lunedì 11 agosto 2025

SEGNALI DI PACE E VENTI DI GUERRA

 Sono passati 80 anni dal lancio delle due bombe atomiche sul Giappone, a Hiroshima e Nagasaki: l’evento più disumano che sia mai avvenuto nella storia del mondo. In soli due istanti, a distanza di due giorni, l’esplosione nucleare ha causato 300.000 morti civili, senza contare le conseguenze successive che hanno subito le persone per le radiazioni. Questo fatto  rappresenta sicuramente il crimine contro l’umanità più grave che sia mai stato commesso, ma siccome lo hanno fatto gli Stati Uniti allora ci si arrampica sugli specchi per dare una giustificazione a tale decisione. Si dice che bisognava affrettare la fine della guerra, oppure che i giapponesi non velavano arrendersi (sic!) E Lo Stato che vuol esportare la democrazia nel mondo (a suon di bombardamenti) ha avuto la faccia di tolla non solo di non scusarsi assolutamente, ma di non partecipare mai alle celebrazioni che si sono sempre tenute in Giappone da ottant’anni a questa parte.

Tale ricorrenza ha riposto la questione dell’uso delle armi atomiche in una eventuale guerra mondiale; inoltre sono ripresi su diversi lati delle consultazioni e dei tentativi di accordo per trovare una soluzione pacifica ai conflitti. Papa Leone XIV, domenica scorsa, ha ricordato i tragici avvenimenti di Hiroshima e Nagasaki; poi ha elogiato l’Armenia e l’Azerbaigian per aver raggiunto un accordo di pace, con una dichiarazione congiunta che sancisce la fine delle ostilità. Già questo è un primo segnale verso la soluzione pacifica dei conflitti, che dovrebbe essere molto più ripreso dai mezzi di comunicazione. Sembra che i grandi “media” siano molto più interessati a rinfocolare le tensioni e a spingere verso la guerra che non a cercare di stabilire un mondo civile nel quale si possa vivere in pace.

Il Papa ha parlato poi della situazione ad Haiti, che rimane molto problematica con uccisioni e devastazioni ed ha auspicato che anche in questo caso si trovi una soluzione diplomatica.

Per inciso, sono venuto a sapere da amici che il 7 agosto 2025 la Tailandia e la Cambogia hanno stipulato un accordo sul “cessate il fuoco”, che non è un vero e proprio trattato di pace bensì una tregua, ma che costituisce un notevole passo avanti verso la fine del conflitto tra i due Paesi. Sembra che tale accordo sia stato dovuto all’intervento del primo ministro della Malesia, che ha convocato i due ministri della difesa e li ha persuasi a raggiungere tale soluzione. Questa tregua riguarda tutti gli attacchi e tutte le armi ed è un’estensione del precedente “cessate il fuoco”, che era più generico.

C’è poi un’altra importante novità, nell’ottica della cessazione delle guerre: finalmente Trump e Putin si incontreranno il 15 agosto in Alaska, ad Anchorage, per cercare di metter fine al conflitto Russia-Ucraina. Erano sei anni che i due presidenti non si incontravano e 10 che Putin non metteva piede sul suolo statunitense. Si era ventilata l’ipotesi di un incontro a Roma, ma solo perché Trump avrebbe preferito si svolgere nel suo territorio sottomesso prediletto e con la mediazione del suo adorato zerbino. La Federazione russa ha rifiutato tale proposta, sostenendo che Giorgia Meloni è troppo “filo-Ucraina” per essere una mediatrice credibile. E come darle torto, dopo l’invio di undici pacchetti di armi a Zelensky e l’approvazione di ben diciotto pacchetti di sanzioni economiche contro la Russia?

I giornalisti occidentali si pongono poi il problema per mandato di arresto internazionale per Putin; non se lo pongono, però, per quello di Netanyahu, che parla e straparla come vuole giustificando addirittura la “colonizzazione” della Striscia di Gaza e l’occupazione della Cisgiordania. Netanyahu può andare al Congresso degli Stati Uniti d’America ed essere fragorosamente applaudito, senza che questo interpelli minimamente le coscienze degli addetti alle comunicazioni occidentali, totalmente succubi delle posizioni israeliane.

Finché si andrà avanti con la narrazione occidentale dei “buoni e cattivi” non ne caveremo un ragno dal buco. Finché non si ammetteranno le responsabilità degli Stati Uniti e dell’Unione europea nella questione del Medio Oriente (leggi: sostituzione di Assad con Al-Johani, ad esempio) e in Ucraina (colpo di Stato del 2014 con destituzione di Janukovic con Poroshenko ed inizio dei bombardamenti sul Donbass) non sarà possibile trovare alcun accordo.

L’inizio delle soluzioni pacifiche avviene quando si scende dallo scalino degli “eletti da Dio” o dei “portatori di democrazia agli altri” e si prende atto della realtà dei fatti e dell’interesse dei popoli all’autodeterminazione. Basta solo pensare che Zelensky non è più presidente dell’Ucraina da oltre un anno, in quanto il suo mandato è scaduto il 20 maggio 2024. I media occidentali devono cercare di giustificare il fatto dicendo che c’è la legge marziale e la guerra, invece di invocare a gran voce nuove elezioni, come in ogni Paese democratico. E certo, perché molto probabilmente Zelensky le straperderebbe e non è detto che sarebbe eletto il candidato che vorrebbero mettere su Regno Unito e Stati Uniti.

Ma capite in che teatrino tragi-comico ci troviamo?

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