Abbiamo intervistato un ragazzo curdo-siriano, in Italia da
sempre, che però ha seguito con attenzione le vicende del suo popolo da molti
anni. Gli abbiamo rivolto alcune domande:
Potresti
dirci brevemente dove vive ora il popolo curdo?
Il popolo curdo, ad oggi, vive ancora prevalentemente nelle zone
in cui hanno sempre vissuto, nonostante una cospicua parte di loro abbia subito
una diaspora dall’inizio della guerra civile siriana e dalle guerre interne
all’Iraq soprattutto a seguito delle persecuzioni e degli scontri diretti con
l’Isis. I curdi sono la maggioranza degli abitanti nel sud-est della Turchia,
nel Nord-est della Siria, nel Nord dell’Iraq e nell’Ovest dell’Iran. Si stima
ci siano inoltre circa 2 milioni di curdi in Europa, prevalentemente in
Germania.
Che
cosa pensa dell’attuale classe dirigente in Siria e quali aspettative ha la
gente curda nei suoi confronti?
Non nutro buone opinioni verso l’attuale classe dirigente
siriana; sin da subito hanno messo in chiaro che in Siria non ci sarà alcuna
regione autonoma curda, né tantomeno un’indipendenza territoriale. Finora non
ci sono stati episodi di scontri o persecuzioni dirette nei confronti dei
curdi, ma vedere cosa hanno fatto agli alawiti e ai drusi lascia poche speranze
per qualsiasi minoranza in Siria. Oggi sono loro, domani forse saremo
noi.
Quali
tentativi di costituire uno Stato per i curdi sono adesso in atto?
Storicamente la sola lotta armata ha avuto pochi risultati, per
questo ad oggi l’unica forza curda attualmente autonoma ed indipendente, i
Peshmerga nel Kurdistan Iracheno, devono il loro successo principalmente a
sforzi diplomatici e alleanze strategiche attuate durante i periodi di
instabilità politica e militare. Dobbiamo tutto agli americani, che a conti
fatti ci hanno salvato da un genocidio che Saddam Hussein stava attuando, e
alla lungimiranza della classe politica curda irachena. Auguro lo stesso
spirito anche alle altre forze curde impegnate in Siria e soprattutto in
Turchia, che a conti fatti hanno danneggiato la nostra causa portandoci solo
accuse di terrorismo.
Che
giudizio dai sulla politica di Saddam Hussein riguardo ai curdi?
Si sa che Saddam Hussein non tollerava le minoranze in Iraq.
Spesso si sente dire che quando c’era Saddam in Iraq le tribù convivevano
pacificamente, ma questo non significa che non fossero tutte ugualmente
perseguitate, ma solo che non potevano difendersi. Infatti la politica di
Saddam è sempre stata ‘O con me o contro di me’, che significava: o rinunci
alle tue pretese e alla tua identità per un bene superiore oppure sei un
traditore della patria e sarai perseguitato. Si stima che nel genocidio curdo
avvenuto in Iraq abbiano perso la vita tra le 50mila e le 180mila persone,
morte prevalentemente tramite l’utilizzo di gas asfissianti di massa.
Quali
proposte faresti per risolvere la “questione curda”?
Come ho già detto prima io confido pienamente ed unicamente
nella diplomazia e nello sforzo culturale. Siamo in tempi in cui la lotta
armata non risolve niente, gli eserciti da contrastare sono troppo forti e
nessuna milizia sarà mai in grado di raggiungere lo scopo che si prefissa senza
macchiarsi di terrorismo. Da parte mia parlo della mia esperienza e delle mie
origini, affinché qua in occidente più persone conoscano la nostra storia.
Siamo il popolo più grande al mondo a non avere riconosciuto uno stato ed un’indipendenza.
Si stima ci siano dai 30 ai 40 milioni di curdi ma nonostante ciò l’opinione
pubblica segue solo le questioni che vanno di moda e sono poche le persone che
realmente si interessano davvero a cosa succede nel mondo e al diritto di
autodeterminazione dei popoli.
Per questo ringrazio molto il prof. Pietro Marinelli per avermi
dato l’opportunità ed il suo spazio per portare la mia voce.
Un ragazzo
curdo-siriano
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