Generalmente non
parlo delle questioni interne alla Chiesa cattolica, perché credo che essa non
debba essere il “luogo del pettegolezzo”. Questa frase la disse il professore che mi
suscitò l’interesse per il cristianesimo, proponendomi un’esperienza che rispondeva
alle mie domande sul senso della vita.
Ed è una frase che tengo sempre presente, soprattutto adesso, che
chiunque si sente in grado di dare giudizi “ultimativi” sulla situazione in cui
versa il popolo di Dio e soprattutto sui suoi pastori.
Siamo però in un
frangente molto pericoloso, in quanto coloro che dovrebbero condurre il gregge
dei fedeli appaiono notevolmente confusi. Sembra che la loro preoccupazione sia
più quella di “piacere alla gente” dicendo ciò che vuole sentirsi dire,
piuttosto che di richiamarla alla verità delle cose.
Tanto per essere
chiari, non mi sembra di aver sentito alcun pronunciamento contro la farsa
blasfema dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi né da parte di Papa
Francesco né tantomeno da parte del Cardinal Zuppi. Il quale invece si è
lanciato ultimamente in una serie di affermazioni “queer”, al Giffoni film
festival, che lasciano alquanto perplessi.
Nella Chiesa ci
“devono” stare tutti? Semmai nella Chiesa ci “possono” stare tutti, non che per
forza facciano parte della Chiesa tutte le persone. La Chiesa ha sempre
accettato e rispettato le persone, mentre ha sempre stigmatizzato le ideologie-
Diceva Chesterton (già, mai chi era costui di fronte ai “maitre a penser” di
oggi?) che il mondo attuale rispetta tollera tute le idee e ammazza le persone,
mentre si dovrebbe tollerare tutte le persone e ammazzare le idee. Perché non
sono le persone ad esser sbagliate, bensì le scelte ideologiche e questa delle
idee queer è una ideologia bella e buona (o meglio, né bella né buona).
Nella Chiesa ci
“devono” stare tutti? Anche gli atei? Anche gli eretici? Oddio, se dovessimo
escludere queste categorie non so quanti vescovi e cardinali rimarrebbero,
compreso il Papa. Ma insomma, anche
quelli che coscientemente vanno contro la volontà di Dio e affermano una
propria morale?
A questo punto
vorrei rivolgere una domanda al cardinal Zuppi: “Eminenza reverendissima, che
cos’è la Chiesa? E’un coacervo di individui ciascuno dei quali pensa e agisce
come gli pare? Tanto l’importante è “volersi bene”? Anzi, per voler bene non è
neanche necessario credere in Dio?”
Non mi azzardo a
citare Gesù Cristo, che come al solito non viene nemmeno nominato (evidentemente
non è opportuno essere “divisivi”, creando imbarazzo nel “mondo queer”).
Talvolta ho
l’impressione che queste alte gerarchie della Chiesa cattolica abbiano bisogno
di riprendere in mano i fondamenti della fede e l’essenza del cristianesimo.
Infatti, se uno cita come “auctoritas”, la grande intellettuale “queer” della
quale scandisce nome e cognome, forse dovrebbe cominciare a chiedersi chi è e
quale ruolo riveste.
E magari
rileggere (o, meglio, leggere per la prima volta) quei vetusti autori che hanno
scritto bazzecole ormai del tutto superate dai tempi, come Agostino e Tommaso
d’Aquino, giusto per fare due nomi a caso.
Concludo citando
il nostro grande padre Dante (mi scusino gli eccelsi intellettuali alla moda),
il quale sosteneva, come è nella tradizione cristiana, che il più grande
miracolo è che la Chiesa esista ancora dopo tanti anni. Chi crede infatti in
Osiride, oggi? O in Zarathustra? O (ops) in Dioniso?
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