giovedì 29 agosto 2024

GROTTESCO MACRON

La pagliacciata dell'arresto di Pavel Durov è durata quattro giorni di custodia cautelare; adesso gira voce di una eventuale accusa, che non si capisce su cosa si fondi.

Viene in mente il "concorso esterno in associazione mafiosa" di cui fu incolpato Giulio Andreotti ma quella era l'Italietta ridicola, non la Francia potenza mondiale (e coloniale) punta di diamante del Nuovo Ordine Mondiale. Ultima "boutade" di questa entità assurda è la dichiarazione dell'Eliseo, a proposito del nuovo governo, per il quale il Presidente della Repubblica non è necessariamente vincolato alla volontà popolare (sic!). Liberte, egalité, quando pare ame!

LIBERATO PAVEL DUROV

Pavel Durov, il CEO di Telegram è stato rilasciato dalla custodia oggi mercoledì 28 agosto, dopo quattro giorni di custodia della polizia francese!!!

Secondo le informazioni di BFMTV, il giudice istruttore ha posto fine alla custodia di Pavel Durov in vista di un interrogatorio di prima apparizione e di una potenziale accusa.

martedì 27 agosto 2024

DUROV STAVA CREANDO LA MONETA DEI BRICS?

 #freedurov #geopolitica

Pavel Durov stava creando la moneta dei BRICS?🇧🇷🇷🇺🇮🇳🇨🇳🇿🇦

Si sta facendo strada una nuova teoria sui veri motivi dell'arresto di Pavel Durov.

Nella sua visione, Telegram non era una semplice app di messaggistica con funzioni di social network. Per Pavel, Telegram doveva diventare un ecosistema multimediale basato sui principi del Web3, in grado di gettare il guanto di sfida alle corporazioni BigTech.

Da Wikipedia:

Web3 è un'idea per una nuova iterazione del World Wide Web che incorpora concetti come decentralizzazione, tecnologie blockchain ed economia basata su token.

Solo con questo accenno dovrebbe essere chiaro come mai Telegram facesse paura ai grandi monopolisti del settore, come Google e Meta.

L'utente medio probabilmente non se ne accorge, ma Telegram è una vastissima galassia di servizi legati al Web3, alcuni dei quali sviluppati da Telegram stesso ma la maggior parte prodotti da team indipendenti.

Tra i progetti collaterali di maggior successo scaturiti da Telegram vi è dunque la blockchain The Open Network e la relativa criptovaluta, il Toncoin (TON), sviluppata da Nikolaj Durov, fratello di Pavel e mente informatica dietro alle sue iniziative. Attualmente Toncoin rappresenta una delle più scambiate criptovalute al mondo e prima dell'arresto di Pavel ammontava a un prezzo di circa 6€ per 1 TON (dopo l'arresto il prezzo è crollato del 20% e continua a calare). Tutti i Toncoin in circolazione ammontano a un valore totale di quasi 26 miliardi di euro.

Grazie ad apposite applicazioni interne a Telegram, il Toncoin ed altre criptovalute della rete TON possono essere utilizzate come facili mezzi di pagamento, anche per scambiarsi denaro tra semplici utenti della piattaforma.

Ma forse Pavel immaginava per la sua creatura un futuro ancora più radioso. Pare che nel corso di questa estate Durov abbia visitato parecchi paesi appartenenti all'area BRICS, in particolare gli Stati dell'Asia centrale che diventeranno protagonisti della Nuova Via della Seta.

Proprio negli scorsi giorni Pavel si era recato a Baku e proprio da Baku stava tornando il suo aereo, quando viene arrestato a Parigi. Non si conoscono le motivazioni di questo viaggio in Azerbaijan, ma potrebbe non essere una coincidenza che proprio in quei giorni Vladimir Putin si è anch'egli recato a Baku per incontrare il suo omologo azero Ilham Aliev. Potrebbe non essere una coincidenza che proprio durante questa visita l'Azerbaijan abbia dichiarato di voler entrare nei BRICS e potrebbe non essere una coincidenza pure il fatto che diversi team di informatici russi che lavoravano con la rete TON sono stati arrestati, per volere degli Stati Uniti d'America, in diversi paesi del mondo, tra cui la stessa Francia.

È da tempo che voci di corridoio vicine ai BRICS dicono che l'organizzazione sarebbe intenzionata a dotarsi di una propria moneta per evitare il dollaro, e che questa moneta dovrebbe essere una criptovaluta. Forse i BRICS stavano sviluppando la propria moneta proprio utlizzando la rete TON di Pavel Durov?

Si tratta di una tesi sicuramente affascinante, ma per ora basata su pure speculazioni. Tuttavia, se dovesse essere vera certamente non tarderanno a saltare fuori nuovi elementi per corroborarla.

In tal caso Pavel Durov starebbe facendo la stessa fine di Muhammar Gheddafi, ucciso per aver provato a creare una moneta panafricana (il Dinaro d'oro) che avrebbe liberato il continente nero dalla schiavitù finanziaria dell'Occidente.

Nilo Vlas

lunedì 26 agosto 2024

DUROV COME ASSANGE?

 L'arresto di Durov è un nuovo caso Assange? - TeleRagione

Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram, è stato arrestato all’aeroporto Le Bourget, nei pressi di Parigi. Il trentanovenne franco-russo era accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna.

A quanto pare Durov non era a conoscenza del fatto che era stato appena emesso un mandato di arresto dall'OFMIN, un ufficio del dipartimento nazionale di polizia giudiziaria francese recentemente creato per contrastare i crimini contro i minori.

Durov è cittadino francese e non è soggetto a scambio o estradizione, hanno riferito i media francesi.

Secondo Forbes, il miliardario ha anche la cittadinanza degli Emirati Arabi Uniti e di St. Kitts e Nevis nei Caraibi.

Durov è stato inserito nella lista dei ricercati pochi minuti prima dell'atterraggio a Parigi, e subito dopo è stato emesso un mandato di arresto, scrive BFMTV.

Durov è accusato di complicità in traffico di droga, pedofilia e terrorismo.

Secondo la versione ufficiale, l'uomo d'affari non ha fatto alcuno sforzo per limitare l'uso del messenger Telegram da parte dei gruppi criminali internazionali.

Così Tucker Carlson sull’arresto di Durov: "Pavel Durov ha lasciato la Russia quando il governo ha cercato di controllare la sua società di social media, Telegram. Ma alla fine, non è stato Putin ad arrestarlo per aver permesso al pubblico di esercitare la libertà di parola. È stato un paese occidentale, un alleato dell'amministrazione Biden e un membro entusiasta della NATO, a metterlo al gabbio. Pavel Durov è in una prigione francese stasera, un avvertimento vivente per qualsiasi proprietario di piattaforma che si rifiuti di censurare la verità su richiesta di governi e agenzie di intelligence. L'oscurità sta calando rapidamente sul mondo un tempo libero".

Due parole infine sull'affondamento del Bayesian

https://youtu.be/EXrW2RNziwc?si=3H7anleDAtSxGEek

domenica 25 agosto 2024

PAVEL DUROV ARRESTATO

 SCRITTI BELLICI

Il caso Durov

Traduco da Reuters (domenica 25 agosto 2024): “Pavel Durov, il miliardario russo -francese fondatore e amministratore delegato dell'app di messaggistica Telegram, è stato arrestato all'aeroporto di Bourget, alle porte di Parigi, sabato sera, hanno dichiarato TF1 TV e BFM TV, citando fonti non identificate. Durov viaggiava a bordo del suo jet privato, ha dichiarato TF1 sul suo sito web, aggiungendo che era stato colpito da un mandato di arresto in Francia nell'ambito di un'indagine preliminare della polizia. Sia TF1 che BFM hanno dichiarato che l'indagine si è concentrata sulla mancanza di moderatori su Telegram e che la polizia ritiene che questa situazione abbia permesso alle attività criminali di avvalersi indisturbate sull'app di messaggistica.”

Per comprendere la gravità di questo arresto, occorre un accenno al quadro normativo: il 5 luglio 2022, il Parlamento Europeo ha approvato il Digital Services Act (DSA).

In estrema sintesi, il DSA prevede che tutti i prestatori di servizi digitali debbano, tra l’altro:

fornire informazioni esplicite sulla moderazione dei contenuti e sull’uso degli algoritmi per i sistemi di raccomandazione dei contenuti, che potranno comunque essere contestati dagli utenti;

collaborare con le autorità nazionali se richiesto;

denunciare i reati.

Inoltre, le piattaforme online e i motori di ricerca di grandi dimensioni, a partire da 45 milioni di utenti al mese, vengono assoggettate ai seguenti più rigorosi obblighi (indichiamo unicamente quelli più rilevanti nel contesto in esame):


condivisione dei propri dati chiave e dei propri algoritmi con le autorità e con i ricercatori autorizzati per comprendere l’evoluzione dei rischi online;

collaborazione con le autorità nelle risposte alle emergenze;

prevenzione dei rischi sistemici come la diffusione di contenuti illegali o con effetto negativo su diritti fondamentali, processi elettorali, violenza di genere, salute mentale.

In pratica, il DSA pone a carico dei prestatori di servizi digitali l’obbligo di moderare e censurare i contenuti degli utenti, al fine - esplicitamente dichiarato - di prevenire “la diffusione di contenuti illegali” o “l’effetto negativo su diritti fondamentali, processi elettorali, violenza di genere, salute mentale.”

Il DSA s’inserisce in un contesto normativo mondiale ben diverso:

In Italia, la censura è espressamente vietata dalla Costituzione. L’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” L'articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

I medesimi principi, veri e propri cardini della democrazia e dello Stato di diritto, sono esposti

1) nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, il cui articolo 10 recita: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera.”

2) nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il cui articolo 19 recita: “Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”

3) nel Patto internazionale di New York (ratificato in Italia con la legge 25 novembre 1977, numero 881) il cui articolo 19 recita: “Ogni individuo ha diritto a non essere molestato per le proprie opinioni.”

Se ne deduce che – almeno fino all’approvazione del DSA, salutato da Ursula von der Leyen come un accordo storico “in termini sia di rapidità che di sostanza”, ciascuno dei cittadini dell’Unione Europea fosse libero di esprimere sui social media (che fino a prova contraria rientrano nella categoria “ogni altro mezzo di diffusione”) il proprio pensiero e questo suo diritto individuale non potesse essere limitato da un regolamento di natura privatistica quale quello sottoscritto dall’utente al momento della registrazione sulla piattaforma di un prestatore di servizi digitali.

Per anni abbiamo denunciato la gravità della censura dei contenuti operata dai social media. Oggi siamo certi che Twitter e Facebook abbiano censurato i nostri post e ci abbiano sospeso gli account (e abbiano utilizzato algoritmi atti a nascondere i nostri post) a loro totale discrezione. La nostra inerzia ha fatto sì che una forma di censura del tutto illegale sia diventata legale (con l’approvazione del DSA). Tuttavia, si pone un problema di gerarchia delle norme in quanto il DSA confligge con norme costituzionali.

Ma torniamo al caso Durov. La responsabilità penale è personale. Questo è un principio cardine di ogni ordinamento giuridico. Se l’arresto fosse motivato dalla violazione degli obblighi contenuti nel DSA, nulla quaestio: tanto varrebbe dichiararsi colpevole. Al contrario, se fondamento dell’arresto fossero le accuse di complicità con gli autori di reati commessi anche grazie all’utilizzo di Telegram, si spalancherebbe uno scenario distopico. Sarebbe come condannare Alfred Nobel – inventore della dinamite – quale correo di una rapina in banca fatta con l’uso di un candelotto.

Da giurista, mi permetto un commento: il tempo dei diritti individuali è tramontato il giorno in cui ci siamo piegati, accettando senza ribellarci in massa una reclusione domiciliare imposta con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Da quel giorno, tutto è stato possibile, dagli obblighi vaccinali all’approvazione del DSA.

Leggiamo un estratto del Decreto che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50: “Considerato l'evolversi della situazione epidemiologica; Considerato che l'attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario e urgente intraprese al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività; ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di integrare il quadro delle vigenti misure di contenimento alla diffusione del predetto adottando adeguate e immediate misure di prevenzione e contrasto all'aggravamento dell'emergenza epidemiologica; ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare il quadro delle vigenti misure di contenimento della diffusione del virus, estendendo, tra l'altro, l'obbligo vaccinale ai soggetti ultra cinquantenni e a settori particolarmente esposti, quali quello universitario e dell'istruzione superiore.”

Oggi sappiamo che i cd vaccini non arrestavano né il contagio, né la diffusione, né l’aggravamento della malattia. Eppure, nessuno più protesta per ciò che ci è stato imposto.

Nessuno (a parte qualcuno di noi giuristi) ha protestato quando è stato discusso il testo del DSA. Ma uno sparuto gruppo di giuristi nulla può fare (se non – a futura memoria – salvare la propria coscienza denunciando la violazione dei diritti in atto). Occorre un risveglio delle coscienze e – il potere ne è perfettamente consapevole – il risveglio è impossibile in questo contesto in cui la stampa mainstream non fa informazione ma propaganda. Qui sta l’importanza di Telegram, unica piattaforma i cui contenuti – fino ad oggi – non erano soggetti a censura.

Durov libero, dunque, per la libertà di tutti noi.

Il Giornale d’Italia, 25 agosto 2024

 


        Avv. Alfredo Tocchi, LL.M.

mercoledì 21 agosto 2024

SULLO YACHT AFFONDATO A PALERMO

 Sullo yacht affondato in Sicilia non c'era una comitiva di allegri turisti, ma agenti dei servizi inglesi e israeliani come Mike Lynch. C'era in corso un vertice per studiare una provocazione contro la Turchia di Erdoğan. È la fotocopia del vertice di spie sulla barca del lago Maggiore.

https://www.lacrunadellago.net/quello-strano-naufragio-della-bayesian-a-palermo-la-fotocopia-del-vertice-di-spie-sul-lago-maggiore/

lunedì 19 agosto 2024

IL TORMENTONE DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

 

     Sulla Stampa di ieri è uscito un editoriale di De Romanis dal titolo: “L’Italia prigioniera del maxi-debito, ma senza crescita servono più tasse”. Ora, io purtroppo mi sono trovato ad insegnare economia politica per oltre trent’anni e mi sono francamente stancato di questo continuo “lavaggio del cervello” sul debito pubblico italiano.

Per prima cosa, è tutto da discutere che il debito pubblico sia un fattore frenante dell’economia: semmai è vero il contrario, soprattutto in periodi di crisi, come ha sempre sostenuto (e dimostrato) John Maynard Keynes. Infatti la spesa in deficit stimola la domanda globale e quindi aumenta la ricchezza nazionale: perciò è un fattore di crescita di tutta l’economia del Paese.

Certo, lo Stato si ritrova ad essere indebitato, ma è un debito in gran parte interno e comunque elemento propulsivo, perché aumenta la capacità di effettuare investimenti pubblici.

Seconda cosa: l’Italia non è “prigioniera del maxi-debito”; è prigioniera dei parametri di Maastricht, che stabiliscono il massimo del 3% del  deficit sul PIL e del 60% del debito pubblico sempre sul PIL. Parametri che sono diventati talmente assurdi che hanno richiesto una revisione della loro applicazione. Anche perché l’Italia ha il 137%, ma la Grecia il 159%, e gli altri Paesi non sono messi molto meglio: la Francia supera il 110%, Spagna e Belgio il 108%, il Portogallo il 100%.....adesso neanche più la Germania ce l’ha al disotto del 60%, essendo diminuito il suo PIL in seguito alla crisi economica.

Ma allora, di cosa stiamo parlando? Come si fa a considerare il problema del debito pubblico come una faccenda squisitamente italiana, quando ce l’hanno tutti, questo problema? Ce l’ha anche il Regno Unito, furbescamente uscito dall’Unione europea e nemmeno mai entrato dell’Euro (guarda caso). Il debito pubblico del Paese spacciato per essere capofila del liberismo, dalla stampa succube del regime globalista, si aggira anch’esso sul 100%.

E vogliamo considerare i Paesi extraeuropei? Gli alfieri dell’economia mondiale, i capitalisti Stati Uniti d’America, hanno raggiunto il loro massimo storico e si attestano intorno al 130%. Di ciò, naturalmente, non si trova alcuna traccia negli articoli dei giornalisti “atlantonti”. Singapore, il Paese più in crescita dell’Asia, arriva anch’esso al 130%.

Ma, udite udite, lo Stato che ha il debito pubblico più alto sapete qual è? Nientepopodimeno che il Giappone, che si attesta addirittura ad un 260%!!! E non mi sembra di aver mai letto su alcun quotidiano di una crisi endemica dell’economia giapponese, dovuta all’eccessivo indebitamento dello Stato.

Ma tornando a bomba, qual è il motivo per cui questi Stati, che non credo si possano definire arretrati o sottosviluppati, mantengono, anzi rafforzano, il loro debito pubblico?

Una risposta può essere cercata nell’intenzione di sviluppare l’economia attraverso appunto investimenti in infrastrutture, come strade, ponti, aeroporti, ferrovie e quant’altro. Un’altra motivazione può essere trovata nella spesa per armamenti e strutture collegate (soprattutto per gli Stati Uniti, che poi cercano di scaricarla sugli Stati loro satelliti, Italia compresa).

Un’altra possibilità potrebbe essere la volontà di migliorare il tenore di vita della popolazione con la fornitura di servizi aggiuntivi, tramite la costruzione di ospedali, scuole e mezzi di trasporto pubblici.

Per intenderci, i miei amici africani sono rimasti stupiti dalla quantità di tram, di filovie, di autobus presenti a Milano. Dicono che dalle loro parti non esistono assolutamente e la gente affitta i motorini per andare in giro, molto più delle macchine. Ci sono dappertutto i moto-bus, che saltano il traffico, sgattaiolando tra un’auto e l’altra. Nei Paesi che sono dotati di mezzi pubblici questi non coprono che una esigua parte del traffico locale.

Per fare un esempio, a Kinshasa ci saranno una cinquantina di autobus pubblici, su una popolazione di venti milioni di persone.

E’ così che la Repubblica democratica del Congo riesce ad avere solo il 16% del debito pubblico sul PIL.

sabato 17 agosto 2024

LA CASA DI LEONARDO A MILANO


 

  Io vivo sulla casa di Leonardo; uno potrebbe dire: "Ma che cosa stai dicendo?" Ebbene, sì, la mia abitazione si affaccia sulla cosiddetta “Cascina Bolla”, che fu la residenza del sommo artista per sedici anni, alla fine del Quattrocento. Caspita, che cultura, direte voi: invece io lo so semplicemente perché l’ho letto sulla targa commemorativa, apposta sulla casa stessa, che recita; “Qui Leonardo visse dal 1483 al 1499”. E la targa la faccio leggere a tutti gli amici che passano di lì, agli stranieri ma anche agli italiani, speciali per non sapere mai niente della loro cultura. Credo di aver trovato solo due persone che erano a conoscenza dell’esistenza di tale casa.

Leonardo lavorava per Ludovico il Moro e per lui costruiva le famose “macchine militari”, ora esposte al Museo della Scienza e della tecnologia, tra le quali spicca la "testuggine", un antesignano del carro armato. Allora quella casa era una cascina di caccia, totalmente fuori del centro abitato, ovviamente molto più piccolo dell'attuale.

Sono nell’appartamento che dà sulla Cascina Bolla da più di trent’anni, ma in realtà vivo nella zona da oltre sessant’anni, perché anche la casa dei miei genitori, con i quali vivevo prima, è poco distante.

Mi ricordo che quando ero piccolo la casa di Leonardo era tenuta benissimo ed era molto curato il giardino, nel quale c’erano ogni sorta di animali. Mi sono rimasti impressi nella memoria i pavoni che facevano la ruota, cosa che entusiasmava noi bambini.

Adesso, da cinque-sei anni, la proprietà è passata ad un milionario cinese. La Casa di Leonardo è lasciata andare in rovina: basti pensare che i tronchi degli alberi secchi, tagliati un anno fa, sono ancora lì nello stesso posto nel quale sono caduti allora. E il taglio degli alberi secchi, che erano tanti, è avvenuto solo dopo uno dei diversi esposti presentati per il degrado ambientale.

Qualcosa è cambiato: il numero dei topi che correvano sui rami più alti degli alberi è diminuito, come è drasticamente diminuito il numero delle zanzare, perché finalmente si sono decisi a bonificare la vasca con l’acqua, nel giardino interno.

Non so se sia il minimo sindacale, perché questa è la conseguenza della presentazione di diversi esposti, l’ultimo dei quali era stato recepito dall’assessore all’ambiente del Comune di Milano. In quell’occasione avevamo organizzato una riunione di protesta tra condomini e avevamo discusso approfonditamente della questione. Devo dire che le responsabili del Comune avevano ascoltato con attenzione, ribadendo però che non avrebbero potuto fare molto. Vengo poi a sapere dai giornali “che contano” che il sindaco di Milano ha contribuito in maniera determinante a risolvere la situazione. Sarà, ma, oltre a non aver mai avuto il piacere di conoscerlo, non riesco a capire quale sia stato il suo apporto. A meno che non si pensi che qualunque cosa facciano i collaboratori sia merito del loro capo.

Comunque non ho mai avuto il piacere di conoscere neanche il proprietario cinese: non c’è mai; è sempre in giro per il mondo. Tempo fa aveva lasciato il suo numero di telefono sul portone d’ingresso e lo avevo trascritto. All’inizio mi rispondeva, dicendomi che era in Tailandia e in altri posti dall’altra parte del mondo: adesso non mi risponde neanche più.

Anche perché c’è un’altra questione da considerare: nel giardino della casa di Leonardo il proprietario cinese ha messo un cane da guardia, un pastore tedesco, che abbaia di continuo spesso senza una ragione effettiva e che dà un notevole fastidio a tutto il vicinato. Abbaia anche di notte e talvolta in maniera molto forte, per cui io spesso mi sono svegliato improvvisamente. Anche mettendo i tappi nelle orecchie lo si sente lo stesso, essendo bello grande (credo che abbia cinque anni) e molto robusto.

Abbiamo, non solo io, ma anche alcuni vicini, chiamato i carabinieri, telefonato alla polizia, ma nulla da fare: dicono che, essendo all’interno dell’abitazione, loro non possono intervenire perché non è disturbo alla quiete pubblica. L’unica cosa che sanno dire è “presenti un esposto”, come se questa fosse la soluzione al problema. Abbiamo provato a sentire anche la protezione animali, ma niente da fare: loro si informano sulla salute del cane, se mangia a sufficienza, non sulla salute mentale delle persone umane, che sono sempre meno considerate. Per farvi capire la situazione dirò che una signora, che aveva un piccolo cane che lasciava sul balcone quando usciva, ha scelto di trasferirsi altrove, perché la sua cagnetta abbaiava continuamente per rispondere al pastore tedesco. Il quale pastore tedesco adesso continua ad abbaiare anche se la cagnetta non c’è più. Questo comportamento è indice di un disagio, che probabilmente deriva dall’essere “confinato” nel perimetro di quel giardino Il proprietario è convinto che gli basti quello spazio e quel compito da svolgere, ma è evidente che il cane soffre sia per essere obbligato a rimanere sempre in quell’ambito ristretto, sia perché non sente di essere voluto bene. Sì, ho dovuto constatare che è questa la radice del suo disagio: il fatto di non avere un rapporto con un essere umano, di non avere un padrone cui obbedire perché sente di essere amato da lui.

martedì 13 agosto 2024

SFACELO E CROLLO DELL'OCCIDENTE - 3

Dalla blasfema cerimonia di apertura olimpica di Parigi, (vedi qui), simbolo del degrado dell’Occidente,  ho allargato l’orizzonte all’intera Francia e all’Inghilterra, (vedi qui), causa e vittime dell’abisso in cui ci stanno facendo cadere.

Il panorama mondiale, in cui questi sfaceli si inseriscono, è ancora meno rassicurante. Andiamo a vederlo.

Ancora oggi, ed a ragione, si discute su chi abbia realmente vinto la seconda guerra mondiale. La vulgata ha sempre messo sul podio USA e Unione Sovietica con l’Inghilterra e, pur senza particolari meriti, la Francia.

L’Unione Sovietica è implosa nel modo che sappiamo, sostituita dalla Federazione russa che, partendo dallo sfacelo sovietico, si è risollevata economicamente, militarmente e come prestigio internazionale.

Gli USA, vincitori incontrastati, hanno dominato per oltre 70 anni creando un impero che adesso, a sua volta, sta implodendo miseramente a seguito dei marchiani errori attuati, figli dell’arroganza del potere.

Inglesi e francesi  hanno continuato a sfruttare l’onda lunga dei relativi imperi continuando la precedente occupazione coloniale col peggior post-colonialismo utilizzando governi fantoccio, facendo sparire o assassinando oppositori e Presidenti regolarmente eletti, depredando le risorse locali con la corruzione, favorendo sfacciatamente le proprie imprese. Adesso ballano sull’orlo dell’abisso.

 I governi africani sono stati dinastie presidenziali sorrette da Parigi e Londra, ereditarie da padre in figlio.

Il futuro è del sud del mondo. Il futuro è dell’Africa che ha preso coscienza delle proprie potenzialità. l futuro è dei BRICS che lavorano da oltre 20 anni per creare l’alternativa al monopolio USA ed hanno già reso il mondo multipolare sconfiggendo il globalismo dominato dal pensiero unico.

Per l’Africa il futuro non è domani, ma lo sarà dopodomani. Le vecchie dinastie post-coloniali sono state sradicate ma sostituite da strutture militari, le uniche organizzate per seppellire un’epoca. Ma il popolo ha preso coscienza che il mondo si può cambiare. Forse ci vorrà una generazione, ma la strada è tracciata.

Chi non si rende conto dei cambiamenti epocali già avvenuti, e di quelli che verranno, siamo proprio noi che ci riteniamo informati perchè ci abbeveriamo dove vuole il padrone senza capire che le fonti sono ormai aride o inquinate o entrambi.

Le elite, che sono coscienti di essere alla frutta, puntano tutto sulla guerra, unico toccasana ai loro problemi.

Finora le scelte USA sono state dettate dagli inglesi e da Israele, o da entrambi in combutta, ma questo non si può dire, perché il vero potere è quello di cui non si può parlare male. Anzi non se ne deve parlare e basta.

Ancora oggi non si sa chi ha ordito l’assassinio di J.F. Kennedy. Le due piste calde sono sempre state quelle relative a chi aveva maggiore interesse a farlo quindi si doveva indagare, principalmente, in due direzioni:

-          La prevista nazionalizzazione della Federal  Reserve che invece è tuttora una banca privata che detta la politica monetaria degli USA, analogamente alla BCE, che è pure privata, per l’Unione Europea;

-          La costruzione della bomba atomica da parte di Israele, dove le visite ai siti di sviluppo non vennero mai eseguite, dopo la morte di Kennedy, lasciando mano libera a Ben Gurion ed ai suoi successori.

Oggi i nodi vengono al pettine.

Le scelte statunitensi sono state sempre indirizzate a garantire all’anglosfera il benessere trascorso. Per fare questo occorreva che i cittadini americani continuassero nell’illusione del benessere crescente senza rendersi conto che si stavano erodendo le fondamenta dell’intera costruzione.

Il benessere americano è stato costruito stampando dollari con il ciclostile e distribuendoli in tutto il mondo per sostenere lo sviluppo USA. Tutti erano obbligati a pagare in dollari le forniture di petrolio, a seguito degli accordi tra USA e Arabia Saudita dopo che Nixon (1972) aveva seppellito la convertibilità del Dollaro in oro. Quindi tutto il mondo necessitava di dollari e la FED li stampava.

Da quando la Cina paga in Yuan e l’Arabia Saudita è entrata nei BRICS, i dollari servono di meno. Da quando Putin si fa pagare Gas, Petrolio, cereali, fertilizzanti, oltre ad armi e servizi, in Rubli, i dollari servono meno.

Ormai il mondo guidato dal Dollaro è finito. I dollari devono tornare a casa e creano inflazione.

L’Europa aveva creato l’Euro nel’illusione di contrapporsi al Dollaro, ma gli inglesi ne sono sempre rimasti fuori. Come energia gli inglesi hanno usufruito dei giacimenti del mare del nord mentre il resto dell’Europa poteva usufruire di petrolio e gas a basso prezzo in arrivo dalla Russia. Sono stati chiusi i rubinetti. Fine della pacchia.

L’inflazione provocata dall’eccessiva dollarizzazione esportata nel mondo si è rivoltata contro gli stessi USA dove oggi, praticamente, una vera classe media non esiste più. Una famiglia con un reddito di 100.000 dollari annui, che sarebbe un reddito da benessere, è quasi al limite dell’indigenza dopo aver pagato tasse, mutui, scuola figli, auto, bollette, ecc. Con 200.000 si riesce, forse, ad arrivare a fine mese senza fare debiti, ma senza riuscire a risparmiare nulla.

L’aumento energetico per l’Europa si è, nell’immediato, tradotto in un vantaggio per gli USA, che hanno venduto a noi europei i loro surplus energetici. Questo, però, ha provocato anche un aumento dei prezzi negli USA che a sua volta ha aumentato l’inflazione e ridotto ancora il potere d’acquisto dell’americano medio.

Trump aveva cercato di rompere questo cerchio perverso. Aveva chiuso il capitolo Iraq e pianificato il ritiro delle truppe dall’Afganistan, senza indire, per la prima volta da decenni, alcuna nuova guerra. Biden l’ha attuato in modo vergognoso e, rompendo con Putin che controllava la frontiera dal nord, ha consegnato l’intero Afganistan ai talebani dopo 20 anni di guerra inutile. Quando si dice della miopia ……

La rottura principale causata da Trump rispetto al periodo precedente, fino ad Obama, è stata di tornare a privilegiare gli interessi americani senza sottostare ai diktat inglesi e francesi e limitando le lobby ebraiche che comunque non si riesce ad estirpare.

Questo non era tollerabile per l’anglosfera, e infatti non è stato tollerato, cercando di eliminare Trump in tutti i modi. Dai brogli elettorali, a favore del fantoccio Biden, poi, per evitarne la ricandidatura, per via giudiziaria, fino a tentarne l’eliminazione fisica. E ancora mancano 4 mesi a Novembre.

La guerra in Ucraina, come tutti sanno, è iniziata sotto Obama nel 2014 e non nel 2022 con Biden.

Doveva essere un segnale per ribadire la supremazia occidentale umiliando la Russia che doveva accettare la NATO alle porte di casa. Sembra strano che il nemico degli USA sia la Cina ed invece l’obiettivo è rivolto contro la Russia. Il piano era di smembrare la Russia in tanti piccoli stati insignificanti, che non fossero di supporto alle nazioni europee e, soprattutto, alla Cina e non ne garantissero le frontiere terrestri, per poi attaccare in seguito la Cina isolata.   Il fatto che Putin sia andato a vedere le carte dell’avversario ha sparigliato il gioco ed il piano si è trasformato in un boomerang che ha colpito chi lo ha lanciato.

L’attivismo di Boris Johnson in merito è stato emblematico: la provocazione doveva servire a sconfiggere la Russia, quindi non si può instaurare una trattativa di pace! Occorre che la Russia sia sconfitta, che la Russia sia costretta a pagare i danni delle distruzioni , come avvenne per la Germania dopo la prima e la seconda guerra mondiale. Pura illusione, ma a questo siamo.

Lo stesso Macron, che a inizio 2022 predicava di non umiliare la Russia, contro cui stava combattendo e perdendo in Africa, adesso è fra gli oltranzisti più accesi arrivando alla proposta di inviare truppe, su cui la stessa NATO ha forti dubbi, facendolo già con specialisti e intelligence, però sottobanco.

Al solito gli inglesi non operano quasi mai in prima persona ed erano stati chiamati i polacchi a fare da apripista, prima del pesante intervento di Boris Johnson, con il Presidente polacco Duda, che aveva infiammato la riunione NATO 2 settimane prima del viaggio di Johnson a Kiev.

Visto che l’obiettivo è la guerra, ed occorre scongiurare qualsiasi tentativo di trattativa, i servizi segreti inglesi (MI6) hanno pianificato l’incursione ucraina in Russia. L’attacco a Kerson, tuttora in corso, non ha alcun senso,  tattico o strategico che sia. Una assurdità da qualunque punto la si guardi, meno che da quello inglese.

I servizi segreti di sua Maestà hanno individuato il punto più debole di tutta la frontiera russo-ucraina, con soli soldati di leva a presidio, convincendo Zelensky ad attaccare li e penetrare a fondo. Hanno attaccato a sorpresa con unità d’elite mobili, spostate dal Donbass che adesso è più sguarnito che mai, per cercare di arrivare alla centrale nucleare di Kursk, visto che non riescono ad avvicinarsi a quella di Zaporizhja. L’unico scopo era proprio quello di cercare un incidente nucleare tale da scatenare una reazione scomposta (della Russia o della NATO è uguale) ed estendere la guerra da regionale a totale. La giustificazione di avere un territorio russo da gettare sul tavolo delle future trattative è da insensati. Putin non tratterà mai con parte del proprio territorio occupato, che infatti sta riconquistando.

Dopo la prima sorpresa, comunque colpevole, e le prime risposte scomposte, la vera reazione russa ha fermato gli ucraini e, come sembra, Putin non ha più neanche fretta a ricacciarli indietro. Li ha isolati e li prenderanno per fame, e mancanza di carburante e munizioni.

Ma non commentiamo tanto le operazioni sul terreno, quanto le strategie che gli inglesi inducono negli ucraini per arrivare alla guerra e che fanno il paio con quanto sta facendo Netanyahu a Gaza e contro l’Iran.

La mano di velluto, ma ferma e decisa, di Putin scombussola le trame guerresche dell’anglosfera.

Come armamenti la Russia è più avanti dell’occidente, la sua produzione industriale, concentrata nel settore militare, marcia a valori doppi di tutte le nazioni occidentali, compresi gli USA, messi insieme. Gli mancano i componenti elettronici, ma non ha importanza perché quelli li ha la Cina.

Lo storico viaggio di Nixon in Cina, successivo alla politica del ping-pong, mirava ad allontanare la Cina, allora agricola e dormiente, dal colosso sovietico. L’occidente l’ha trasformata nella manifattura planetaria e, mentre si modernizzava tecnicamente e industrialmente al proprio interno, piantava bandierine in Africa e in Asia, contribuiva a fondare i BRICS, modernizzava il proprio esercito e marina e sviluppava nuove tecnologie.

Oggi il vero tallone d’Achille della Cina è al suo interno, non all’esterno. E’ il mancato sviluppo della propria classe media. Il benessere è arrivato in molte delle sue province, ma due eventi l’hanno fermata: prima  l’azione di Trump con la richiesta di reciprocità e l’aumento dei dazi, poi i blocchi susseguenti al COVID.

Finchè bastava una ciotola di riso per sopravvivere, un cinese che ne aveva due si poteva ritenere ricco. Quando vedi un pò di benessere,  secondo i parametri occidentali, e poi ti viene tolto, la situazione può virare al tragico.

Se la Russia ha fatto l’errore di non sviluppare una propria industria nazionale, eccetto che nel settore militare, la Cina ha fatto l’errore di non sviluppare un proprio mercato interno. Vive di esportazione comprimendo i consumi interni che non fanno da traino se le esportazioni si fermano.

Non cito i dati, pur disponibili, limitandomi ai ragionamenti che ci sono dietro. Il blocco delle esportazioni a causa del COVID, preceduto dal rallentamento causato dai dazi imposti dagli USA di Trump, hanno rischiato di rompere il giocattolo di Xi Jinping.

Una potenziale classe media cinese bloccata dopo aver intravisto un illusorio benessere è la cosa peggiore che il regime cinese possa affrontare. Il colosso immobiliare cinese, Evergreen, è stato fatto fallire dopo che gli immobili costruiti sono rimasti invenduti per centinaia di miliardi. Una rivolta del mancato ceto medio costretto a regredire sarebbe mille volte più esplosiva e pericolosa di piazza Tien An Men.

Oggi la Cina ha un enorme apparato industriale, una disponibilità infinità di materia prima (africana) ed energia (dalla Russia), ma non ha abbastanza clienti esteri per mantenere i proprio sviluppo. Molte aziende occidentali stanno andando via dalla Cina, preferendo il Vietnam, la Thailandia o altri paesi asiatici.

La Cina è alla disperata ricerca di clienti per i propri prodotti. In futuro sarà l’Africa, ma al momento mancano.

Bene ha fatto la Meloni a disconoscere la “Via della seta” concordata dal Governo di “Giuseppi” Conte che ci aveva portato ad un deficit commerciale di 40 miliardi di Euro l’anno. Non si sa ancora cosa la Meloni abbia concordato nel suo ultimo viaggio a Pechino, ma forse in futuro il rapporto potrebbe essere più equilibrato.

La necessità di insediamenti esteri, necessari alla Cina per aggirare i dazi, si sposa con la nostra necessità di attrarre investimenti e creare lavoro da noi. Vedremo cosa ci riserva il futuro in merito, se ce ne daranno la possibilità.

Intanto è palese che la nostra posizione è centrale nello scacchiere mondiale ed è strano (ma forse neanche tanto) che anche di questo nessuno parli.

Il futuro, dicevo, sarà in Africa e nel sud del mondo.

Noi siamo gli unici che possiamo operare, in Africa e nel terzo mondo in generale, senza le zavorre di inglesi e francesi. Siamo gli unici che abbiamo buoni rapporti sia con gli USA (di cui siamo vassalli) che con la Cina.

Gli unici possibili ambasciatori dell’Occidente in Africa siamo noi, e gli Stati Uniti lo sanno bene. Se il prossimo Presidente USA sarà Trump, potremo operare congiuntamente e riempire di contenuti il “Piano Mattei” che, al momento, è solo una scatola vuota. A vantaggio nostro e degli USA.

Con la crisi conclamata di Francia e Inghilterra, con le Germania in recessione, con l’UE che non riesce ad incidere per nulla, ne sulla crisi ucraina ne nel Medio Oriente, puntando solo sull’escalation del contenzioso per innescare la terza guerra mondiale, la nostra posizione potrebbe essere, forse, l’ago della bilancia.

Il declino della Francia sarà inesorabile e l’Inghilterra la seguirà nel crollo, se la parola non verrà data alle armi.

Non vedo però, nell’orizzonte romano, dei personaggi che possano avere il peso e la lungimiranza politica di comprendere il momento storico in cui ci troviamo ed agire rimettendoci in gioco e riconquistando il posto che, anche geograficamente, dobbiamo avere e che abbiamo storicamente sempre avuto.

Speriamo che ce ne diano il tempo, prima che apparecchino per servirci sul piatto la terza guerra mondiale.

Enzo Fedele

sabato 10 agosto 2024

SEGNI DI ALLUCINAZIONI

Oggi i giornali italiani, che poi sono di proprietà dei grandi gruppi stranieri, aprono in prima pagina raccontando di una riscossa dei principali burattini criminali su Putin, Trump e il popolo Palestinese. 

In questo quadro di criminali manca di essere citata la von der Leyen. 

Il fatto è che a distanza di tre mesi dalle elezioni americane la cabala massonica, sionista, satanista, globalista con tutti i suoi nani e le sue ballerine cerca con ogni mezzo di fermare l'elezione di Trump alla guida degli Stati Uniti. 

Tutto questo, per chi ancora non l'avesse capito, significa per lor signori la fine del folle progetto per l'istaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale Totalitario Satanista. 

Fabio Gabellini

venerdì 9 agosto 2024

L'Italia è ufficialmente cobelligerante con l'Ucraina

 L'Italia è ufficialmente complice dell'Ucraina - TeleRagione


L'utilizzo delle armi Nato per l'attacco delle forze ucraine in territorio russo, allarga il solco tra l'Europa occidentale e la Federazione Russa, rendendoci nei fatti complici di un'aggressione, che non si pone obiettivi militari, ma che colpisce soltanto i civili dell'area.
Dopo le sanzioni, questo è sicuramente il colpo più duro per i nostri rapporti con la Russia e probabilmente l'obiettivo è proprio questo, allontanare nel tempo qualsiasi possibilità di riconciliazione tra i due blocchi.

Nel frattempo aumenta il livello di censura in Europa, come ben sottolineato da Elena Basile sul Fatto di ieri. È sempre più necessario allontanare l'opinione pubblica dai fatti, attraverso la rimozione sistematica di tutti i contenuti in contrasto con la narrazione domimante.

Chiudiamo con due parole sulle Olimpiadi di Parigi, vero e peoprio specchio del decadimento culturale e sociale dell'Europa.



PUOI SOSTENERE IL LAVORO DI TELERAGIONE AL LINK:

https://visionetv.it/aiuta-giorgio-bianchi/

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sabato 3 agosto 2024

165 GIORNALISTI UCCISI A GAZA

 165 giornalisti morti a Gaza in dieci mesi. Israele fa strage anche dell’informazione.


A Gaza muoiono tutti, anche i giornalisti. Già, perché quel martoriato lembo di terra che è la Striscia oggi è il posto più pericoloso al mondo anche per chi è lì per informare, documentare e riprendere gli orrori di una guerra feroce. I numeri possono disumanizzare – si tratta di persone con volti, nomi e destini – ma rendono concreta l’idea di quel che sta accadendo: ogni due giorni a Gaza muore un giornalista. Contro ogni legge morale e in barba al diritto umanitario internazionale che vorrebbe garantita la protezione dei civili, compresi i giornalisti.

Gli ultimi barbaramente uccisi sono Ismail Al-Ghoul e Rami Al-Reefi. Erano rispettivamente un reporter e un cameraman al lavoro per Al Jazeera e si trovavano a bordo della loro auto, parcheggiata al di fuori del campo profughi di Al-Shati. Non sono mai più usciti vivi da quella macchina. Nei video che hanno fatto il giro del web si vedono chiaramente i corpi mozzati dei giornalisti. C’è sangue ovunque, ma la scritta “press” si legge ancora.

La dinamica del crimine è, se possibile, ancor più agghiacciante. I reporter erano ad Al-Shati per un collegamento in diretta con l’emittente araba, davanti alla casa di Ismail Haniyeh, il leader di Hamas ucciso a Teheran dagli israeliani. Nel video registrato si notano dei droni dell’IDF in esplorazione, mentre sorvolano tutta la zona del campo profughi. Altri giornalisti e testimoni hanno dichiarato che un drone ha lanciato un razzo vicino alla posizione dei reporter di Al Jazeera, spingendoli così ad abbandonare la diretta, nel tentativo di cercare riparo in qualche edificio circostante. Poco dopo i due si sono rifugiati nella loro auto, che portava la scritta “TV” sul  tetto. Ma questo non è bastato a salvargli la vita. Da un drone israeliano è partito un missile guidato che ha colpito il veicolo, uccidendo sia Ismail Al-Ghoul che il suo cameraman Rami Al-Reefi. C’è stata poi un’altra vittima, un bambino che si trovava sempre nelle vicinanze di via Ayadia, a ovest di Gaza City.

Segue...

https://it.insideover.com/guerra/a-gaza-ogni-due-giorni-un-giornalista-viene-ucciso.html

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venerdì 2 agosto 2024

SFACELO E CROLLO DELL'OCCIDENTE - IL LIBOR

 Ho preso spunto dalla cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Parigi, obbrobriosa, blasfema e quant’altro, ma soprattutto emblematica rappresentazione dello sfacelo in cui siamo caduti.

Siamo ad una svolta della Storia, dicevo, (vedi qui) ed è importante comprenderlo,  prenderne coscienza e operare di conseguenza. Per comprendere i problemi attuali dobbiamo partire un po’ da lontano.

Il mondo, oggi, è diviso tra G7 e BRICS+ . A noi viene mostrato il G7 come massimo organo economico, politico, e finanziario mondiale. Nessuno dice che ormai il centro del mondo è altrove e, in particolare, è mosso e indirizzato dai BRICS. Il Dollaro è in caduta libera e l’Euro è praticamente inesistente.

Da quando, nel 2014, gli USA hanno applicato le sanzioni alla Russia per la Crimea, poi inasprite con demenziali pacchetti a ripetizione  dall’invasione Ucraina del 2022, il mondo ha scoperto quanto sia fallace finanziarizzare l’economia che è sempre più lontana sia dalle materie prime che dall’oro e argento come beni rifugio. La Russia e la Cina ci hanno fatto vedere che con i dollari non si mangia, e tanto meno con gli Euro.

Gli USA, di contro, hanno continuato le politiche da potenza dominante attuate dal dopoguerra, continuando a stampare Dollari per mantenere il proprio benessere ed esportando inflazione nel resto del mondo.

Un primo stop si era avuto nel 2008 con lo shock della Lehman che aveva sconvolto le finanze mondiali.  Si era pensato, allora, che la bolla finanziaria avrebbe portato una maggiore sobrietà mentre, invece, si è sempre più incrementato l’uso disinvolto dei mercati in due diverse direzioni:

a)     - i derivati, da parte di finanziarie improbabili ma che godono di buoni e irrealistici rating;

b)     – la stampa a ciclo continuo di nuovi Dollari immessi sul mercato da parte della Federal  Reserve USA.

Queste anomalie erano arrivate al capolinea già nel 2020. La crisi COVID è servita, fra le altre cose, a coprire questi eccessi inventando la necessità di continuare a stampare Dollari, (Euro da parte della BCE), per sostenere l’economia messa in ginocchio dal virus.

Si sperava, passata la pandemia e finita la ricreazione, che si sarebbe ritornati al buon senso. Invece niente. La FED continua la stampa a ciclo continuo trasformando carta straccia in valuta verde che nessuno vuole più.

A questo si aggiunge un altro fenomeno da baraccone attuato ed amplificato da noi europei  e che è bene spiegare sperando di non finire in tecnicismi difficilmente comprensibili.

Finora il Dollaro è stato la moneta di riferimento per le transazioni mondiali. Uno straniero può ottenere dollari attraverso il sistema delle banche corrispondenti. Ad esempio la nostra banca italiana gestirà il deposito con la sua corrispondente di New York cambiando in dollari il deposito che qui è gestito in Euro.

Se chiediamo un prestito in dollari. E se viene accordato, l’attività in dollari della nostra banca, pareggia con la passività in dollari a nostro favore. E’ il principio della partita doppia.

Prima anomalia: con questo metodo si sono creati dollari senza che il sistema bancario americano sia stato coinvolto in alcun modo. Cioè si creano, in questo modo, degli eurodollari che circolano e sono utilizzabili, ma creati al di fuori dei circuiti finanziari controllati dalla FED.

La seconda anomalia è ancora più inquietante.

I tassi interbancari per regolare questi flussi sono FINORA definiti dal LIBOR – London Inter Bank Offered Rate.

Il LIBOR è un indice gestito dal BBA (British Banking Association)  che sintetizza la media dei tassi per prestiti tra banche di fondi senza garanzie. In realtà è un indice che un panel di banche dichiara di adottare quando prende a prestito fondi senza garanzie specifiche e per periodi brevi, da una notte ad un massimo di 12 mesi.

Gli indici LIBOR vengono pubblicati in 10 valute diverse (Dollaro USA, Euro, Sterlina, Franco svizzero, Yen, Dollaro canadese, Dollaro australiano, Dollaro neozelandese, Corona danese, Corona svedese) e ai LIBOR sono agganciati altri indici, tra cui l’EURIBOR, utilizzato nelle transazioni tra noi comuni mortali per mutui bancari, rimborso per carte di credito, prestiti vari alle famiglie ecc.

Anni fa c’era stato uno scandalo e si era scoperto che l’indice LIBOR era taroccato ad uso e consumo di un gruppo di banche che lo modificavano a piacimento, fuori dai canoni ordinari.

La FED  ne fu informata già dal 2008 e informò la Banca d’Inghilterra Né le autorità USA ne quelle inglesi fecero nulla finchè la Barclays, la seconda banca inglese per asset,  venne sorpresa con le mani nella marmellata ed ha dovuto ammettere la propria responsabilità nel manipolare i LIBOR patteggiando una multa da 290 milioni di Sterline (all’epoca oltre 450 milioni di dollari). In realtà sono coinvolte nello scandalo almeno altre 12 banche, tra cui Deutsche Bank, Citigroup, Icap e UBS.

Sembra che al LIBOR siano legati più di 800 mila miliardi di dollari (non è un errore di battitura), in titoli, swaps, prestiti, ecc.

Con questo meccanismo perverso, anzi con la somma dei due (manipolazione dei tassi e creazione indebita di moneta) una variazione dei tassi della FED di 0,1 – 0,2% si riverbera in un aumento del 2 - 4%. Aumenti dell’1 o 2% diventano alla fine dell’8 – 9% sino ad arrivare, ad esempio nei piani di rimborso delle carte di credito, anche al 16%.

Questo ha provocato diverse anomalie tra cui, oltre a privare la FED della reale possibilità di dettare la politica monetaria sulla propria moneta, anche di alzare l’inflazione in UE e USA con le manipolazioni londinesi.

Già da tempo la FED, visto il complice immobilismo di Londra, è corsa ai ripari ed ha creato un nuovo indice, il SOFR, gestito in proprio e senza interferenze. Da oltre 5 anni il SOFR è già attivo e sperimentato.

La notizia, che nessuno dice, come se non fosse importante o, addirittura, come se non esistesse, è che dal 30 settembre di quest’anno, quindi fra 2 mesi, il LIBOR verrà totalmente abolito e, dopo 50 anni, sparisce.

Questa lunga spiegazione, di cui chiedo scusa, era indispensabile per comprendere il quadro visto che la sparizione del LIBOR comporterà uno sconvolgimento epocale che potrebbe portare al crollo dell’intero sistema creditizio.

Sparito il LIBOR le banche dovranno utilizzare il SOFR e rientrare dei Dollari (creati artificialmente) che non hanno e molte banche potrebbero entrare in crisi. Non è neanche importante fare dei nomi, perché basta che anche una sola banca vada in default per innescare un effetto domino che farà crollare tutto.

I contratti superiori a 6 mesi sono già stati cancellati da oltre un anno e dal 30 settembre anche quelli  entro i 6 mesi, finiranno. La FED stima che ancora oggi il giro di dollari sottostanti a questo meccanismo valga almeno 74.000 miliardi di dollari con banche inglesi e francesi a fare la parte del leone e dovranno rientrare delle esposizioni create artificialmente.

Ricordiamo, per chi pensasse che evochiamo terremoti a sproposito, che l’ultima volta che una grande banca dovette regolarizzare in emergenza le proprie posizioni in dollari, la UBS subito dopo la crisi subprime, la Svizzera dovette rinunciare al proprio segreto bancario, come segno di buona volontà, prima di poter autorizzare il salvataggio della banca.

Il problema potrà coinvolgere interi paesi in eventuale deficit commerciale che dovessero chiedere dollari per comperare beni (energia, cibo, fertilizzanti, tecnologia) e non potranno più rivolgersi alle proprie banche. Devono vendere la propria valuta per acquistare dollari oppure rivolgersi alla FED.

E’ quanto è già accaduto in Italia dopo la famosa crisi dei subprime. L’Italia era in deficit e venne chiamato Mario Monti per strozzare i nostri consumi e riequilibrare la bilancia commerciale italiana per mettere in sicurezza l’intera Unione Europea. Anni dopo era stato lo stesso Monti, in una intervista alla CNN, a rivendicare compiaciuto di aver completato la missione con esito positivo: aveva devastato l’intera nazione e distrutto la domanda interna italiana (e ancora ne sentiamo le conseguenze), ma con questo l’intera UE era stata salvata dalla necessità di comperare dollari per rimanere in piedi.

Oggi noi, anche se abbiamo molti atri guai, siamo in leggero surplus commerciale, come anche la Germania. La Francia, invece, è sull’orlo del baratro, non è disposta a fare sacrifici, è senza governo e nel pieno caos istituzionale. Quando, e se, il nuovo governo si insedierà a Parigi sarà a trazione sinistra, ancora meno disponibile a sacrifici, quindi determinata a continuare a fare la cicala oltre le proprie possibilità.

Anche l’Inghilterra, benchè senza il vincolo dell’Euro e fuori dalla UE, è in guai analoghi.

Con la Francia che necessita di liquidità e in forte deficit commerciale, la Germania non è certo disponibile ad allargare i cordoni della propria borsa.  L’approccio tedesco è sempre stato di lotta feroce all’inflazione e al deficit di bilancio e se la zona euro dovesse andare in default non è disponibile a vender Euro per comperare dollari e pagare le bollette e gli eccessi altrui, in primis dei francesi.

La Francia del resto  è da tempo in una spirale involutiva che la sta trascinando in un abisso senza fondo.

Dal 2013, cioè dalla prima crisi del Mali, dove le truppe francesi furono costrette ad un intervento diretto, le rivolte nelle ex colonie francesi  si sono ampliate e ora tutta la striscia del Sahel, dal golfo persico all’Atlantico, cioè dal Sudan al Senegal ed alla Guinea,  ha subìto cambi di regime che hanno eliminato le vecchie dinastie fantoccio sostenute sottobanco da francesi e USA ed ora sono retti da militari più vicini alla Russia ed alla Cina che all’occidente. Lo stesso Franco CFA, la valuta utilizzata in Africa ma gestita da Parigi che ha nei suoi forzieri l’oro africano come riserva e che si fa profumatamente pagare per la gestione pelosa, è in crisi e, in larga parte, non viene più utilizzato. Sono stati rivisti tutti i contratti capestro di fornitura di materie prime, compreso l’uranio indispensabile alle centrali nucleari francesi.

La Francia inizia ad accorgersi che non ha più un impero, proprio come i dirimpettai al di la della Manica, cioè nel Regno Unito, con oltre un secolo di ritardo.

Entrambi, Francia e Regno Unito, si sono finora comportati come se i due imperi esistessero ancora e, quando la realtà contraddiceva i sogni, occorreva cambiare la realtà. Finora lo hanno fatto per strade differenti, ma per raggiungere il medesimo obiettivo.

La Francia ha utilizzato governi fantoccio nelle ex colonie africane con assassinii eccellenti di Presidenti  contrari o dubbiosi, con sommosse e guerriglie finanziate sottobanco, con pressioni economiche e finanziarie. La Gran Bretagna si è mossa, invece, con più discrezione, tramite i servizi segreti (MI5 e ancora di più con MI6, i servizi militari), destabilizzando ed operando a livello economico e finanziario.

Con la fine del LIBOR le banche europee non avranno più alcun incentivo a presidiare la piazza di Londra per essere parte del LIBOR panel, anzi, sarà bene stare un po’ lontani da quei siti e il Regno Unito perderà molte delle sue leve per manipolare il mondo .

La Germania, se fosse messa alle strette, potrebbe anche decidere di uscire dall’Euro e tornare al Marco.

Solo un nuovo e potente shock esterno, come 4 anni fa con il COVID, potrebbe giustificare interventi di salvataggio al momento improbabili. Non è un caso che Francia e Inghilterra sono i due Paesi che stanno cercando in tutti i modi di provocare la Russia per allargare il conflitto ucraino, invece di lavorare per trattative e ipotesi di pacificazione. Solo una economia di guerra, che al momento gli stessi USA non vogliono, potrebbe aprire spiragli e far arrivare i dollari dalla FED, con gli USA che hanno i loro problemi a fronteggiare la de-dollarizzazione indotta dai BRICS ed a far rientrare a casa i dollari stampati in eccesso.

Entrambe le due guerre mondiali che hanno insanguinato il XX secolo sono state innescate da pretese e richieste che potevano essere facilmente negoziabili senza arrivare alla due catastrofi planetarie.

Anche adesso sembra che l’intento sia di marciare verso la guerra, sapendo di non poterla vincere ma invocando, poi, la cavalleria USA, come nei due conflitti mondiali,  a salvare i promotori del conflitto stesso.

Ma anche da questa angolazione il panorama è profondamente cambiato. Gli USA non hanno più i primati tecnologici, industriali ed economici del passato. Cina e Russia sono molto più avanti degli USA in molti campi, ad iniziare da quello degli armamenti. La de-dollarizzazione cavalcante ha fortemente minato le stesse basi economiche USA. I BRICS contano molto più dei Paesi del G7, anche se ce lo nascondono, e sempre più conteranno in futuro.

Trump, se gli permetteranno di vincere a novembre, vuole pensare al benessere della propria gente, prima di supportare i capricci europei, cioè il benessere di inglesi e francesi che continuano a vivere ed operare come se i trascorsi imperi esistessero ancora.

Questo si innesta in valutazioni di respiro ancora più ampio che dobbiamo vedere a parte.

Enzo Fedele

giovedì 1 agosto 2024

Sul match Imane Khalif - Angela Carini

 Da quanto capisco - non seguo queste Olimpiadi come forma di boicottaggio privato - oggi nella categoria superleggeri donne gareggeranno Imane Khalif (Algeria) e Angela Carini (Italia).


Auguro all'atleta italiana ogni bene e possibilmente la vittoria. 

Tuttavia c'è un problema non trascurabile. Imane Khalif - secondo quanto riportato dall'International Boxing Association nel 2023 - è biologicamente un uomo, in quanto l'analisi del DNA ha riportato la presenza di cromosomi XY e non XX.

Peraltro, se uno dubitasse dell'analisi cromosomica, uno sguardo alla struttura fisica dell'atleta non lascia molti dubbi.


Ora, in molti sport, e in modo particolarmente rilevante negli sport di combattimento, la differenza biologica tra chi ha avuto una crescita e pubertà maschile e chi ha avuto una crescita e pubertà femminile è molto marcata. La densità ossea è maggiore nei maschi, il che ha due implicazioni: conferisce maggiore resistenza alle percosse e, dipendendo la potenza di una percossa da massa per velocità, l'incremento della massa ossea conferisce maggiore potenza al colpo (le misurazioni medie danno una potenza di pugno maschile del 162% rispetto al pugno femminile). Anche i tempi di reazione sono inferiori e sia le fibre muscolari bianche, da cui dipende la velocità, che rosse, da cui dipende la resistenza, sono mediamente maggiori nei maschi.


Chiedo scusa per essermi soffermato su queste banalità prosaiche, ma in un mondo in cui l'ideologia cancella la realtà, anche l'ovvio deve essere ribadito in forma dimostrativa.


E l'ovvio qui è che mettere su di un ring un atleta geneticamente maschio contro un'atleta geneticamente femmina è una grave scorrettezza. Può darsi che la sorte sia benevola, ma in generale è un'ingiustizia, con potenziali rilevanti rischi fisici. 

(Segnalo un dettaglio forse non noto a chi non ha praticato la boxe. Alle Olimpiadi si utilizza un caschetto per gli incontri. Il caschetto nella boxe è l'apoteosi dell'ipocrisia. Infatti il caschetto limita soltanto le ferite superficiali, i sanguinamenti delle sopracciglia o degli zigomi - preservando gli spettatori - ma i traumi cerebrali legati all'entità della percossa sono esattamente identici, e naturalmente sono quelli ad essere i più pericolosi nel medio periodo.)


Ora, la questione è: come si è potuti arrivare a questo punto?

Storicamente la cesura ideologica su questi temi avviene all'inizio degli anni '70. Fino ad allora le rivendicazioni di genere (first-wave feminism) avevano sollevato il sacrosanto tema dell'eguaglianza formale, legale, dei diritti tra persone di sesso, genere o inclinazione sessuale differente. 


A partire dai primi anni '70 si avvia invece un movimento ideologico con caratteristiche essenzialmente differenti, che non mira più al raggiungimento di diritti legali identici (in Occidente raggiunti), ma ad un non meglio precisato "superamento sostanziale" delle differenze. 


Di questo superamento sostanziale fanno parte numerose battaglie distinte, il cui punto di caduta comune però è il rifiuto della realtà materiale nel nome di una rivendicazione ideologica (o, per chi vi aderisce, ideale). 


Si tratta di una curiosa forma di idealismo, che inizia in sempre maggior misura a negare la realtà come se si trattasse di un improvvido accidente, qualcosa che dovrebbe essere superato di principio dall'autoaffermazione volontaria. Come in una novella forma di idealismo assoluto, l'Io si deve qui imporre al non-Io (alla Natura, alla Materia, alla Società).


Di questa tendenza fa parte il rigetto delle differenze sessuali, viste come latrici di discriminazione, nel nome della "lotta al patriarcato", e ne fanno parte tutte le varie forme di rivendicazione dell'identità sessuale percepita, vista come come superiore all'identità biologica. 


L'intera tematica viene infine presa ostaggio dall'atteggiamento politicamente corretto, che rende ogni discussione aperta di tali questioni difficile, rischiosa, sempre sull'orlo di accuse infamanti. 


Il cerchio così si chiude.


La prima mossa sancisce la superiorità delle pretese idealistiche di una sorta di Io assoluto, che può e anzi deve imporsi sulla materia (sulla biologia, ma anche sulla realtà sociale).


La seconda mossa, mette al sicuro dalle confutazioni le pretese di questo Io assoluto, isolandolo dalle critiche, attraverso una loro delegittimazione a priori (come omofobe, sessiste, retrograde, ecc.).


E cosa resta fuori da questo cerchio splendidamente autoreferenziale? 


Nulla. Nulla salvo la realtà, che anche se i suoi campioni sono stati silenziati, rimane tuttavia testardamente in piedi.

Ed è la realtà che, con i suoi tempi, la sua implacabilità, e purtroppo anche le sue vittime sacrificali, finirà per fare giustizia di questo delirio culturale.


Andrea Zhok

IL REATO DI "FEMMINICIDIO"

 Un DDL che discrimina. Considerazioni sul “reato di femminicidio” introdotto dal Governo Meloni con il plauso dell’Onorevole Valente del PD...