cantare insieme! Seguire un unico direttore, fare le prove, pregare come una sola cosa! L’organizzazione ci aveva raggruppati per voce, dando a ciascuna voce una striscia distintiva di un colore diverso: verde per i bassi, giallo per i tenori, blu per i contralti e bianco per i soprani. Le donne, come sempre, erano molte di più degli uomini: più del doppio, ma secondo me anche il triplo del cosiddetto sesso forte.

Ci siamo trovati presto, verso le 08.15, per ottenere il “pass”, con il quale siamo entrati, malgrado il disappunto dei turisti che non avevano capito essere la mattinata riservata ad una celebrazione religiosa.

Una volta dentro abbiamo provato i canti della prima parte e abbiamo ascoltato la meditazione di don Fausto Gilardi sul significato dell’anno giubilare. Don Fausto è partito dal Levitico: “conterai sette settimane di anni….il decimo giorno del settimo mese farai echeggiare il suono del corno”, ed ci avevano fatto sentire il suono del corno, per introdurci nella meditazione. Poi è stato letto il brano del Vangelo di Luca in cui Gesù entra nella sinagoga di Nazareth e legge il rotolo del profeta Isaia e qui abbiamo cantato la parte centrale del brano, in cui dice “lo Spirito del Signore è su di me”, ed è stato emozionante! In seguito don Fausto ha individuato dette percorsi spirituali per accompagnarci nella nostra vita e nel servizio alle comunità.

Dopo la meditazione guidata è stato lasciato un periodo di riflessione personale e di possibilità di confessarsi, per ottenere l’indulgenza plenaria. Per fortuna sono riuscito a confessarmi, malgrado le file fossero molto lunghe; uno degli effetti del Giubileo è l’enorme numero di persone che si accostano al sacramento della riconciliazione.

Ma la Messa è stata il punto centrale e devo dire che anche l’omelia dell’Arcivescovo Mario Delpini è stata molto bella, sul significato del canto e la sua utilità pedagogica; alla fine egli ha anche richiamato la necessità di aiutare l’assemblea a cantare bene, guidandola ed insegnando i canti.

Io ho partecipato con il mio coretto della GMG (chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe, in via Mac Mahon a Milano); ho conosciuto coristi di Legnano, di Rho, di Monza, di Cantù, per cui credo che la maggior parte dei partecipanti fosse di fuori Milano. Come credo che la maggior parte dei coristi fosse di mezza età, se non addirittura di tarda età. D’altronde io stesso ho appena compiuto sessantanove anni, e non so se rientro nella categoria degli “uomini di mezza età” o nella “terza età”.

Ma forse questo non interessa particolarmente a Colui del quale abbiamo cantato le lodi!                              


domenica 19 ottobre 2025

CAMERUN - ELEZIONI PRESIDENZIALI - L'OPPOSIZIONE RIVENDICA LA VITTORIA

 


L'oppositore Issa Tchiroma Bakary rivendica una "vittoria chiara" contro Paul Biya 

In attesa dei risultati ufficiali, Issa Tchiroma promette di pubblicare un rapporto dettagliato per regione a sostegno della sua pretesa di vittoria.

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Mentre i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali camerunesi di domenica sono attesi solo tra due settimane, l’ex ministro e candidato dell’opposizione Issa Tchiroma Bakary ha rivendicato la vittoria martedì 14 ottobre con un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook.

«La nostra vittoria è chiara. Deve essere rispettata», ha dichiarato Tchiroma, sfidando il presidente uscente Paul Biya, al potere da quarantatré anni. Ha quindi esortato il regime ad «accettare la verità delle urne» oppure a «trascinare il paese nel caos». «Il popolo ha scelto, e questa scelta deve essere rispettata», ha insistito, annunciando la pubblicazione di un rapporto dettagliato dei risultati per regione.

Proclamazione ufficiale da parte del Consiglio Costituzionale

Secondo la legge camerunese, è consentito rendere pubblici i verbali di ciascun seggio elettorale, ma è vietato proclamare i risultati prima dell’annuncio ufficiale del Consiglio costituzionale. «Questa è la linea rossa da non oltrepassare», ha ricordato il ministro dell’Amministrazione territoriale, Paul Atanga Nji, durante una conferenza stampa domenica sera.

Le autorità non hanno ancora comunicato il tasso di partecipazione né la data precisa della proclamazione, che dovrà comunque avvenire entro il 26 ottobre. Crescono intanto i timori di brogli a favore di Paul Biya, 92 anni, rieletto con oltre il 70% dei voti per più di due decenni.

Nel 2018, in occasione dell’ultima presidenziale, Maurice Kamto – arrivato secondo e la cui candidatura è stata respinta quest’anno – si era proclamato vincitore il giorno dopo il voto. Era poi stato arrestato e i raduni dei suoi sostenitori dispersi con lacrimogeni e cannoni ad acqua. Decine di manifestanti erano stati arrestati e alcuni si trovano ancora in prigione.

 

 

sabato 11 ottobre 2025

INTESA ISRAELE - HAMAS: POSITIVITA' E CRITICITA'

 E' sicuramente una bella notizia l'annuncio di una tregua tra Israele e Hamas da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump; bisogna però precisare anzitutto che non è stato siglato un accordo di pace vero e proprio, bensì solo una tregua. occorre poi aggiungere che la tregua è già stata violata da Israele, che vuol mantenere il controllo di alcune zone strategiche della Striscia di Gaza. Il rilascio degli ostaggi dovrà avvenire domani, domenica 12 (sono circa 2000 gli ostaggi palestinesi detenuti e torturati nelle carceri israeliani, contro 20 ostaggi israeliani). Il ministro Smitrich si è dichiarato contrario alla firma degli accrodi di pace, così come anche Ben Gvir, che ha detto che non possono essere rilasciati degli assassini (come se loro fossero agnellini mansueti). Staremo a vedere:

Ciò che lascia più basiti in tutta questa vicenda è la faccia di tolla del governo italiano: da Giorgia Meloni che si attribuisce il merito di aver contribuito al processo di pace, ad Antonio Tajani, che non ha mosso un dito per proteggere gli italiani arrestati illegalmente in acque internazionali, fino ad arrivare al coro che inneggia al Nobel per la pace per Donald Trump, che risulta quantomeno imbarazzante, da parte dei rappresentanti di uno Stato che dovrebbe essere sovrano. la totale sudditanza al potere anglo-americano (e quindi israeliano) del nostro governo è indice di una assoluta mancanza di coerenza rispetto ai principi che avrebbe dovuto seguire e risulta ridicola, soprattutto quando si afferma che l'apporto dell'Italia ha avuto una qualche rilevanza. 

Di sotto l'intervista ad Orsi rilasciata su Visione TV

https://youtu.be/7wRbQCtPx6w?si=Crd5zS4x5jj6kYAP 

mercoledì 8 ottobre 2025

ERA ORA

 Giorgia Meloni è stata denunciata alla Corte Penale Internazionale per concorso nel genocidio palestinese. Insieme a lei sono stati denunciati il ministro degli esteri Antonio Tajani, il ministro della difesa Guido Crosetto e l'anninistratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani.

I mezzi di comunicazione nostrano di affannano a dire che la Corte Penale Internazionale non conta niente, perché vi aderiscono "solo" 122 Stati, invece dei 193 dell'ONU e non ne fanno parte gli Stati Uniti d'America, la Russia, la Cina e Israele (guarda caso!).  I media puntualizzano poi che Netanyahu ha, sì, un mandato di cattura internazionale, ma non è mai stato ufficialmente incriminato per genocidio.

 E' strabiliante il tentativo di giustificare in tutti i modi l'operato di Israele, da parte della maggior parte dei giornalisti italiani. I vari Capezzone, Porro, Giordano, Sallusti, Sechi, che penosamente cercano di portare avanti la narrazione israeliana, dovrebbero forse chiedersi che cosa vuol dire fare il giornalisti.

Comunque Italia fa parte della Corte Penale Internazionale e questo esposto farà iniziare delle indagini al riguardo. Tra i firmatari, una cinquantina di intellettuali, avvocati, giornalisti, Alessandro Di Battista e Moni Ovadia. Circa 35.000 persone hanno manifestato il loro appoggio all'iniziativa.

Molto opportuno, io trovo, coinvolgere anche Guido Crosetto, che fu consulente della Leonardo per diversi anni, guadagnando la somma di un milione e ottocentomila euro, e Roberto Cingolani, che è stato nominato da questo governo Meloni.. Ve lo ricordate quando era ministro della transizione econogica nel governo Draghi? Quando disse, soprappensiero, "E pensare che la Terra è stata programmata per tre miliardi di persone"?

 

martedì 30 settembre 2025

IL RED LINE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL DI ANTONIO SPANO'

 




Abbiamo intervistato Antonio Spano’, regista cinematografico e ispiratore del Red Line International Film festival, una manifestazione che si svolge da due anni in Toscana, in provincia di Siena, con la partecipazione di molti operatori esteri.  

 

Ci potresti raccontare brevemente la storia di questo festival cinematografico?

 

Il festival internazionale di cinema indipendente Red Line International Film festival è nato nel 2024. La scelta è ricaduta su Montalcino, città conosciuta in tutto il mondo per la bellezza del suo territorio e il suo vino unico al mondo.

Ma non solo di materia vive l'uomo ed è per questo che abbiamo deciso di fondare un festival di cinema che portasse film di alta qualità in un borgo che non ha più un cinema aperto.

L'obiettivo è quello di fornire un luogo di incontro fisico tra le persone, con opportunità di scambio tra i registi e gli spettatori. Viviamo sempre di più in una società che rifugge e cerca di ostacolare lo scambio di opinioni tra le persone. Noi pensiamo invece che il fine ultimo del cinema sia quello di condividere storie e punti di vista. E' un dialogo, quello tra regista e spettatore, che si perpetua fin dalla nascita della settima arte.

 

Quali sono le dimensioni di questo festival?

 

Il Red Line Film Festival ha avuto 33 film in concorso, 4 sezioni, 3 premi in denaro, 650 film iscritti alla seconda edizione, 22 paesi rappresentati, più di 800 spettatori.

La seconda edizione del Red Line International Film Festival, nel 2025, è stata un percorso intenso, fatto di incontri, di scoperte e, soprattutto, di cinema.

Il nostro obiettivo era chiaro: offrire uno spazio fisico nel quale produzioni indipendenti potessero avere il loro "spazio".

 

 

Quale, secondo te, dovrebbe essere il ruolo del cinema nella nostra società?

 

Io credo che il cinema, anche e soprattutto quello indipendente, debba continuare ad essere un linguaggio necessario per leggere il presente. Le pellicole che abbiamo visto ce lo hanno confermato. Le
sale si sono riempite di storie, di visioni, di sogni.
 Abbiamo riso, abbiamo riflettuto, ci siamo commossi. Abbiamo ascoltato voci nuove e riscoperto maestri, viaggiato tra culture, paesi e sensibilità diverse. Il cinema ha fatto ciò che sa fare meglio: ci ha uniti, mostrandoci il mondo con sguardi diversi.

 

Ringrazio di cuore i registi che hanno scelto di condividere con noi i propri lavori. È una responsabilità e un atto di fiducia che non diamo per scontati. Ringrazio le giurie per la cura e l’attenzione e tutto lo staff organizzativo, i volontari, i tecnici e chi lavora dietro le quinte con
passione e discrezione. Voglio ringraziare anche il pubblico, che ha risposto con partecipazione, dimostrando coinvolgimento e spirito critico.

 

Chiudiamo questa edizione con la consapevolezza che il cinema indipendente non cerca scorciatoie. Chiede tempo, sguardo, ascolto. E trova forza proprio in questo. E noi saremo qui per nutrire quella forza. Perché il cinema ha senso solo se continua a vivere dentro di noi, ogni
giorno.

 

La prossima edizione si terrà dal 10 al 14 giugno 2026 e promettiamo tante sorprese.

 

 Due parole su Antonio Spano’

 

Nasce a Milano nel 1985; diventa regista e direttore della fotografia. Ha realizzato il suo primo documentario “Our Sky, our Land” nel 2009 in Irak, sulla questione curda, il problema del loro Stato e il genocidio compiuto da Saddam Hussein. “Our sky our land” fu selezionato in numerosi festival e ottenne il prestigioso premio “Unicef per la Pace – 2010”. In seguito Spano’ realizzò “The Silent Chaos” (2013), film selezionato in 70 festival tra i quali i David di Donatello 2013.

I suoi progetti successivi Animal Park (2014) e Inner Me (2016) sono stati selezionati in più di 240 festival internazionali e distribuiti in esclusiva a livello mondiale da Journeyman Pictures. Sono i documentari italiani più premiati (negli anni di riferimento, fonte cinemaitaliano.it). I suoi documentari sono stati distribuiti in numerosi paesi del mondo.

Il suo ultimo lungometraggio “Amuka” è girato in Nord Kivu, Sud Kivu, Masisi e Congo-Central nella Repubblica Democratica del Congo. Il film è un lungometraggio co-prodotto da Popiul e dalla televisione pubblica del Belgio RTBF, ricevendo il sostegno dal Ministero della Cultura del Belgio. 

Ha realizzato documentari e reportage per MTV e RAI in location come Libia, Haiti e Afghanistan. Come operatore di macchina ha collaborato con produzioni internazionali tra le quali per il film The Palio di Cosima Spender disponibile su Netflix.

Nel 2026 uscirà il suo primo cortometraggio di finzione “Come Zucchero dal Cielo” co-diretto insieme a Niccolò Lorini.


IL GENOCIDIO DEI CRISTIANI NEL MONDO DI OGGI

  Non esiste, nel mondo di oggi, una religione che sia più osteggiata del cristianesimo: si calcola che oltre 380 milioni di cristiani siano...