mercoledì 9 luglio 2025

AVETE TUTTI RAGIONE

“Per capire l’uomo e i suoi bisogni, per conoscerlo in ciò che ha di essenziale, non bisogna opporre gli uni agli altri gli assiomi delle vostre verità.

Sì, avete ragione. Avete tutti ragione. La logica dimostra ogni cosa. Ha ragione persino colui che vuol far ricadere sui gobbi la responsabilità di tutte le sventure del mondo. Se dichiareremo guerra ai gobbi, impareremo presto ad esaltarci. Trarremo vendetta dei crimini dei gobbi. E certo, anche i gobbi commettono dei crimini.

Per cercare di far venir fuori questo essenziale, bisogna dimenticare per un istante le divisioni, che, se si ammettono, si trascinano dietro tutto un Corano di verità incrollabili, col fanatismo che ne deriva.

Si possono allineare gli uomini in uomini di destra e uomini di sinistra, in gobbi e non gobbi, in fascisti e democratici, e son tutte distinzioni inattaccabili. Ma la verità, sapete bene, sta in ciò che semplifica il mondo e non in ciò che crea il caos. E’ verità una lingua che rivela l’universale.

Newton non ha scoperto una legge rimasta a lungo celata come la soluzione di un rebus. Newton ha compiuto un’operazione creatrice. Ha fondato una lingua d’uomo che potesse esprimere al tempo stesso la caduta della mela in un posto o l’ascesa del sole.

La verità, non è ciò che si può dimostrare. È ciò che contribuisce a semplificare.

A che serve, discutere le ideologie? Se tutte possono venire dimostrate, tutte, d’altra parte, si contrappongono, e simili discussioni inducono a disperare della salvezza dell’uomo. E invece, ovunque intorno a noi, l’uomo espone i medesimi bisogni.

Vogliamo essere liberati. Colui che dà un colpo di piccone vuol sapere se il suo colpo di piccone ha un senso. E il colpo di piccone dell’ergastolano, che umilia l’ergastolano, non è affatto lo stesso colpo di piccone del cercatore di miniere, che fa più grande il cercatore di miniere.

L’ergastolo non sa dove si danno colpi di piccone. L’orrore materiale non esiste. L’ergastolo sa dove vengono dati colpi di piccone che non hanno alcun senso, che non ricollegano colui che li dà alla comunità degli uomini.

E noi vogliamo evadere dall’ergastolo”.

A. De Saint Exupéry, “Terre des hommes”, Garzanti, 1974, pp. 179-180

sabato 5 luglio 2025

NASCE AI.GOV: LA DERIVA TRUMP VERSO IL "GOVERNO ALGORITMICO"


Nel silenzio dei media mainstream, l’amministrazione Trump lancia AI.gov, sistema centralizzato d’intelligenza artificiale applicato alla governance pubblica.

Accade proprio oggi, 4 luglio, data fortemente simbolica (il giorno dell’Indipendenza) per un progetto che, secondo molti osservatori critici, rappresenterebbe l’inizio ufficiale della tecnocrazia digitale e la plausibile tomba delle garanzie costituzionali .

COSA PREVEDE CONCRETAMENTE?
L’architettura poggia su una struttura tripartita:

1. Chatbot AI per sostituire l’intervento umano in decisioni burocratiche e amministrative;

2. Un framework API unificato, che collega l’intero ecosistema federale alle AI commerciali di OpenAI, Google, Anthropic, Meta e Amazon;

3. Una dashboard centrale (CONSOLE) per monitorare in tempo reale tutte le interazioni tra dipendenti pubblici e modelli AI, con capacità di audit e tracciamento permanente.

Il sistema sarà ospitato su infrastrutture cloud Amazon (AWS Bedrock) e FedRAMP. Verranno utilizzati anche modelli non certificati (come Cohere), sollevando dubbi su privacy, cybersecurity e accesso ai dati governativi da parte di soggetti privati (figurati…).

CHI GUIDA TUTTO CIÒ?
Il progetto è affidato a THOMAS SHEDD, ex Tesla e ora a capo della Technology Transformation Services (GSA). Non eletto da nessuno, non responsabile di fronte al popolo, ma con il potere di riscrivere il modo in cui il governo interagisce con i cittadini.

PERCHÉ È PERICOLOSO?
AI.gov è il prototipo di una nuova forma di dominio: una governance algoritmica automatizzata, priva di trasparenza e imputabilità. Un sistema che non ha bisogno di consenso democratico e che quindi governerà a prescindere dall’orientamento delle amministrazioni.
Stiamo assistendo a un cambio di paradigma silenzioso: dalla sovranità popolare alla “efficienza” tecnocratica.
La deriva verso il governo algoritmico non è figlia di un uomo o di un partito, ma di una visione condivisa dall’intero establishment USA.

Nessun colpo di stato. Solo qualche riga di codice…

AI BLESS AMERICA!😎

👉👉 @roccocantautore

sabato 28 giugno 2025

"NORMA" ALLA SCALA DOPO 48 ANNI

Ieri sono andato, con il Maestro Elvis Zini, alla prima di "Norma" alla Scala. Il capolavoro di Vincenzo Bellini non veniva rappresentato , nel Teatro Lirico più famoso nel mondo, dal 1977, quando lo diresse Gianandrea Gavazzeni. 

Ho chiesto al Maestro Zini di scrivere una recensione, che mi ha autorizzato a pubblicare. È molto "da esperto"; io glisserei sulle "intemperanze" dei loggionisti, che hanno rivolto un "buu" a Marina Rebeka (Norma), diversi a Freddie De Tommaso (Pollione) e hanno sommerso il regista di versi di disapprovazione. È stato contestato anche il direttore Fabio Luisi, a nostro parere immeritatamente. Noi abbiamo invece applaudito molto il fantastico coro e la commovente Berzhaskaya (Adalgisa).

Ma ecco la recensione.

"Il 27 giugno 2025 è andata di scena sulle assi del Piermarini la Norma di V. Bellini, celeberrimo titolo che non si sentiva al Teatro alla Scala da 48 anni.

La regia è affidata a Oliver Py, che si è regista ma principalmente cinematografico. Infatti è evidente il suo forzato desiderio di narrare in maniera forse troppo didascalica la vicenda tragica di Norma dilaniata tra il dovere sacerdotale e la sua bruciante passione per Pollione. Non si sa bene perché l'ambientazione stessa è traslata ai tempi del Risorgimento Italiano dove quindi i Druidi diventano il popolo italiano oppresso e i romani diventano gli invasori austriaci.

Ciò nonostante bisogna dar plauso ai bravissimi danzatori e mimi in scena che si sono trovati gioco forza ad invadere la scena o a fare da sfondo con coreografie di Ivo Bauchiero comunque ben congeniali.

La scenografia e i costumi di Pierre-André Weitz portano molti cliché tra i quali il metateatro in cui la Scala stessa diventa spettatrice del dramma belliniano , altresì i colori dominanti diventano il nero luttuoso che rappresenterebbe Norma, il bianco casto e puro di Adalgisa e lo ieratico oro.
Le luci di Bertrand Killy avvolgono bene la scena e rendono bene la freddezza di Pollione in contrasto con il calore,  anche materno,  di Norma.

Passando al cast, Marina Rebecka che interpreta Norma non brilla né in interpretazione né vocalmente,  canta tutto correttamente e ha una tecnica solida,  ma manca appunto quel fuoco tipico del personaggio. Anche il Pollione di Freddie De Tommaso ahimè risulta opaco e sempre al limite dello sforzo, venendo più volte fagocitato da orchestra , coro e solisti.
Eccellente prova esecutiva invece per Vasilisa Berzhanskaja che porta in scena un'Adalgisa intensa, emozionante ed emozionata e con una solidità vocale impressionante sia nel volume che nei filati setosi. Stentoreo e bronzeo il padre di Norma, Oroveso, interpretato dal celebre Michele Pertusi. Inaspettato quanto gradito il Flaviano di Paolo Antognetti, voce pulita e potente con una buona lama. 
Precisa e puntuale anche la Clotilde di Laura Lolita Preŝivana a cui si perdona un poco di emozione dato il debutto nel ruolo datole dall' Accademia Teatro alla Scala. 

Compattissimo e coinvolgente il coro diretto da Alberto Malazzi che lo prepara egregiamente. Verrebbe quasi da dire che buona parte della riuscita dello spettacolo sia da imputare al meraviglioso coro.

Alla bacchetta troviamo Fabio Luisi in splendida forma che conduce con passione  e padronanza impeccabile l'orchestra che lo segue in maniera perfetta.  Forse stacchi di tempo un po lenti rispetto alla tradizione ma era da tempo che non si sentiva l'orchestra della Scala così complice con il cast e il coro. 
In generale un ottima orchestra , un ancor più ottimo coro e V. Berzhanskaja che rifulge più della protagonista! 
Probabilmente se era da 48 anni che non si eseguiva il capolavoro del cigno di Catania un motivo c'era. 
Voto:  70/100"

Elvis Zini

Giovane direttore d'orchestra (28 anni), diplomato alla Civica Scuola di Musica "Claudio Abbado", Fondazione Milano; collabora con diversi Teatri ed ha al suo attivo Traviata, Cavalleria Rusticana e Pagliacci al Teatro Lirico di Magenta e un'altra Traviata con la Fondazione Piero Cappuccilli al teatro Bonoris di Montichiari (BS).

mercoledì 25 giugno 2025

SCOMODO, MA VERO

 


Ieri sera, 24 giugno 2025, sono andato ad un incontro sul “fine vita”, che si è tenuto al Centro Culturale “Rosetum” di via Pisanello, a Milano. Il titolo dell’evento era molto attraente: “Libertà o abbandono? Il grande inganno del suicidio assistito” e i relatori si prospettavano degni di essere ascoltati. Ha coordinato gli interventi Francesco Borgonovo, vice-direttore de “La Verità”, che ha parlato del rischio attuale di vedere i giovani “educati” dai mezzi di comunicazione di massa invece che da realtà che propongono positivamente la vita.

Antonio Brandi, Presidente di “Pro vita e famiglia”, ha insistito perché fosse proiettato un brevissimo “spot” dei radicali, vero e proprio messaggio pubblicitario, che chiedeva di “farsi avanti” per una sorta di “sperimentazione” della decisione di voler morire.

Borgonovo, a partire da questo, ha fatto molti riferimenti, cercando di buttarla sullo scherzo, ai radicali, a Marco Cappato, a quelli che vogliono andare in Svizzera per farla finita perché in Italia non è ancora permesso. Ha anche aggiunto che per lo Stato è molto più comodo ed economico aiutare a morire le persone gravemente ammalate piuttosto che cercare di curarle: una dose letale può costare anche solo due euro, mentre per le cure ne vengono impiegate migliaia. L’Italia poi è speciale per far sì che ai malati non siano seguiti come dovrebbero; sembra che solo tre su dieci malati terminali abbiano accesso alle cure necessarie. Solo solamente 14 i Paesi che hanno una legislazione sul fine-vita, e sono le Nazioni più ricche e consumistiche del globo. Canada, Belgio, Paesi Bassi, etc… Se l’Italia decidesse di approvare una legge sull’eutanasia sarebbe il 15° Stato a farlo; teniamo presente che nel mondo ci sono 196 Paesi che aderiscono all’ONU: questa è una problematica che non è per niente sentita in Asia, in Africa o in America Latina.

Poi ha dato la parola a Riccardo Cascioli, direttore de “La nuova bussola quotidiana”, che ha sottolineato come la tendenza del governo di centro-destra, nella questione del “fine-vita”, è quella di “agire prima della sinistra”, proponendo un disegno di legge incentrato sulle “cure palliative”. Questo atteggiamento della destra ha radici lontane, ha sottolineato Cascioli, che si possono far risalire al divorzio e all’aborto. In tutti questi casi la destra ha cercato il “male minore” facendo delle proposte di legge che però nella sostanza hanno legittimato un comportamento sbagliato.  Se porre fine alla vita di una persona è comunque da evitare non dovrebbe nemmeno esserci una legge su tale argomento. Anzi, una legislazione c’è già, per esempio sull’omicidio del consenziente: e allora che bisogno c’è di una nuova legge? Inoltre Cascioli ha evidenziato come, di fatto, la magistratura in Italia già da alcuni decenni abbia assunto il ruolo che spetterebbe al Parlamento. In una parola, la Corte Costituzionale finisce per decidere ciò che dovrebbe essere stabilito invece da una legge delle Camere. Anche le sentenze della Cassazione vengono considerate come dei “criteri” cui il legislatore si deve obbligatoriamente attenere.

In seguito ha preso la parola Maria Rachele Ruiu, di “Pro vita”, che ha fatto un intervento partendo dalla sua esperienza personale. La Ruiu era malata di cancro e aveva due figli piccoli, uno di un anno e mezzo e uno di tre, che le davano una forte motivazione per affrontare la malattia. Lei ha detto che i medici avevano fatto di tutto per salvarla dal cancro: allora come mai non fare lo stesso per un disabile? Perché polizia, carabinieri e personale medico cercano di dissuadere un “normo-dotato” dal buttarsi dalla finestra e invece cercano di favorire la morte del disabile? Poi la Ruiu ha posto l’accento sulle “cure palliative”, che però non devono essere considerate come il "toccasana" della questione. Ha notato inoltre che ai giovani viene proposto un modello competitivo: uno vale perché riesce a far qualcosa, ad essere in un certo modo: questo genera spesso frustrazione e una mancanza di accettazione di sè, perché non si riesca ad ottenere l'obiettivo agognato. Invece ciascuno vale "di per sè", per il fatto che c'è, ed è "utile" a tutti in quanto esiste, non in quanto riesce a raggiungere determinati obiettivi fissati dalla società.

Ma l’apporto più interessante e significativo è arrivato da Emanuel Cosmin Stoica, che ha parlato dalla sua sedia a rotelle, in un microfono che gli porgeva una ragazza. Emanuel ha esordito dicendo di vivere a Torino e quindi di avere qualche vantaggio in questo senso. Poi ha messo l’accento sulla mentalità dominante: “Voi non immaginate quante persone, anche di una certa età, anche di cultura, mi dicono: < Se io fossi nelle tue condizioni non so se ce la farei a vivere >.  C’è una propensione alla rinuncia a lottare per vivere che è impressionante, ha sostenuto; chi sceglie la vita viene ostacolato in tutti i modi, mentre chi opta per la morte si trova la strada spianata. Aggiunge poi che le persone colpite da disabilità non vengono nemmeno interpellate, anche perché non possono manifestare, in quanto spesso non riescono neanche ad uscire di casa senza essere accompagnati e non trovano nessuno che lo faccia.  Ha detto che la cosa più difficile da accettare è di dover dipendere dagli altri per qualunque cosa, anche per pulirsi il sedere, e quindi ha ringraziato la ragazza che gli teneva il microfono, presentandola come “la mia futura moglie”. Ma ciò che più mi ha colpito è che alla fine del suo discorso Emanuel ha proposto il suo libro, dal titolo emblematico: “Scomodo, come la verità”.

L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERATIVA, LA NUOVA RIVOLUZIONE CULTURALE

 

L’Intelligenza artificiale (AI) è paragonata da qualche scienziato all’invenzione della Scrittura.

Credo sia importante comprendere il contesto informativo e culturale della realtà sorprendente che stiamo vivendo 

I sistemi software “tradizionali” sono Programmed Machine (PM) entità a comportamento programmato, sono sviluppati a partire dalla conoscenza di esperti, I quali scrivono specifiche, che devono essere sviluppate dai programmatori. Un esempio tipico è un programma paghe e contributi in cui l’esperto descrive come si applica la normativa di merito, il programmatore, conseguentemente, sviluppa un software eseguendo successioni predefinite di istruzioni. 

L’intelligenza Artificiale generativa (Learning Machine) invece è in grado di apprendere e di mettere in pratica quanto appreso. Le reti di neuroni artificiali sono diventate lo strumento per risolvere problemi complessi. Pertanto, i neuroni artificiali sono sottoposti ad addestramento, al fine di elaborare i dati che ricevono.

L’AI è oggi utilizzata nell’industria, anche in quella bellica (Leonardo), nella ricerca, nella sanità, nella cybersecurity

Cosa occorre per sviluppare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale?

1, I Computer quantici molto più potenti di quelli a sistema binario. Si pensi che Napoli, all’Università Federico II, ci sono in funzione 2 Computer quantici, il più potente con processore di 25 qubit (l’equivalente del bit dei computer binari), vi sono anche i Super computer di Leonardo, di gestire miliardi di operazioni al secondo fra i quali il Davinci-1;

2. l’energia.  I Computer quantistici sono energivori.

3. I semiconduttori per i chip, da qui l’importanza delle terre rare.

4. Il fattore umano:

-gli annotatori di dati che etichettano dati di varia natura (testi, audio, video) che saranno trasmessi ai computer.

- gli addestratori, che devono sviluppare la capacità di apprendimento dei neuroni artificiali,

- i programmatori,

5. I Data Center per l’archiviazione dei dati, che si stanno insediando nelle aree industriali dismesse.

 IL Sole 24 ORE in due interessanti articoli ha illustrato due importanti esperimenti di impiego dell’AI:

Articolo del 12 giugno 2025 “dalla Sala Operatoria al Pronto Soccorso l’AI entra al Policlinico di Milano

dal prossimo autunno l’utilizzo dell’AI sarà esteso dai referti di radiologia a molte altre attività come agli interventi di Chirurgia Generale e alla Prima Assistenza del Pronto Soccorso fino alla diagnosi di alcune malattie rare. Il programma prevede che alcuni medici addestrino gli algoritmi, così da ampliare la Base statistica e permettere all’AI di essere il più precisa ed efficace possibile

 

Articolo del 20 giugno 2025 “Intelligenza Artificiale trasforma la logistica”

L’utilizzo dell’AI nelle imprese che si occupano di logistica riduce i costi, valorizza i dipendenti potenziandone le capacità. È citato il magazzino intelligente di Amazon, nato dal connubio tra algoritmi e lavoratori. In questo caso gli Ingegneri hanno assunto il ruolo di addestratori dell’AI.

 

Io non essendo un indovino, non so che evoluzione avrà in futuro l’intelligenza artificiale se dirigerà le industrie o governerà direttamente Stati. Ritengo però che avrà un importante futuro nelle nostre vite.

Forse è meglio dedicare risorse allo sviluppo dei computer quantici piuttosto che investire miliardi in armi che molto probabilmente non serviranno a molto e finiranno ad arrugginire nel deposito di Centa (Vc)

  L’ Italia, sviluppando la ricerca con adeguati fondi, grazie alle sue risorse tecnologiche e umane, potrebbe essere far parte di un polo europeo di AI in competizione con la Cina e gli USA. Non dimentico, a questo proposito, che il Davinci -1 è il quarto computer più potente al mondo e uno dei nostri scienziati(Parisi) ha ricevuto il Nobel per la fisica.

  Forse sarebbe meglio dimenticare la frase di Vegezio “se vis pacem para bellum”

Visto che si parla molto di Enrico Mattei si potrebbe continuarne la politica, comprendendo le ragioni di tutte le Nazioni, senza alcuna demonizzazione    e stipulando accordi di reciproca convenienza con i Paesi Produttori di energia Russia e Iran compresi.

 

Giovanni Gibelli

domenica 22 giugno 2025

IL DISEDUCATORE PLANETARIO

 Gli Stati Uniti hanno insegnato a tutto il mondo una lezione definitiva, scolpita nella roccia della storia, irrevocabile.

Nel nuovo mondo coraggioso che essi stessi hanno portato alla luce esisteranno solo due tipi di soggetti: i servi di bottega e i detentori di ordigni nucleari.

Se una nazione vorrà essere uno stato sovrano, indipendente, non dovrà solo avere un esercito, che di per sé può essere in gran parte decorativo: dovrà presentarsi come una credibile minaccia nucleare.

Da oggi, con tanti saluti ai trattati di non proliferazione nucleare, varrà il "liberi tutti" e i decenni a venire saranno decenni di rinnovata corsa agli armamenti di tipo terminale (per lo più clandestina, perché se ti sottoponi ai controlli internazionali, poi basta un Raphael Grossi a molla qualunque e ti ritrovi bombardato).

L'evidente colpa dell'Iran non è stata di essere una minaccia eccessiva, ma di non esserlo a sufficienza.
La sua colpa non è stata di essere immorale, ma di aver ecceduto - per gli standard internazionali correnti - in scrupoli morali.

Questo vale anche sul piano interno, per inciso. Se l'Iran fosse stato il terribile, occhiuto stato di polizia che viene dipinto essere, non avrebbe avuto decine di scienziati e vertici militari che dormivano a casa, in famiglia, con indirizzi pubblicamente reperibili. Nessuna infiltrazione dell'Intelligence di questo livello sarebbe potuta avvenire nei paesi del vecchio blocco comunista, precisamente perché erano stati di polizia. La paranoia che spesso viene irrisa nei film hollywoodiani sull'ex patto di Varsavia era in effetti realismo, in una guerra che si sapeva giocata con avversari totalmente privi di remore.

E' estremamente spiacevole dirlo, ma il problema dell'Iran è stato di essersi fidato troppo, di aver avuto fiducia nelle trattative, di aver avuto fiducia nell'onorabilità dei suoi avversari, o almeno nel loro senso di preservazione, nell'altrui attaccamento alla vita.

Una volta di più gli USA si sono dimostrati per eccellenza il Diseducatore Planetario per eccellenza. (E, permettetemi la nota amara: l'americanizzazione della cultura, anche accademica, europea, è una brillante evidenza di questo imbarbarimento.)

Andrea Zhok

GUERRA "GIUSTA" ALL''IRAN?

 La retorica utilizzata dai giornali e dai politicanti nei confronti della Russia, già traballante dagli inizi, crolla definitivamente in Iran. Le lezioni sul diritto internazionale, le storielle sulla violazione della “sovranità” degli Stati, le definizioni di genocidio applicate a piacimento, le accuse alla Russia di “minaccia all’umanità” (e quindi la necessità di nuove sanzioni) per un drone volato troppo vicino ad una centrale nucleare, risultano ancora più assurde di fronte al silenzio o addirittura alle giustificazioni di pesanti bombardamenti mirati su siti nucleari condotti in nome della democrazia.

Coloro che impunemente usarono la bomba atomica facendo strage di civili oggi decidono chi può possedere questo tipo di armi e chi no, dimostrando teatralmente che in questo pianeta a valere non sono le regole stabilite dall’ONU, da trattati o convenzioni, quanto chi ha la bomba più “lunga”.

I focolai della guerra per l’esportazione della “democrazia” sono sempre più numerosi e ciò può essere estremamente pericoloso anche per noi, soprattutto se considerato l’approccio passivo del nostro Paese all’interno di questo scenario e l’intenzione di rimanere inginocchiati di fronte alla bandiera a stelle e strisce. Gli eventi in Medio Oriente, così come il conflitto in Ucraina, sono collegati in modo diretto anche con l’Italia. In questi giorni vengono registrate intense attività presso la base americana di Aviano, che torna di nuovo ad essere il baricentro delle rotte operative Usa in relazione alle manovre in supporto ad Israele. Allo stesso modo l’hub dell’aviazione USA di Sigonella, in Sicilia, dopo aver ricoperto per anni un ruolo di primo piano nelle operazioni di spionaggio delle coste della Crimea e del Mar Nero in favore di Kiev, oggi viene impiegato costantemente per le missioni dei velivoli spia americani Boeing P-8 “Poseidon” nello spazio aereo prossimo ad Israele, Libano e alla Striscia di Gaza.

Queste basi USA - e le numerose altre presenti in Italia - possono essere considerate un obiettivo legittimo da attaccare? Può l’Italia essere considerata complice? Quali norme internazionali (che valgano per tutti) valgono oggi?

✍️ RangeloniNews

AVETE TUTTI RAGIONE

“Per capire l’uomo e i suoi bisogni, per conoscerlo in ciò che ha di essenziale, non bisogna opporre gli uni agli altri gli assiomi delle vo...