venerdì 16 maggio 2025
venerdì 9 maggio 2025
VIVA IL PAPA, LA CHIESA E' VIVA
La prima considerazione che mi viene da fare subito dopo l'elezione del nuovo Papa è che, come al solito, i giornalisti, italiani e non, hanno "toppato" alla grande. Le previsioni che si concentravano su di un cardinale italiano come Piero Parolin o Matteo Zuppi sono state completamente disattese e francamente tra tutti i "papabili" non mi sembra di aver mai visto il nome di Robert Francis Prevost, che poi ha scelto il nome di Leone XIV.
Ma anche le varie "predizioni": il Papa sarà eletto al primo scrutinio" "si chiamerà Francesco II" et similia, sembravano più aspettative che non analisi della situazione; abbiamo assistito, come sempre, a "sparate" "caxxate in libertà", e non ad un esame serio della questione. E mai che tali giornalisti ammettano di aver "ciccato" clamorosamente: insistono nel sostenere che Parolin fosse il "gran favorito". Favorito da chi? Dai salotti dei benpensanti, forse: chi abbia un minimo di conoscenza della Chiesa cattolica sa che è molto difficile che venga eletto Papa il Segretario di Stato vaticano. Generalmente i Cardinali preferiscono un uomo di esperienza pastorale, perché deve guidare la Chiesa universale ed avere quindi una visione d'insieme della realtà ecclesiale.
E' stata saltata anche la contrapposizione "conservatori-progressisti" che tanto piace ai mezzi di comunicazione, in quanto è stato eletto un uomo che non può essere definito certo un conservatore ma nemmeno rientra nella categoria dei progressisti ad oltranza. Allora la grande stampa lo definisce "di centro", dovendo trovare a tutti i costi una classificazione politica.
Invece i Cardinali hanno operato una scelta diversa, non politica ma ecclesiale, dando il loro voto ad un Cardinale di fede, immerso nel solco della tradizione della Chiesa e nello stesso stesso tempo aperto al dialogo. Robert Francis Prevost si è presentato alla folla riunita in piazza san Pietro vestito da Papa, con il nome di Leone XIV, che ricorda soprattutto Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, della lotta al socialismo ma anche alla massoneria, il Papa che forse più di tutti ha favorito le missioni cattoliche nel mondo intero.
I Cardinali hanno eletto un uomo che non è "etichettabile" facilmente, che sfugge alle categorizzazioni dei grandi mezzi di comunicazione, che non è "riducibile" agli schemi dei giornalisti o degli (pseudo) intellettuali di turno.
Per iniziare poi ha scelto il saluto di Gesù risorto agli apostoli riuniti nel Cenacolo: "Pace a voi!", ricordando che Dio ci ama tutti incondizionatamente; perciò ha parlato molto di pace ma come conseguenza dell'amore che Dio ha per noi, per cui anche noi dobbiamo tendere all'unità con Dio e tra di noi. Peraltro il suo motto di vescovo è "In illo uno unum": "In colui che è uno siamo uno"; siamo una cosa sola perché siamo uniti a Lui.
Ha scelto di scrivere il discorso e di non parlare "a braccio" per pesare le parole, oggi così importanti per l'uomo che deve guidare la barca di Pietro; ha ringraziato il suo predecessore e ha parlato di ecologia e di dialogo, ma ha fatto riferimento anche alla sua storia personale di agostiniano e di missionario in Perù, facendo un breve intervento in spagnolo. Singolare che non abbia detto neanche una parola in inglese, la sua lingua materna: probabilmente perché parlava come vescovo di Roma e quindi ha utilizzato la lingua italiana.
I giornalisti lo definiscono "il primo Papa statunitense", in realtà è il meno statunitense dei Cardinali americani, essendo incardinato nella Conferenza episcopale peruviana e non in quella degli Stati Uniti d'America.
Ma ciò che più mi ha colpito è la sua fede, semplice e profonda: dalla fedeltà al carisma di sant'Agostino, alla passione per la missione in Perù, per finire con il ricordo della supplica della Madonna di Pompei e con la recita dell'Ave Maria con tutto il popolo romano.
Insomma, un ben regalo dello Spirito Santo.
venerdì 2 maggio 2025
CARA GIORGIA... O TRUMP O ZELENSKY.
Cara Giorgia… o Trump o Zelensky.
O la pace o la guerra. O l’Italia o Bruxelles. O la Patria o la Von der Leyen.
O Rizzo o Calenda!
Il mondo cambia.
Cambia rapidamente.
L’elezione di Trump ha portato un vento nuovo…
La disarticolazione del globalismo avanza senza sosta.
La vittoria della Russia e del fronte della resistenza all’occidente stanno facendo il resto.
Addirittura il popolo palestinese continua a lottare e a non mollare.
Anche in Italia tutti gli schemi sono saltati.
Il 25 aprile abbiamo visto nella stessa piazza bandiere rosse e quelle dell’Ucraina, bandiere “blu-stellate” dell’Unione europea e quelli che le bruciavano.
Bandiere palestinesi sfilare con quelle israeliane.
Insomma il corto circuito globalista è arrivato anche a casa nostra.
Se a sinistra stanno messi male, anche a destra ormai è derby tra chi tifa per Putin e chi per Zelensky ed il battaglione Azov.
Da tempo diciamo che la Meloni è ad una svolta.
Può essere ricordata come la più grande traditrice del popolo italiano, oppure come la più importante patriota.
Purtroppo Giorgia sembra non essere ancora in grado di capire da quale parte del campo deve stare.
Se mettersi davvero con Trump, Orban, Fico, l’AfD ed i sovranisti… e se continuare a stare con la Von der Layen, Zelensky, Tagliani ed il Ppe.
Continua a giocare di rimessa… anche sul piano delle alleanze.
Se questo Esecutivo vuole rimanere nella storia non deve cercare Azione o renziani vari, ma tagliare con i “moderati” e costruire un fronte sovranista più ampio possibile.
Cara Giorgia… o Trump o Zelensky.
O la pace o la guerra. O l’Italia o Bruxelles. O la Patria o la Von der Leyen.
O Rizzo o Calenda!
Non è più tempo di compromessi o tentennamenti.
C’è una nuova storia da scrivere ed una rivoluzione mondiale in corso…
giovedì 1 maggio 2025
NON Mi HANNO LICENZIATO
(Ancora professore, per sempre studente)
1 Maggio 2025
Si vince, si perde, si lotta.
In questo primo Maggio sento che dobbiamo tornare a costruire lo strumento che ci consente di lottare insieme, una parola che significa "Giustizia Condivisa" ovvero il Sindacato.
Per la pace, per il diritto alla vita e per la vita del diritto.
Per i palestinesi e per gli ebrei perseguitati dal governo israeliano.
Per gli ucraini usati come carne da cannone dall'Unione Europea, dalla Gran Bretagna, dalle mafie finanziarie.
Per le vittime dell'obbligo, dell'obbedienza vaccinale e della defiScienza.
Per gli studenti imbavagliati e detenuti in scatole d'amianto.
Per l'acqua nelle acquasantiere.
Per i prigionieri della rete e per i prigionieri fuori dalla rete, da Alfredo Cospito a Gianni Alemanno.
Per i desaparecidos della psichiatria, come Nuzzo e Gianini.
Per i licenziati come Stefano Putzer.
Per i nostri Marco Di Bernardino e Felice Osio, a cui le aziende non riconoscono i diritti sindacali.
Per i ricattati come tutti, come noi tutti, nella società della sorveglianza e del ricatto globale.
È di ieri la notizia che continuerò ad essere professore.
A partire da Ottobre, la scuola ha chiesto nei miei confronti una serie di sanzioni esemplari, che potevano arrivare fino al licenziamento, motivandole con le nostre lotte sindacali, dal vaccino fino all'amianto e alla Palestina.
Il Sindacato FISI mi ha difeso, e non sono stato licenziato.
L'ultima frontiera è stata il ricorso alla psichiatria, domandando ai medici del lavoro se per le nostre lotte sindacali io fossi mentalmente idoneo all'insegnamento.
Gli psichiatri mi hanno spremuto lungamente e dolorosamente, dovendo infine riconoscere la mia sanità mentale.
Ma forse hanno sbagliato.
Forse occorre essere folli per continuare a lottare, costantemente sorvegliati e ricattati, e noi lo siamo, lo fummo e lo saremo, folli d'amore.
Uniamoci perché la strada è lunga, perché la strada non c'è, perché la strada siamo noi.
Professor Studente Davide Tutino Resistenza Radicale
Sindacato FISI
sabato 26 aprile 2025
FRANCESCO, IL MONDO E LA CHIESA
Il profluvio di esaltazioni riguardo a questo pontificato, che è sicuramente uno dei più problematici della storia della Chiesa, rende evidente una cosa sola: che Francesco era totalmente parte del “mondo", quasi una pedina comandata a bacchetta dal potere dominante. Fin dalla scelta del nome, che nessun Pontefice aveva mai osato prendere, si rivelò la sua totale ipocrisia rispetto al cristianesimo: san Francesco fece una rinuncia totale alle ricchezze per sposare “Madonna povertà”, mentre il suo omonimo sul soglio di Pietro mantenne inalterato ogni suo privilegio, anzi peggiorò la situazione, per esempio azzerando i contributi del Vaticano alle missioni cattoliche.
C’è da chiedersi come mai i mezzi di comunicazione non diano mai tali notizie,
ma la risposta è abbastanza scontata: perché quest’uomo ha detto e fatto ciò
che conveniva al “Nuovo ordine mondiale”.
Ma, a dire il vero, la sua condotta è sempre stata chiara, fin da quando, si presentò
dal balcone dicendo “buonasera”, invece di “sia lodato Gesù Cristo”, come hanno
sempre fatto tutti i Papi appena eletti. E la sua ostilità verso Nostro Signore
è sempre stata evidente: spesso i suoi discorsi omettono addirittura di
citarlo, come se fosse uno “stupido” (come è stato capace perfino di affermare).
Ciò che più gli stava a cuore era il richiamo al “dovere morale” di accogliere i “migranti” e l’apertura incondizionata alle altre religioni. Nello stesso tempo ha sempre mantenuto una ferocia nell’imporre la sua autorità all’interno della compagine ecclesiale. Questa direi che è una prova lampante della sua appartenenza al "mondo" e della sua assenza di criteri cristiani.
Adesso i mezzi di comunicazione
che vanno per la maggiore cercano in tutti i modi di presentarlo come un “salvatore”
dall’oscurantismo cattolico e non citano tutti gli atti e i documenti che hanno
messo in confusione moltissimi fedeli. Non citano mai soprattutto le numerose scomuniche
che ha inflitto a sacerdoti e vescovi che mettevano in dubbio la sua
legittimità. Il fautore dell’apertura lo era in maniera univoca, esclusivamente
verso l’esterno, ma verso i suoi sottoposti ha sempre applicato il pugno duro
del dittatore assoluto.
E’
veramente unica questa “papolatria” da parte del mondo laico verso quello che
avrebbe dovuto essere il Pontefice della Chiesa cattolica, ed è veramente
singolare questo accanimento verso tutti coloro che sostengono essere invalida
la sua elezione. Bisogna mettere a tacere chi fa determinate affermazioni che
potrebbero far crollare tutta la costruzione fittizia intorno a questo cosiddetto
ultimo Pontefice. Soprattutto bisogna omettere di dire alcune notizie, come per
esempio quella che da oltre due anni a Jorge Mario Bergoglio era impedito di
celebrare l’Eucarestia, perché non si trovava il suo certificato di diaconato. Ma
se non era diacono questo vuol dire che non era neanche sacerdote e quindi non
era nemmeno papa. Da ciò ne consegue che tutte le sue decisioni, comprese le
nomine dei cardinali, sono invalide. Questo comporterebbe un terremoto nell’attuale
Chiesa cattolica di tale gravità, che nessuno ha il coraggio di sollevare la
questione. Sarebbe invalido in partenza il Conclave che dovrebbe eleggere il
nuovo papa. E che dire della notizia che Bergoglio ha rifiutato di ricevere l’Estrema
Unzione? Qualcuno ha cercato di appurare se sia vera oppure no?
Si
potrebbe continuare all’infinito, citando atti e fatti di questi ultimi dodici
anni, ma a me interessa dire un’altra cosa: paradossalmente questo è un fatto
che conferma l’azione dello Spirito Santo. Infatti se dopo tanti anni di tentativi
di smantellamento della vera fede cattolica la Chiesa è ancora viva, questo è
un miracolo, anzi è il vero miracolo, come ci ricordava il nostro padre Dante. Il
vero miracolo, dato dall’azione di Dio, è che anche se vi sono Pastori indegni
la Chiesa vada avanti ugualmente. “Non praevalebunt”, le porte dell’inferno non
prevarranno sulla forza di Dio, presente nella comunità ecclesiale.
La
quale non ha come capo il papa, come talvolta si sente dire: il capo della
Chiesa è Gesù Cristo stesso, che l’ha fondata e si è reso presente carnalmente
nell’Eucarestia, con il Suo corpo e il Suo sangue.
E la
Chiesa è il Corpo di Cristo. Con buona pace di coloro che parlano solo di
questioni sociali, come se fosse un’organizzazione caritatevole.
prof. Pietro
Marinelli
venerdì 25 aprile 2025
SIAMO ALLO PSICOREATO
«Francesco l'antipapa», rimosso il Direttore della Giustizia Minorile delle Regioni Emilia Romagna e Marche Antonio Pappalardo
Siamo giunti al punto più liberticida, profetizzato da George Orwell: la punizione di un individuo colpevole di aver commesso uno psicoreato
Mentre guitti come Roberto Benigni al soldo della RAI cantano “la Costituzione più bella del mondo” (definita “la peggiore dei Paesi Occidentali” da Francesco Cossiga), ancora una volta – come già accaduto in tempi pandemici – la ratio legis di una norma costituzionale viene calpestata in danno di un cittadino italiano reo questa volta di avere commesso uno psicoreato. Il Dottor Antonio Pappalardo, direttore della Giustizia Minorile di Emilia Romagna e Marche, è stato rimosso dal suo incarico da parte del Ministero della Giustizia perché reo di avere esercitato il proprio sacrosanto diritto di pensarla come molti altri (ma non come il mainstream) su una questione estremamente complessa. L'articolo 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Non è un segreto che in molti aderiscano alla tesi secondo la quale Benedetto XVI non avrebbe inteso rinunziare al munus apostolico ma soltanto al ministerium. Esistono libri estremamente seri sul tema, scritti da studiosi che hanno approfondito la tematica e portato prove a sostegno della tesi esposta. Ciò nonostante, quando Antonio Pappalardo ha commentato sul canale Telegram Logos et Libertas che Bergoglio era l'antipapa e un usurpatore (e che per questo meritava una pena giusta), si è scatenato il finimondo, la lapidazione mediatica, le solite accuse infamanti (no-vax, contrario alle migrazioni, ai diritti Lgbtq+ e alle politiche dell’Ue e dell'OMS) e in men che non si dica il Ministero della Giustizia lo ha sollevato dall'incarico.
Lo psicoreato (thoughtcrime in lingua inglese, crimethink in neolingua) è la denominazione che George Orwell, nel suo romanzo 1984, dà al più pervasivo strumento repressivo delle istituzioni totalitarie. Commette uno psicoreato chiunque contrasti le teorie del Grande Fratello. Il Grande Fratello non tollera il dissenso. Non importa se la tesi sostenuta sia avvalorata da studi scientifici. Meno ancora importa se la tesi sostenuta sia oggettivamente e incontrovertibilmente vera: lo psicocriminale va punito.
Oggi è toccato al Dottor Antonio Pappalardo, domani potrebbe toccare ad Antonio Socci o ad Alessandro Barbero, rei di psicoreati.
Rischia molto il Professor Barbero, che in un video che circola (senza tagli o censure) paragona il nostro tempo agli anni immediatamente precedenti la Prima Guerra Mondiale e avverte che il riarmo nel Secolo scorso non portò a maggior sicurezza, ma direttamente alla guerra. In sintesi, il riarmo porta alla guerra, la guerra non è pace, e – checché ne pensino le Signore von der Leyen e Kallas – sarebbe il caso di considerare che la convivenza pacifica si fonda sul rispetto reciproco, non sulla deterrenza armata.
Io sono d'accordo al 100% col Dottor Antonio Pappalardo, ma anche se non lo fossi sarei pronto a difenderlo per affermare l'importanza nel diritto costituzionale dell'Art. 21.
Purtroppo, bastardi liberticidi ricoprono incarichi apicali e fanno della nostra Costituzione, dei nostri diritti fondamentali, carta straccia, perché temono il dissenso. E le pecore li venerano, in gregge credono a tutte le balle propinate per mantenerle docili, asservite.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d'Italia, 25 aprile 2025
martedì 15 aprile 2025
GRAN BRETAGNA E UNITA' D'ITALIA
Ha fatto molto scalpore la dichiarazione dell’attuale re d’Inghilterra, Carlo III, a proposito della formazione dell’Italia come Stato unitario. Il sovrano britannico, che notoriamente non brilla per intelligenza e neanche per tatto politico, ha tenuto un discorso mieloso e generico nell’aula di Montecitorio, davanti a quelli che evidentemente considerava uguali a propri sudditi.
Tra le banalità pronunciate egli ha candidamente ammesso che la Gran Bretagna sostenne la spedizione dei Mille, inviando due navi che scortarono Garibaldi nello sbarco in Sicilia. Non solo, ma ha esaltato Garibaldi, raccontando che 500.000 persone scesero a Londra per vederlo e che fu ideato un biscotto con il suo nome, massimo onore che possa attribuire il popolo britannico. E ha pure detto che Cavour e Mazzini trascorsero del tempo in Inghilterra. Poi ha citato la "Lombard Street" per dare il "contentino" per far capire la presenza dei banchieri italiani a Londra.
C’è da
rimanere basiti per la spudoratezza con la quale il sovrano del Regno Unito
tratta la storia e il popolo italiano. Ma ancor più c’è da rimanere perplessi dalla sottomissione
con la quale i politici italiani accettano tali affermazioni senza battere
ciglio, anzi battendo le mani.
Tanto per
cominciare, l’ingerenza della Gran Bretagna nelle faccende italiane, che sappiamo
da sempre, non si limitò al sostegno navale per la spedizione dei Mille.
Qualcuno infatti mi deve spiegare come l’eroe dei due mondi riuscì a conquistare, con un
manipolo arraffazzonato di un migliaio di uomini, il Regno delle Due Sicilie,
che aveva un esercito di 100.000 uomini. Ci sono molte cose che non quadrano e
il totale cedimento delle armate di tale Regno può essere avvenuto solo in modo
occulto rispetto a quanto racconta la vulgata dominante. E’ molto probabile che
i generali borbonici siano stati corrotti dal denaro o dall’oro che Garibaldi
aveva ricevuto dalla Gran Bretagna. E’ molto probabile che Mazzini e Cavour
appartenessero o fossero affiliati alla massoneria britannica.
Se questo
è vero è come dire che l’Italia unita fu una creazione di quella che Gabriele
D’Annunzio chiamava la “Perfida Albione”, che ha sempre avuto l'obiettivo di
demolire la sovranità degli Stati italiani e di creare
un’entità a sé dipendente.
Altro piccolo particolare, che riguarda il rapporto tra l'Isola britannica e la penisola italiana: Re Carlo III ha omesso di parlare di ciò che accadde verso la metà del Trecento. L'insolvenza della Gran Bretagna, finanziata dai Bardi e dai Peruzzi, che erano le banche più grandi d’Europa, ne provocò il fallimento. Le due banche toscane avevano finanziato le campagne di guerra britanniche e il mancato pagamento da parte dell'Inghilterra (si parla di un milione di fiorini, una cifra colossale per quei tempi) fu il fattore detonante per il crollo finanziario di tutto il sistema bancario di Firenze.
Questa crisi, che gli storici minimizzano
per non dare alla Gran Bretagna le sue reali responsabilità, fu la causa del
tramonto della floridezza economica della città di Firenze, che allora, con i
suoi trecentomila abitanti, era la città più grande e più ricca d’Europa.
Ma questi
sono i due fatti storici lontani più eclatanti. Ce ne sarebbero molti altri.
Come non ricordare, tanto per fare un esempio, in tempi a noi più vicini, il
comportamento che la corona britannica ebbe nel 1992, quando la regina Elisabetta
II invitò sul panfilo “Britannia” politici e industriali italiani? E dove fu
deciso lo smantellamento del sistema delle partecipazioni statali italiane, dalle
controllate IRI all’ENI, la Finmeccanica e quant’altro, che erano
efficientissime e avevano prodotto il miracolo economico italiano?
E vi ricordate
chi tenne il discorso inaugurale su quel panfilo, sul quale c’erano Ciampi,
Andreatta e compagnia bella, ma anche Beppe Grillo ed Emma Bonino?
L’allora
ministro del tesoro Mario Draghi.
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