L’Europa sembra quasi indifferente all’elezione di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti.
E’
solo un modo dolce di introdurre alla tragedia visto che, a parte noi italiani
infervorati dal tifo da stadio per la presenza del nostro leader, unico europeo
invitato all’insediamento, non si registrano reazioni significative dalle
capitali europee.
Prendiamo
spunto da un argomento a caso, il riscaldamento globale, che non è neanche tra
quelli prioritari, ma emblematico del nostro vivere in un mondo di fantasia
svincolato dalla realtà.
Il
discorso della Von der Pfitzer a Davos, quasi parallelo all’insediamento di
Trump, è suonato come nulla fosse accaduto: “Continueremo a lavorare per
fermare il riscaldamento globale”.
Al
netto dei discorsi scientifici, quello della Von der Pfitzer rassicura che
sull’emergenza climatica e le politiche verdi “l’Europa manterrà la rotta”.
Non si sa quale sia la rotta e con quali risorse la manterrà, ma lo farà
perché:
• E’
impossibile ignorare il suo impatto;
• L’accordo
di Parigi rappresenta la migliore speranza per l’umanità;
• Tutti
i continenti devono fare i conti con il cambiamento climatico e noi lavoreremo
con tutte le nazioni che voglio fermare il riscaldamento globale;
• I
prossimi anni saranno decisivi per restare nella corsa alle tecnologie pulite.
Ha
anche accusato la Russia di aver innescato la crisi energetica ed usando il gas
come arma per piegare l’Europa. Neanchela memoria è il suo forte e stranamente
si è dimenticata di citare alcuni fatti non marginali:
I
gasdotti nordstream sono stati fatti saltare in aria (licenza poetica visto che
sono condotte sottomarine) dagli USA o, nella migliore delle ipotesi, dagli
ucraini, a danno nostro e di Putin;
A
inizio anno Zelensky ha chiuso i rubinetti del gasdotto che manda gas a 4
nazioni europee isolando totalmente la Slovacchia e riducendo fortemente gli
arrivi in Europa;
Putin
ha sempre detto che lui è disponibile a fornire il gas se noi lo chiediamo;
La
Russia continua a venderci il suo petrolio ed il suo gas, che noi comperiamo
dopo che è transitato dall’India, dal Qatar o da altri, a prezzo maggiorato
rispetto alla Russia.
A
fronte delle parole della Von der Pfitzer, sopra elencate per punti, è bene
vedere, per estratto, le parole spese da Trump per contestare l’emergenza
climatica:
Dobbiamo sconfiggere in modo decisivo i
responsabili delle narrazioni false sul clima. L’allarmismo sul clima sta
distruggendo l’economia americana, sta indebolendo la nostra società e sta
sventrando la nostra classe media. Uno dei compiti più urgenti è finirla con la
bufala dell’isteria climatica. Si è voluto confondere l’inquinamento con gli
effetti dell’anidride carbonica. La Cina inquina molto e anche l’India, ma
anche il Giappone e la Russia. Dobbiamo combattere l’inquinamento, ma questo
fanatismo per le attività umane che producono anidride carbonica ci sta davvero
danneggiando e non ha nulla a che fare con l’energia verde. L’accordo di Parigi
sul clima è un bluff e ci è costato trilioni, trilioni e trilioni di Dollari.
Il Green Deal è una ferita economica enorme, auto inflitta e contribuisce ad
alimentare l’inflazione incontrollata.
Questo
è lo stato dell’arte.
Una
UE che volesse almeno guardarsi intorno per vedere come sta cambiando il mondo,
cercherebbe di prendere in considerazione queste dichiarazioni. Per
controbatterle, se ritenute sbagliate, o adeguare la linea finora seguita.
Invece
neanche una parola.
Qui
sta la tragedia vera di quello che stiamo vivendo noi europei.
L’Europa
trema, ma senza neanche aprire bocca, all’ipotesi dei dazi mirati che ci
cadranno addosso mentre sono quasi certo che Trump non farà nulla in merito.
Non sono necessari dazi.
Gli
basta stare fermo ed attendere il cadavere dello schiavo-alleato sulla sponda
del fiume.
Noi
acquistavamo il gas dalla Russia a 5 Euro Megawattora, adesso in bolletta il
costo è di 50 e dobbiamo ancora dire grazie perché nel 2023 era arrivato ad
oltre 80 e la lungimiranza di Draghi proponeva di mettere un tetto a 100 per
calmierarlo, ma neanche su questo si era giunti ad un accordo, comunque
inconcludente.
Le
alternative, come dico da oltre due anni, c’erano e ci sono, ma non sono
considerate.
I
prezzi finali, sulle nostre bollette, sono calcolati sul prezzo di scambio del
gas alla borsa olandese (TTF). Borsa asfittica che scambia meno dell’1% del gas
compravenduto in Europa ed è oggetto di feroci speculazioni alle nostre spalle.
Basterebbe
modificare la Legge adottando, ad esempio, gli indici di borsa americani e il
95% dei nostri problemi sarebbe risolto. Alla borsa USA il gas, quotato 50 Euro
al TTF, viene scambiato a 10. A noi, viene venduto a 40 oltre i costi di compressione,
trasporto e rigasificazione. Le aziende importatrici, in primis ENI, che godono
di contratti pluriennali con Libia, Tunisia, Algeria, Qatar, lo fatturano a noi
a 50 ma forse lo pagano meno di 10.
Altra
anomalia è la correlazione del prezzo dell’elettricità a quello del gas che
poteva avere un senso, comunque limitato, quando i prezzi erano costanti nel
tempo e l’elettricità veniva quasi totalmente prodotta da centrali a gas.
Adesso questa correlazione non ha più senso. Purtroppo continua a rimanere così
perché non si vuole cambiare il codicillo del regolamento che dovrebbe toccare,
ripeto, solo due punti: svincolare il prezzo di vendita dalla quotazione
fittizia olandese e troncare la correlazione elettricità-gas. Troppo semplice.
Meglio, a fine anno, polemizzare sulla tassazione dei super utili delle aziende
energetiche che tanto ci hanno deliziato nel 2023 e 2024.
Ma
tornando all’impatto trumpiano che, ripeto, vincerà stando fermo, oltre alla
distruzione del tessuto economico europeo provocato dagli alti costi
energetici, insostenibili per aziende che vogliano rimanere competitive, ci
sono i sintomi evidenti della situazione attuale:
Molte
aziende, iniziando da quelle tedesche, hanno traslocato negli Stati USA
attratte dai loro incentivi e dalle alte tassazioni europee. Con gli incentivi
economici annunciati da Trump per gli USA, oltre agli ulteriori sgravi fiscali
previsti, la delocalizzazione negli USA si amplierà condannando allo sfacelo
l’industria nostrana;
Trump
sventola il deficit commerciale di 230 miliardi di Dollari, da pareggiare, da
cui sarebbe afflitta l’economia americana nei confronti dell’Europa. La
Germania è in testa con un attivo di 80 miliardi e noi siamo al secondo posto
con 43 miliardi di attivo. Si chiama commercio, ma siamo spaventati già dal
solo fatto che Trump pone il problema.
Con
le crisi aziendali europee e l’incremento di importazione di prodotti
energetici dagli USA i conti si ripianeranno automaticamente e Trump non avrà
alcun interesse ad una guerra dei dazi che vedrebbe solo perdenti ed
aumenterebbe l’inflazione USA che, invece, è il primo nemico che vuole
combattere. Aspetterà, a breve, il cadavere del nemico sulla riva del fiume.
Il
problema, ripeto, siamo noi europei.
C’è
qualcuno che teme una frammentazione dell’UE. Quale frammentazione?
Si
opera per frammentare qualcosa che è unito e si vuole dividere. Già adesso il
nostro continente è dilaniato e in ordine sparso con Nazioni una contro l’altra
armata e senza alcuna guida al vertice. Si va avanti per inerzia secondo gli
ordini che arrivano da Davos.
Una
UE che impiega oltre 2 (due) anni ad autorizzare l’accordo tra Lufthansa e ITA
(ex Alitalia), che è incrostata di
divieti e vincoli ad ogni piè sospinto e non si rende neanche conto delle sfide
che si prospettano, non ha un futuro.
Non
ci saranno dazi. Il tessuto economico verrà scardinato alla base, oltre quanto
non lo sia già.
Se
qualcosa ci unisce è lo sfacelo. La politica green, che imperterriti
proseguiamo, oltre ad obbligarci ad usare tecnologie, (eolico e fotovoltaico),
ormai da tempo in mano ai cinesi, ci obbliga all’adeguamento energetico delle
nostre case.
Fra
un po', già adesso, non saremo più
autorizzati a compravendere le nostre abitazioni se non rispondono a criteri
energetici che solo le nuove costruzioni possono rispettare, con aumenti di
costi significativi. Le multinazionali finanziarie, iniziando da Black Rock e
Vanguard compereranno a prezzi di saldo il nostro patrimonio immobiliare che
non avrà mercato se non dopo profonde e costose ristrutturazioni.
Quando
l’Europa parla lo fa con mille voci diverse e tutte stonate:
Trump
parla di MAGA (Make America Great Again) e la Von der Pfitzer replica
constatando “una spietata rivalità strategica”, che fino a ieri era una
unione indissolubile con gli USA, ma senza dare una risposta.
Si
sventola il famoso e fumoso piano Draghi per l’innovazione da 800 miliardi di
Euro, che l’Europa non sa dove prendere ed in quali settori investirli, senza
dire che fatichiamo a spendere quelli da anni sul tavolo del PNRR.
La
situazione idrogeologica è catastrofica e noi spendiamo miliardi per le piste
ciclabili, per finanziare la chiusura di aziende agroalimentari ed evitare i
peti delle mucche destinando i terreni coltivabile a deserti fotovoltaici
proponendo in sostituzione proteine ricavate da vermi e cavallette.
Discutiamo
se utilizzare starlink di Musk senza neanche proporre una sola alternativa
credibile e tacendo che Musk ha oltre 6.000 (seimila) satelliti attivi e che la
stessa NASA deve affidarsi a lui, ben da prima che appoggiasse Trump, mentre
l’intera Unione Europea ne ha circa 250 e non c’è alcun piano di incremento,
con la nostra industria aerospaziale che sarebbe all’avanguardia. Potrebbe
essere la prima al mondo se solo avesse i finanziamenti per essere competitiva.
La
politica estera ci viene dettata da una ministressa lituana che rappresenta un
Paese che non raggiunge la popolazione di Roma o Milano ed ha l’unica
fissazione di abbattere la Russia appoggiando l’Ucraina a qualsiasi costo (a
nostro carico);
Trump
non ha alcun interesse a continuare la guerra in Ucraina. Ha già bloccato tutte
le forniture, anche quelle in corso decise da Biden nei suoi ultimi giorni da
zombi. Noi sostituiremo gli USA pagando il continuo e mortifero riarmo ucraino
a vantaggio dei guerrafondai americani. Trump parla di negoziati mentre da noi,
tuttora, nessuno ha mai usato questa parola, a parte Orban e Fico. Continuiamo
a discutere solo di quali e quanti armi continuare a fornire per la vittoria
impossibile di Zelensky.
Rutte,
il nuovo segretario NATO, appoggia Trump nel pretendere di portare al 5% i
contributi nazionali alla NATO sapendo che gli Stati non sono in grado di
arrivare al 2%. Gli intenti utopistici di Rutte sono mirati maggior gloria dell’Alleanza Atlantica,
quelli di Trump al suo affossamento e sepoltura, con o senza onore, ma neanche questo si capisce.
La Von der Pfitzer non sa neanche qual’è la maggioranza che la
appoggia, ma continua imperterrita verso il baratro in cui ci trascinerà.
La
mancata leadership europea non è neanche bilanciata da qualche forte
personalità europea. La Meloni vorrebbe fare da cerniera tra Washington e
Bruxelles senza considerare che per Trump le relazioni personali sono
importanti, ma l’America viene prima.
Trump
ha cambiato le regole del gioco. Noi non abbiamo ancora neanche capito quali
siano ma siamo illusi di controbatterle rimanendo fermi ed annichiliti dal
terrore del nuovo.
Della
situazione dei singoli Stati, peggiore dell’insieme europeo, ne parleremo dopo.
Vincenzo
Fedele
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