Ieri sono andato, con il Maestro Elvis Zini, alla prima di "Norma" alla Scala. Il capolavoro di Vincenzo Bellini non veniva rappresentato , nel Teatro Lirico più famoso nel mondo, dal 1977, quando lo diresse Gianandrea Gavazzeni.
Ho chiesto al Maestro Zini di scrivere una recensione, che mi ha autorizzato a pubblicare. È molto "da esperto"; io glisserei sulle "intemperanze" dei loggionisti, che hanno rivolto un "buu" a Marina Rebeka (Norma), diversi a Freddie De Tommaso (Pollione) e hanno sommerso il regista di versi di disapprovazione. È stato contestato anche il direttore Fabio Luisi, a nostro parere immeritatamente. Noi abbiamo invece applaudito molto il fantastico coro e la commovente Berzhaskaya (Adalgisa).
Ma ecco la recensione.
"Il 27 giugno 2025 è andata di scena sulle assi del Piermarini la Norma di V. Bellini, celeberrimo titolo che non si sentiva al Teatro alla Scala da 48 anni.
La regia è affidata a Oliver Py, che si è regista ma principalmente cinematografico. Infatti è evidente il suo forzato desiderio di narrare in maniera forse troppo didascalica la vicenda tragica di Norma dilaniata tra il dovere sacerdotale e la sua bruciante passione per Pollione. Non si sa bene perché l'ambientazione stessa è traslata ai tempi del Risorgimento Italiano dove quindi i Druidi diventano il popolo italiano oppresso e i romani diventano gli invasori austriaci.
Ciò nonostante bisogna dar plauso ai bravissimi danzatori e mimi in scena che si sono trovati gioco forza ad invadere la scena o a fare da sfondo con coreografie di Ivo Bauchiero comunque ben congeniali.
La scenografia e i costumi di Pierre-André Weitz portano molti cliché tra i quali il metateatro in cui la Scala stessa diventa spettatrice del dramma belliniano , altresì i colori dominanti diventano il nero luttuoso che rappresenterebbe Norma, il bianco casto e puro di Adalgisa e lo ieratico oro.
Le luci di Bertrand Killy avvolgono bene la scena e rendono bene la freddezza di Pollione in contrasto con il calore, anche materno, di Norma.
Passando al cast, Marina Rebecka che interpreta Norma non brilla né in interpretazione né vocalmente, canta tutto correttamente e ha una tecnica solida, ma manca appunto quel fuoco tipico del personaggio. Anche il Pollione di Freddie De Tommaso ahimè risulta opaco e sempre al limite dello sforzo, venendo più volte fagocitato da orchestra , coro e solisti.
Eccellente prova esecutiva invece per Vasilisa Berzhanskaja che porta in scena un'Adalgisa intensa, emozionante ed emozionata e con una solidità vocale impressionante sia nel volume che nei filati setosi. Stentoreo e bronzeo il padre di Norma, Oroveso, interpretato dal celebre Michele Pertusi. Inaspettato quanto gradito il Flaviano di Paolo Antognetti, voce pulita e potente con una buona lama.
Precisa e puntuale anche la Clotilde di Laura Lolita Preŝivana a cui si perdona un poco di emozione dato il debutto nel ruolo datole dall' Accademia Teatro alla Scala.
Compattissimo e coinvolgente il coro diretto da Alberto Malazzi che lo prepara egregiamente. Verrebbe quasi da dire che buona parte della riuscita dello spettacolo sia da imputare al meraviglioso coro.
Alla bacchetta troviamo Fabio Luisi in splendida forma che conduce con passione e padronanza impeccabile l'orchestra che lo segue in maniera perfetta. Forse stacchi di tempo un po lenti rispetto alla tradizione ma era da tempo che non si sentiva l'orchestra della Scala così complice con il cast e il coro.
In generale un ottima orchestra , un ancor più ottimo coro e V. Berzhanskaja che rifulge più della protagonista!
Probabilmente se era da 48 anni che non si eseguiva il capolavoro del cigno di Catania un motivo c'era.
Voto: 70/100"
Elvis Zini
Giovane direttore d'orchestra (28 anni), diplomato alla Civica Scuola di Musica "Claudio Abbado", Fondazione Milano; collabora con diversi Teatri ed ha al suo attivo Traviata, Cavalleria Rusticana e Pagliacci al Teatro Lirico di Magenta e un'altra Traviata con la Fondazione Piero Cappuccilli al teatro Bonoris di Montichiari (BS).
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