Prendiamo a prestito la saga di Rambo per proporre una traccia credibile del nuovo mandato di Trump alla Presidenza USA.
Sarebbe
più corretto dire: “Trump 2 – l’Attuazione”, ma rende poco l’idea e purtroppo,
nel bene e nel male, si vive di immagini.
La
vendetta è quello che propongono i media che infatti disegnano, già dal titolo,
la chiave di lettura di tutto quello che farà il tycoon nel suo secondo
mandato.
Il
lessico, del resto, sembra sia il solo terreno di lotta dei progressisti
impenitenti, non avendo idee credibili da proporre o contrapporre.
Il
rimpatrio dei migranti clandestini è tradotto in “deportazione”. Viene così
sdoganato un termine che in futuro sarà parte del linguaggio comune. Già
attuato, ad esempio, da Israele con i palestinesi di Gaza, almeno dei
sopravvissuti, ma adesso avrà valenza generale e famigliare, senza gli
sgradevoli retrogusti negativi.
L’uscita
degli USA dall’OMS è tradotto con isolazionismo. L’eventuale fine della guerra
in Ucraina sarà tradotto con “cedimento”.
Non
so dire, lo penso ma non lo dico, come tradurranno i futuri rapporti con
Israele, la Cina, i BRICS, ma è tutto un ricamo lessicale senza alcun rapporto
con la realtà ma ha molto a che fare con
i florilegi di una narrazione improbabile e menzognera che ci verrà imposta.
Elenchiamo,
per cominciare, i primi provvedimenti di Trump, già ampiamente commentati, ma
da esplorare comunque:
Rimpatrio
degli immigrati clandestini;
L’umanità
è composta da uomini e donne. Quindi fine degli enti statali che appoggiano il
gender entro 60 giorni e, intanto, i funzionari degli enti a ciò preposti sono
posti in ferie o in aspettativa, da nullafacenti, come prima, e per evitare
ulteriori danni rispetto a quanto già fatto;
Uscita
degli USA dall’OMS e fine del finanziamento americano, oltre 1,5 miliardi di
dollari, all’organizzazione mondiale della sanità supportata da Big Pharma e da
Bill Gates. Per troncare realmente ci vuole un anno, ma visto che Trump l’aveva
proposto già dal 2020, non è improbabile che si anticipi.
Riavvio
delle estrazioni petrolifere, minerarie e di gas per garantire l’indipendenza
energetica degli USA già autosufficienti per loro conto.
Stop
alle politiche green, all’ecologismo assurdo ed all’imposizione di auto
elettriche (con buona pace di Musk).
Riduzione
delle tasse interne ed aumento dei dazi da importazioni dall’estero per far
pagare agli altri la rinascita americana.
Ce
ne sono molti altri, tutti importanti, ma fermiamoci qui, al momento.
Soprattutto
questo ultimo punto, che avrà un impatto non indifferente per noi europei, sarà
il più problematico.
L’inflazione
è il fenomeno che più ha flagellato la vita dell’americano medio tanto che
adesso con uno stipendio di 3 – 4 mila Dollari, che potrebbe essere considerato
di tutto rispetto, non si riesce ad arrivare a fine mese. Forse con 4 – 5 mila
dollari si arriva ma, pur eliminando tutte le spese voluttuarie, non si mette
un dollaro da parte per il futuro.
I
dazi eventuali saranno mirati anche perché la tassazione di beni che entrano
nel circuito economico USA, pur dando respiro al tesoro in deficit
insostenibile, provocherà in primis un aumento dell’inflazione che invece deve
essere fermata.
Vorrei
tralasciare, al momento, l’analisi dei singoli provvedimenti, che devono essere
analizzati per punti, per inquadrare la svolta di cui siamo spettatori.
Trump
non è il bene assoluto.
E’
fondamentale che sia presente, che abbia vinto, che abbia stoppato tutte le
derive ideologiche, prima ancora che insensate e deleterie, del gender, del
wokerismo, del vaccinismo, del climatismo, del green e dell’accoglienza a
prescindere. Dei “valori” inventati e mortiferi spacciati per nostro patrimonio
culturale da difendere implementare ed esportare.
“America
First”, lo slogan trumpiano va letto nel duplice obiettivo: l’America viene
prima e l’America deve ritornare ad essere prima nel mondo.
Anche
questo deve essere considerato nella duplice versione.
L’America
viene prima significa che le azioni del Presidente saranno indirizzate a
vantaggio prioritario degli USA. Finora è sempre avvenuto, ma con sacrifici
economici nel breve periodo per garantire vantaggi strategici nel medio e lungo
periodo. Adesso i sacrifici economici dovranno farli gli altri e, guarda tu i
casi della vita, i più coinvolti saremo noi europei.
Che
l’America deve ritornare ad essere prima ispira già più fiducia, se i “valori”
di riferimento saranno quelli della tradizione e non quelli dell’agenda 2030,
della cancel culture e della cultura gender.
Chi
si ricorda più che fino a pochi anni fa la battaglia, lessicale perché è sempre
da li che parte tutto, era se esisteva una teoria gender, con negazione totale
di una simile inesistente teoria.
C’era
una contrapposizione negazionista dell’esistenza di una simile teoria a livello
culturale, filosofico, storiografico e chi più ne ha più ne aggiunga, sino ad
arrivare all’emarginazione di chi cercava di contrapporsi a questa teoria che
non c’era.
Adesso
che è realtà i pseudo-intellettuali di turno si appellano alla libertà di
pensiero per supportare una teoria che si sbracciavano a tacciare come
inesistente.
Adesso
che ci è stata imposta come se la teoria gender fosse un fatto normale,
esagerando con le forzature ogni umana sopportazione, non si sono neanche
accorti che ogni innovazione può anche essere tollerata, in attesa di vedere se
è utile o deleteria, ma ogni esagerazione provoca una reazione di rigetto che
va oltre la normale reazione uguale e contraria.
Ecco.
Come ogni manifestazione umana Trump è un misto di bene e di male
interconnesso.
Insieme
ad un benefico stop a mille deviazioni e stravolgimenti porterà con se molti
aspetti negativi che ci cadranno addosso in modo prevedibilissimo, ma
improvviso ed imprevisto perché non siamo preparati a fronteggiarli e nessuno
ci ha avvisato del loro arrivo.
Tanto
per dirne una, senza svelare già al principio del giallo che l’assassino è il
maggiordomo, basta contrapporre i discorsi di Trump a Washington con quelli
della Von der Leyen a Davos.
Trump
chiude la stagione delle fantasie estemporanee green, la Von der Pfitzer
continua a magnificarne le splendide sorti e progressive proponendo sempre e
solo le risorse verdi (pale eoliche e fotovoltaico) inefficaci nel breve e
medio periodo, ma molto remunerative per le élite di cui è espressione.
Forse
non le hanno spiegato che siamo in inverno e che è adesso che fa freddo, non
fra tre anni. Che è adesso che le famiglie pagano già il 30 % in più per
elettricità e riscaldamento. Che è adesso che le aziende europee non sono
competitive e chiudono con gravissimi problemi all’economia, al lavoro,
all’innovazione ed al futuro dei nostri figli.
Emblematico
è anche il comportamento dei media. Non lo hanno visto arrivare (copyright Elly
Schlein) e cercano di demonizzarlo adesso con argomenti fantasiosi e
improbabili ma che sembrano realistici, visto che vengono declamati a reti
unificate.
Per
l’Italia si prospettano problemi grossi ed opportunità enormi.
Ci
torneremo da domani in poi.
Vincenzo
Fedele
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