venerdì 31 gennaio 2025

INTERVISTA A STEFANO TARDUGNO (UNIONE PATRIOTTICA)

 


Intervistiamo l'imprenditore Stefano Tardugno, presidente dell'Unione Patriottica, associazione politica e culturale identitaria, fondata nel 1861, che collabora con il centrodestra, pur mantenendo la propria storica autonomia organizzativa e di pensiero. Tardugno è stato dirigente di Alleanza Nazionale (tra i fondatori a Milano) e consigliere municipale per una legislatura.

 

1 - Quale è la sua opinione sull'azione del governo di Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia?

 

All’elencazione dei risultati macroeconomici ufficiali e finanziari provvedono già con zelo i rappresentanti della maggioranza; vorrei parlare di politica. Non tutti a destra la pensano come me, ma io sono soddisfatto di come Giorgia Meloni sta impostando l’azione di Governo: determinata a riportare i nostri valori tradizionali alla guida della società e della cultura. Finalmente stiamo combattendo impostazioni moderniste che sembravano ormai ineluttabili: contrasto dell’orribile cultura woke nella scuola pubblica, opportuno spostamento dei fondi per il gender verso il sostegno alla fertilità, ritorno di condotta e regole di disciplina.

Parimenti, per la prima volta, abbiamo una strategia organica di contrasto all’immigrazione clandestina -che non si fa con strepiti o bloccando qualche decina di miserabili su una nave- ma con un’azione impegnativa e complessa che parte dagli accordi siglati in Africa, passa per una strenua lotta all’interno della UE per giungere all’”operazione Albania”, che sono convinto presto diventerà un modello internazionale.

Siamo ancora all’inizio di un’esperienza di Governo di destra dopo decenni di sodalizio catto-sinistroide: non credo si potesse fare di più, in questi tempi. Giorgia Meloni, inoltre, sta dimostrando un impegno ed una dedizione al lavoro davvero non comuni ed intuisco che le stia costando molto in termini umani e soprattutto familiari; per questo merita ancor più il mio rispetto

 

2 - Come vede politicamente l'Italia nell'attuale contesto internazionale?

 

Se escludiamo le parentesi meritorie con Silvio Berlusconi, dagli anni 90 l’Italia ha avuto un ruolo internazionale ancillare, sottomesso, quasi servile. La svendita della nostra sovranità nazionale alla UE e, fin da prima, le condizioni ancora non rese note dell’armistizio del 43 verso gli americani ingessano la politica estera di un Paese che ambisce a tornare identitario e nazionalista.

Inoltre veniamo da un recente passato di egemonia di governi di sinistra in USA ed UE, idem la composizione del parlamento europeo che ancora vede maggioritario lo schema cattolici politici + sinistroidi che ha partorito disastri soprattutto nell’ultimo quinquennio. In tale contesto Giorgia Meloni è riuscita magistralmente nell’operazione di accreditarsi con questi senza precludersi un’identità di destra e soprattutto la possibilità di entrare in sintonia con i nuovi e più congeniali orientamenti. Non c’è dubbio che oggi i grandi cambiamenti siano nelle mani di Trump, ed altrettanto è evidente il rapporto privilegiato che ha con l’Italia.

In questa condizione favorevole chiedo alla nostra Presidente un passo ulteriore, che le conferirebbe autorevolezza oltre all’affidabilità internazionale: ovvero che abbia il coraggio di essere non solo il punto di riferimento tra USA ed UE ma il cardine della ripresa del necessario dialogo tra paesi Europei e Russia, per me assolutamente indispensabile. Inoltre è indispensabile un ruolo quanto più autonomo possibile dell’Italia nel Nord Africa e mi pare che anche su questo si stia lavorando bene.

 

3 - Cosa ne pensa del rinvio a giudizio del ministro Daniela Santanchè, e sugli avvisi di garanzia alla Meloni e altri ministri?

 

E’ incredibile dover commentare insieme circostanze così diverse! Eppure dobbiamo…

Premesso che non conosco personalmente il Ministro Santanchè e che la stessa è icona, legittimamente, uno stile di vita mondana che non mi appartiene, non si può non vedere come sia vittima di un’ ignobile macchina del fango che si concretizza nel metodo di insinuare, provocare e professionalmente diffamare -accostando circostanze anche private e persone disparate- tipico in particolare delle trasmissioni Piazzapulita e Report che da anni si stanno concentrando alla continua denigrazione di Fratelli d’Italia, coinvolgendo anche personalità ben più importanti del Ministro. Si tratta di vicende legate ad aziende afferenti l’attività privata della Santanchè e che mi pare abbiano ampi margini di finire in assoluzioni. Giorgia Meloni e Mantovano hanno invece svolto un ruolo propriamente di Governo, ritengo corretto nel merito e nell’assoluto interesse nazionale, semmai avrebbero potuto trattare la vicenda con maggiore discrezione... Le accomuna il metodo, sempre lo stesso giornate, serate, ore e tonnellate di carta tutte atte a denigrare il Governo, lo stesso da trent’anni. Ogni potere viene impiegato per opporsi e nuocere all’avversario; questa è la sinistra italiana

 

4 - La regione Lombardia, governata saldamente dal centrodestra, dopo anni di eccellenza, è in affanno, soprattutto sulla sanità e i trasporti. Quale è il suo parere?

 

L’eccellenza si riferisca agli anni 90, gli anni d’oro di Alleanza Nazionale che ricordo bene; la destra che finalmente va al governo e con l’onestà e la determinazione che la contraddistingue diventa il cardine del cambiamento della cosa pubblica in Regione Lombardia. La riforma sanitaria si deve al compianto Assessore Carlo Borsani e garantiva la possibilità ai cittadini di scegliere, per esami e cure, le strutture private convenzionate; tale libertà, paradossalmente, realizzava anche un risparmio economico per la Regione avvantaggiandosi dell’efficienza tipica dei privati. Poi dai primi anni duemila il declino tipico di tutta l’economia Italiana: l’impatto di una moneta mal concepita, realizzata peggio e delle regole imposte per sostenerla artificialmente hanno portato a patti di stabilità assurdi e riduzione degli investimenti nel pubblico. Il privato nel contempo subiva le contrazioni del credito… Basilea due e tre con la necessità di esasperare il profitto da ogni centesimo impiegato hanno portato anche in questo settore letteralmente vitale a stipendi da fame, scarsità di medici e di scuole adeguate, cui oggi si aggiunge anche un reale problema di sicurezza. Finchè non ci libereremo di una casta europea di gretti burocrati ed avidi banchieri tornando a poter investire al di fuori dei patti sul deficit non avremo possibilità di ambire di nuovo a quell’efficienza. Per i trasporti vale analogo principio pur con le sue specificità tecniche.

 

5 - Quali specifiche idee e proposte porta avanti l'Unione Patriottica come movimento apartititico trasversale all'interno del centrodestra?

 

Unione Patriottica è indipendente: non siamo organici a Fratelli d’Italia, seppure abbiamo appoggiato numerosi amici, loro candidati, in Lombardia, in Liguria ed in Europa ai quali ci sentiamo naturalmente vicini per storia personale e valori. Anche per quanto finora esposto aspiriamo a proseguire il cammino nel prossimo futuro, vicini ma paralleli coprendogli il fianco destro… Nello specifico le posso citare due priorità riguardanti quelli che mi paiono gli ambiti in cui chiederei più decisione a FdI. Tutti vediamo lo stato della sicurezza nelle nostre città, degenerato dal degrado della gestione dei precedenti 10 anni; ritengo si debba essere più concretamente vicini al personale delle Forze dell’Ordine sia con regolamenti che consentano loro un’operatività più efficace e sicura con regole d’ingaggio più ampie che con una legge che assicuri la difesa gratuita ad agenti e funzionari che debbano affrontare procedimenti penali o disciplinari, con possibilità di scegliere il legale di fiducia a spese dello Stato, e che li tenga indenni da conseguenze negative su stipendio e carriera fino ad eventuale condanna definitiva.

Altro ambito che richiede urgente attenzione è quello delle Aziende: il Ministro Urso sta facendo bene sui grandi obbiettivi ma se si vuole fare davvero un salto di qualità è necessario concentrarsi sulle esigenze delle piccole e medie aziende che sono sempre più penalizzate da una massa soverchiante di norme vessatorie che ne gravano di fatto il lavoro da risultare ancora più penalizzanti del carico fiscale. Turismo, ristorazione, artigiani ed officine sono bloccate nella produttività da regole, regolamenti nazionali, regionali, europei…: bisogna fare tabula rasa di tutto ciò e provvedere a riscrivere le regole da zero. E’ l’unico modo di poter far loro recuperare valore aggiunto a vantaggio anche del livello salariale e di professionalità dei collaboratori.

E’ necessaria una rivoluzione copernicana in tal senso: più libertà e liberalizzazione con regole poche e chiare da far rispettare severamente ma stop ad assurde autorizzazioni preventive con carichi di documentazione, inutili consulenti, gravosi impegni ed oneri!

giovedì 30 gennaio 2025

TRUMP E L'EUROPA

L’Europa sembra quasi indifferente all’elezione di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti.

E’ solo un modo dolce di introdurre alla tragedia visto che, a parte noi italiani infervorati dal tifo da stadio per la presenza del nostro leader, unico europeo invitato all’insediamento, non si registrano reazioni significative dalle capitali europee.

Prendiamo spunto da un argomento a caso, il riscaldamento globale, che non è neanche tra quelli prioritari, ma emblematico del nostro vivere in un mondo di fantasia svincolato dalla realtà.

Il discorso della Von der Pfitzer a Davos, quasi parallelo all’insediamento di Trump, è suonato come nulla fosse accaduto: “Continueremo a lavorare per fermare il riscaldamento globale”.

Al netto dei discorsi scientifici, quello della Von der Pfitzer rassicura che sull’emergenza climatica e le politiche verdi “l’Europa manterrà la rotta”. Non si sa quale sia la rotta e con quali risorse la manterrà, ma lo farà perché:

  E’ impossibile ignorare il suo impatto;

  L’accordo di Parigi rappresenta la migliore speranza per l’umanità;

  Tutti i continenti devono fare i conti con il cambiamento climatico e noi lavoreremo con tutte le nazioni che voglio fermare il riscaldamento globale;

  I prossimi anni saranno decisivi per restare nella corsa alle tecnologie pulite.

Ha anche accusato la Russia di aver innescato la crisi energetica ed usando il gas come arma per piegare l’Europa. Neanchela memoria è il suo forte e stranamente si è dimenticata di citare alcuni fatti non marginali:

I gasdotti nordstream sono stati fatti saltare in aria (licenza poetica visto che sono condotte sottomarine) dagli USA o, nella migliore delle ipotesi, dagli ucraini, a danno nostro e di Putin;

A inizio anno Zelensky ha chiuso i rubinetti del gasdotto che manda gas a 4 nazioni europee isolando totalmente la Slovacchia e riducendo fortemente gli arrivi in Europa;

Putin ha sempre detto che lui è disponibile a fornire il gas se noi lo chiediamo;

La Russia continua a venderci il suo petrolio ed il suo gas, che noi comperiamo dopo che è transitato dall’India, dal Qatar o da altri, a prezzo maggiorato rispetto alla Russia.

A fronte delle parole della Von der Pfitzer, sopra elencate per punti, è bene vedere, per estratto, le parole spese da Trump per contestare l’emergenza climatica:

 Dobbiamo sconfiggere in modo decisivo i responsabili delle narrazioni false sul clima. L’allarmismo sul clima sta distruggendo l’economia americana, sta indebolendo la nostra società e sta sventrando la nostra classe media. Uno dei compiti più urgenti è finirla con la bufala dell’isteria climatica. Si è voluto confondere l’inquinamento con gli effetti dell’anidride carbonica. La Cina inquina molto e anche l’India, ma anche il Giappone e la Russia. Dobbiamo combattere l’inquinamento, ma questo fanatismo per le attività umane che producono anidride carbonica ci sta davvero danneggiando e non ha nulla a che fare con l’energia verde. L’accordo di Parigi sul clima è un bluff e ci è costato trilioni, trilioni e trilioni di Dollari. Il Green Deal è una ferita economica enorme, auto inflitta e contribuisce ad alimentare l’inflazione incontrollata.

Questo è lo stato dell’arte.

Una UE che volesse almeno guardarsi intorno per vedere come sta cambiando il mondo, cercherebbe di prendere in considerazione queste dichiarazioni. Per controbatterle, se ritenute sbagliate, o adeguare la linea finora seguita.

Invece neanche una parola.

Qui sta la tragedia vera di quello che stiamo vivendo noi europei.

L’Europa trema, ma senza neanche aprire bocca, all’ipotesi dei dazi mirati che ci cadranno addosso mentre sono quasi certo che Trump non farà nulla in merito. Non sono necessari dazi.

Gli basta stare fermo ed attendere il cadavere dello schiavo-alleato sulla sponda del fiume.

Noi acquistavamo il gas dalla Russia a 5 Euro Megawattora, adesso in bolletta il costo è di 50 e dobbiamo ancora dire grazie perché nel 2023 era arrivato ad oltre 80 e la lungimiranza di Draghi proponeva di mettere un tetto a 100 per calmierarlo, ma neanche su questo si era giunti ad un accordo, comunque inconcludente.

Le alternative, come dico da oltre due anni, c’erano e ci sono, ma non sono considerate.

I prezzi finali, sulle nostre bollette, sono calcolati sul prezzo di scambio del gas alla borsa olandese (TTF). Borsa asfittica che scambia meno dell’1% del gas compravenduto in Europa ed è oggetto di feroci speculazioni alle nostre spalle.

Basterebbe modificare la Legge adottando, ad esempio, gli indici di borsa americani e il 95% dei nostri problemi sarebbe risolto. Alla borsa USA il gas, quotato 50 Euro al TTF, viene scambiato a 10. A noi, viene venduto a 40 oltre i costi di compressione, trasporto e rigasificazione. Le aziende importatrici, in primis ENI, che godono di contratti pluriennali con Libia, Tunisia, Algeria, Qatar, lo fatturano a noi a 50 ma forse lo pagano meno di 10.

Altra anomalia è la correlazione del prezzo dell’elettricità a quello del gas che poteva avere un senso, comunque limitato, quando i prezzi erano costanti nel tempo e l’elettricità veniva quasi totalmente prodotta da centrali a gas. Adesso questa correlazione non ha più senso. Purtroppo continua a rimanere così perché non si vuole cambiare il codicillo del regolamento che dovrebbe toccare, ripeto, solo due punti: svincolare il prezzo di vendita dalla quotazione fittizia olandese e troncare la correlazione elettricità-gas. Troppo semplice. Meglio, a fine anno, polemizzare sulla tassazione dei super utili delle aziende energetiche che tanto ci hanno deliziato nel 2023 e 2024.

Ma tornando all’impatto trumpiano che, ripeto, vincerà stando fermo, oltre alla distruzione del tessuto economico europeo provocato dagli alti costi energetici, insostenibili per aziende che vogliano rimanere competitive, ci sono i sintomi evidenti della situazione attuale:

Molte aziende, iniziando da quelle tedesche, hanno traslocato negli Stati USA attratte dai loro incentivi e dalle alte tassazioni europee. Con gli incentivi economici annunciati da Trump per gli USA, oltre agli ulteriori sgravi fiscali previsti, la delocalizzazione negli USA si amplierà condannando allo sfacelo l’industria nostrana;

Trump sventola il deficit commerciale di 230 miliardi di Dollari, da pareggiare, da cui sarebbe afflitta l’economia americana nei confronti dell’Europa. La Germania è in testa con un attivo di 80 miliardi e noi siamo al secondo posto con 43 miliardi di attivo. Si chiama commercio, ma siamo spaventati già dal solo fatto che Trump pone il problema.

Con le crisi aziendali europee e l’incremento di importazione di prodotti energetici dagli USA i conti si ripianeranno automaticamente e Trump non avrà alcun interesse ad una guerra dei dazi che vedrebbe solo perdenti ed aumenterebbe l’inflazione USA che, invece, è il primo nemico che vuole combattere. Aspetterà, a breve, il cadavere del nemico sulla riva del fiume.

Il problema, ripeto, siamo noi europei.

C’è qualcuno che teme una frammentazione dell’UE. Quale frammentazione?

Si opera per frammentare qualcosa che è unito e si vuole dividere. Già adesso il nostro continente è dilaniato e in ordine sparso con Nazioni una contro l’altra armata e senza alcuna guida al vertice. Si va avanti per inerzia secondo gli ordini che arrivano da Davos.

Una UE che impiega oltre 2 (due) anni ad autorizzare l’accordo tra Lufthansa e ITA (ex Alitalia),  che è incrostata di divieti e vincoli ad ogni piè sospinto e non si rende neanche conto delle sfide che si prospettano, non ha un futuro.

Non ci saranno dazi. Il tessuto economico verrà scardinato alla base, oltre quanto non lo sia già.

Se qualcosa ci unisce è lo sfacelo. La politica green, che imperterriti proseguiamo, oltre ad obbligarci ad usare tecnologie, (eolico e fotovoltaico), ormai da tempo in mano ai cinesi, ci obbliga all’adeguamento energetico delle nostre case.

Fra un po', già  adesso, non saremo più autorizzati a compravendere le nostre abitazioni se non rispondono a criteri energetici che solo le nuove costruzioni possono rispettare, con aumenti di costi significativi. Le multinazionali finanziarie, iniziando da Black Rock e Vanguard compereranno a prezzi di saldo il nostro patrimonio immobiliare che non avrà mercato se non dopo profonde e costose ristrutturazioni.

Quando l’Europa parla lo fa con mille voci diverse e tutte stonate:

Trump parla di MAGA (Make America Great Again) e la Von der Pfitzer replica constatando “una spietata rivalità strategica”, che fino a ieri era una unione indissolubile con gli USA, ma senza dare una risposta.

Si sventola il famoso e fumoso piano Draghi per l’innovazione da 800 miliardi di Euro, che l’Europa non sa dove prendere ed in quali settori investirli, senza dire che fatichiamo a spendere quelli da anni sul tavolo del PNRR.

La situazione idrogeologica è catastrofica e noi spendiamo miliardi per le piste ciclabili, per finanziare la chiusura di aziende agroalimentari ed evitare i peti delle mucche destinando i terreni coltivabile a deserti fotovoltaici proponendo in sostituzione proteine ricavate da vermi e cavallette.

Discutiamo se utilizzare starlink di Musk senza neanche proporre una sola alternativa credibile e tacendo che Musk ha oltre 6.000 (seimila) satelliti attivi e che la stessa NASA deve affidarsi a lui, ben da prima che appoggiasse Trump, mentre l’intera Unione Europea ne ha circa 250 e non c’è alcun piano di incremento, con la nostra industria aerospaziale che sarebbe all’avanguardia. Potrebbe essere la prima al mondo se solo avesse i finanziamenti per essere competitiva.

La politica estera ci viene dettata da una ministressa lituana che rappresenta un Paese che non raggiunge la popolazione di Roma o Milano ed ha l’unica fissazione di abbattere la Russia appoggiando l’Ucraina a qualsiasi costo (a nostro carico);

Trump non ha alcun interesse a continuare la guerra in Ucraina. Ha già bloccato tutte le forniture, anche quelle in corso decise da Biden nei suoi ultimi giorni da zombi. Noi sostituiremo gli USA pagando il continuo e mortifero riarmo ucraino a vantaggio dei guerrafondai americani. Trump parla di negoziati mentre da noi, tuttora, nessuno ha mai usato questa parola, a parte Orban e Fico. Continuiamo a discutere solo di quali e quanti armi continuare a fornire per la vittoria impossibile di Zelensky.

Rutte, il nuovo segretario NATO, appoggia Trump nel pretendere di portare al 5% i contributi nazionali alla NATO sapendo che gli Stati non sono in grado di arrivare al 2%. Gli intenti utopistici di Rutte sono mirati  maggior gloria dell’Alleanza Atlantica, quelli di Trump al suo affossamento e sepoltura, con o senza onore,  ma neanche questo si capisce.

La Von der Pfitzer non sa neanche qual’è la maggioranza che la appoggia, ma continua imperterrita verso il baratro in cui ci trascinerà.

La mancata leadership europea non è neanche bilanciata da qualche forte personalità europea. La Meloni vorrebbe fare da cerniera tra Washington e Bruxelles senza considerare che per Trump le relazioni personali sono importanti, ma l’America viene prima.

Trump ha cambiato le regole del gioco. Noi non abbiamo ancora neanche capito quali siano ma siamo illusi di controbatterle rimanendo fermi ed annichiliti dal terrore del nuovo.

Della situazione dei singoli Stati, peggiore dell’insieme europeo, ne parleremo dopo.

Vincenzo Fedele

mercoledì 29 gennaio 2025

INTERVISTA A LALI PANCHULIDZE


 Abbiamo intervistato Lali Panchulidze, presidente di ACIGEA (associazione culturale cristiana ecumenica Italia Georgia Eurasia) e dirigente della UNO (Unione delle Comunità Cristiane Ortodosse, Copte e Orientali in Italia, oltre due milioni di fedeli, divisi in diverse chiese canoniche nazionali), rappresentante di una antica famiglia georgiana, di remota origine bizantina e di tradizione militare, con storici legami sia a est con la Russia che a ovest con l'Europa.

1)    Potresti descrivere in maniera essenziale la situazione attuale in cui è venuta a trovarsi la Georgia?

      La mia patria Georgia ha un governo forte e autorevole, legittimato dalla volontà popolare e un nuovo presidente, finalmente fedele ai nostri interessi nazionali. La coalizione cristiana conservatrice di Sogno Georgiano ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi in parlamento. Le opposizioni in Georgia sono sempre più minoranza, perchè sempre più manovrate e pagate da forze straniere anti nazionali e anti cristiane. Se ne stanno accorgendo anche i georgiani che hanno votato per le opposizioni, anche quelli della diaspora immigrati all'estero, nonostante la pressante propaganda e disinformazione mediatica occidentale mondialista.

2)   Che giudizio dai sull’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Georgia, della Moldavia e dell’Armenia?

      Alle nazioni da lei elencate aggiungerei anche la Serbia, l'Ungheria, la Slovacchia, la Romania. Ma  non parlerei di Stati Uniti d'America, quanto di forze mondialiste che, utilizzando la CIA e la NATO, quanto di ONG e media privati come quelli di Bill Gates e George Soros, da oltre vent'anni stanno destabilizzando i territori ex sovietici e le nazioni ortodosse dell'est Europa, fomentando estremismi, divisioni, proteste e terrorismo. Ma con il nuovo presidente USA, Donald Trump, le cose sono destinate a chiarirsi, cambiare e migliorare.

3)    Qual è il tuo giudizio sulla politica di Putin?

      Io sono innanzitutto una orgogliosa patriota ortodossa e la Russia deve restituirci le nostre storiche regioni di Abcazia e Ossezia, ora occupate. Detto questo, sinceramente, credo che Vladimir Putin sia un bravo presidente per il suo popolo, perchè ne cura gli interessi, oltre che la sicurezza e l'identità. Sotto l'impero zarista di tutte le Russie e poi nell'Unione Sovietica, i nostri popoli, uniti dalla fede ortodossa, hanno convissuto per quasi due secoli. Certo che chi continua a punzecchiare l'orso, si deve aspettare, prima o poi, una sua zampata.

4)    Pensi che la situazione in Ucraina possa essere risolta con l’avvento di  Trump?

      Se Trump non fosse stato sconfitto dai brogli elettorali dei sedicenti democratici, sarebbe stato eletto al posto di Biden e, probabilmente, la guerra in Ucraina non ci sarebbe nemmeno stata. Sono stati i "democratici" americani a gettare benzina sul fuoco, a organizzare il golpe di Maidan e a sostenere le persecuzioni anti russe nel Dombas. Il povero popolo nostro fratello ucraino vuole e merita la pace, non ne può più del regime di Zelensky ma non ha la possibilità di dirlo e di sostituirlo con delle libere elezioni. Questo tremendo conflitto è stato una inutile carneficina che si poteva evitare con la forza della diplomazia.

5)    Qual è la tua posizione nei confronti dell’Unione europea?

      Noi georgiani siamo caucasici ed eurasiatici, quindi, certamente, anche europei. Ma il mio modello  di Europa è quello tradizionale e cristiano delle patrie, del reciproco rispetto e della collaborazione fra stati sovrani, non questa Unione, male gestita da tecnocrati e lobbisti. D'altronde, ai poco informati miei compaesani che, senza capirci nulla, urlano di volere entrare in questa UE, io ricordo, invece, che oltre il 50% degli europei ne vorrebbe motivatamente uscire.

martedì 28 gennaio 2025

INTERVISTA A ROBERTO JONGHI LAVARINI, DETTO IL BARONE NERO

 Abbiamo intervistato il "Barone Nero", alias Roberto Jonghi Lavarini, 52 anni, aristocratico di origini walser, laurea in scienze politiche, consulente immobiliare, un personaggio noto nell’ambito della destra nazionale, appassionato militante politico ma anche attento osservatore di geopolitica.

1) Qual è il tuo commento alle decisioni con le quali Trump ha iniziato il suo mandato?

Trump ha iniziato alla grande il suo secondo mandato, firmando subito centinaia di ordini esecutivi, in linea con il suo programma elettorale, una forte e chiara risposta politica ai suoi elettori: io mantengo la mia parola e i miei impegni. Trump è un sincero patriota che farà gli interessi del suo popolo e, stavolta, non sarà più buono come nel suo primo mandato, non si farà più fregare, come successo con i brogli elettorali, la falsa pandemia covid e i processi politici mediatici costruiti appositamente contro di lui. Certo, rimane americano e gli USA sono ancora fortemente influenzati dalla onnipresente lobby sionista, ma, comunque, la sua presidenza è un segnale positivo, colto persino dal filosofo tradizionalista russo Aleksandr Dugin, con il quale sono in contatto, come lo sono con gli americani Steve Bannon e Bob Kennedy junior.

2) Che giudizio dai sui quattro anni di Governo di Biden?

Biden era solo un vecchio pupazzo demente nelle mani del "deep state" USA, ovvero dei poteri forti privati della plutocrazia mondialista arcobaleno. Sono stati anni veramente infami e terribili di degrado sociale per il popolo americano, di terrorismo, finte pandemie (in realtà esperimenti medici, psicologici e sociologici di massa) e guerre provocate in tutto il mondo. Senza parlare delle forze oscure e maligne, pedofilo sataniste legate ai vertici globalisti: un buco nero del terrore. E questi bastardi, fortunatamente sconfitti dall'alleanza Trump-Musk, avrebbero probabilmente causato una devastante guerra nucleare. Grazie a Dio, il tentativo golpista mondiale è stato sventato.

3) Cosa pensi dell’atteggiamento di Giorgia Meloni verso gli Stati Uniti d’America?

L'Italia è colonia americana dal 1945, tramite accordi politico militari ancora segreti ma oramai noti a tutti. Abbiamo oltre 150 basi NATO, USA e CIA sul nostro suolo nazionale, con testate nucleari, laboratori chimico biologici, sistemi di spionaggio e persino prigioni segrete. La Meloni per diventare presidente del consiglio ha dovuto ottenere il lasciapassare dall'ambasciata USA, come, prima di lei, tutti i suoi predecessori dell'Italia repubblicana e antifascista. Molto realisticamente spero che si possa cambiare in futuro, incominciando a desecretare anche i nostri misteri nazionali, ad allentare le catene straniere che legano le nostre istituzioni pubbliche, cercando di fare veramente gli interessi del popolo italiano, delle nostre famiglie e imprese.

4) Come hai intenzione di porti e che proposte avresti nei confronti del Governo italiano?

Con il vento patriottico e identitario che soffia forte in tutto l'occidente, il governo di Giorgia Meloni e i vertici di Fratelli d'Italia, dovrebbero approfittarne per mostrare finalmente gli attributi sovranisti che per ora si sono limitati a chiacchiere, promesse elettorali disattese, buone intenzioni e a qualche francobollo commemorativo. Primo dovrebbero affrontare l'invasione africana islamica con un vero e duro blocco navale, con la re-immgrazione forzata dei clandestini e bombardando le basi di partenza dei trafficanti nordafricani (come fanno impunemente sia Israele che la Turchia NATO per i loro interessi nazionali e di sicurezza...). Poi bisognerebbe fare veramentev nostri interessi economici, energetici e geopolitici, interrompendo definitivamente il nostro folle e suicida sostegno al corrotto regime mondialista del comico cocainome di Kiev, togliendo le sanzioni alla Russia, riaprendo i nostri storici e strategici rapporti culturali e commerciali, dimezzando il costo delle bollette a famiglie e imprese.

5) Qual è la tua posizione nei confronti dell’Unione europea?


Il Parlamento Europeo è un serio organo elettivo e rappresentativo ma, purtroppo, non conta politicamente nulla. Il problema è nella Commissione Europea, su come viene selezionata la classe dirigente e sui troppi poteri che questa si arroga. In sintesi, i vertici dell'Unione Europea sono alti burocrati e banchieri privati che fanno i loro interessi e quelli delle lobby economiche internazionali dalle quali provengono e per le quali continuano a lavorare anche quando assumono dei ruoli pubblici istituzionali. Nella UE regnano le incompatibilità fra interessi pubblici e privati e una enorme corruzione, come dimostrano le recenti inchieste sulla pandemia e le multinazionali farmaceutiche, sulla impostura "green", sull'industria delle armi... Questo sistema, ora, schiacciato fra le politiche imperiali dei patrioti Trump e Putin, è diventato l'ultima roccaforte delle forze mondialiste. Un putrido fortino che i popoli europei devono assaltare, bruciare e radere al suolo, per poi costruire, finalmente, una vera Europa delle patrie e delle identità, della sicurezza, del benessere diffuso e della giustizia sociale. Per questo, Musk, esattamente come me, sostiene le vere destre tedesca e francese alle prossime elezioni.

lunedì 27 gennaio 2025

IL VERO GIORNO DELLA MEMORIA

 Anche quest’anno viene celebrato il “Giorno della memoria” il 27 gennaio, in ricordo delle sofferenze del popolo ebraico in quello che è stato definito l’Olocausto. I sostenitori di tale evento affermano che mai nessun popolo ha sofferto come gli ebrei e che per tale ragione deve essere ricordato e propagandato il più possibile, affinché non si ripeta mai più.

Non starò qui a disquisire sulla questione in sé, che peraltro presenta molti aspetti discutibili, come ad esempio l’affermazione che siano morti più ebrei di quanti ne fossero presenti negli Stati occupati dai tedeschi. Si afferma infatti che ne siano morti 6.000.000, quando all’epoca gli ebrei presenti in tutta Europa (Unione sovietica e Polonia occupata dai sovietici escluse) erano circa 5.5000.00. Anche ammettendo che siano stati tutti uccisi (cosa che non sembra sostenibile), non si arriverebbe a tale numero. Inoltre i dati forniti dal Senato americano (fonte che non può essere definita antiebraica), sul numero degli ebrei presenti nel mondo, parlano di 15.319.359 nel 1940 e di 15.713.6381 nel 1950 (1). Secondo l’Annuario Mondiale (World Almanac), nel 1938 erano 15.688.259; dieci anni dopo, nel 1948, fra i 15.600.000 circa e i 18.700.000 circa (2). Se di ebrei ne fossero stati uccisi sei milioni entro il 1945, come avrebbe potuto essere tanto alto il loro numero negli anni immediatamente successivi? O si ipotizza che abbiano fatto figli a manetta, ma questo non è ragionevole, oppure avrebbe potuto esserci un fenomeno di conversione di massa, del quale però non c’è alcuna prova.

Il punto però è un altro: la questione della cosiddetta Shoah è stata sganciata da ogni possibile esame storico (e quindi critica) ed è stata fatto assurgere a dogma indiscusso e indiscutibile del pensiero dominante. Qualunque osservazione, anche velata, di messa in discussione di tale “dogma assoluto” viene ostracizzata e violentemente attaccata, per mettere a tacere l’importuno che osi cercare di ribaltare la narrazione dominante oppure semplicemente di porre alcune domande.

Ciò è contrario al metodo storico (se si tratta di un fatto avvenuto nella realtà va sottoposto al metodo adeguato) e anche ad ogni elementare principio di libertà democratica. Sento spesso dire da tante persone che siamo fortunati a vivere in un Paese democratico, nel quale ciascuno può liberamente esprimere le proprie opinioni, ma io ribatto che, se dobbiamo dire la verità, noi siamo liberi di dire tutto ciò che vuole il potere dominante: appena si sgarra dal pensiero unico, scatta la sanzione punitiva.

Senza andare tanto lontano posso riportare la mia stessa esperienza: due anni fa, il 26 gennaio 2023, ho osato dire, verso la fine di uno spettacolo di propaganda martellante, che il numero di 6.000.000 di morti ebrei nei campi di concentramento nazisti era gonfiato e che semmai 6.000.000 di morti (peraltro in stragrande maggioranza civili) li ebbe la Germania, sotto i bombardamenti anglo-americani. Apriti cielo! La questione è finita immediatamente sui giornali di regime. Sono stato attaccato visceralmente da Enrico Mentana su Open, da Repubblica, dal Giorno (Quotidiano nazionale), insomma da tutta la stampa allineata ai poteri forti, la quale, senza minimamente essere interessata al fatto reale, mi bollo’ e condanno’ senza appello. Perfino illustri personaggi politici mi degnarono della loro attenzione: Matteo Renzi, ad esempio, dichiarò che avrei dovuto essere licenziato in tronco, e il ministro della pubblica (d)istruzione Giuseppe Valditara, prima ancora di informarsi sui fatti e di chiedere al diretto interessato cosa fosse successo, mi comminò una sospensione cautelare immediata.

Faccio notare che la sospensione cautelare viene di solito data all’insegnante che abusa sessualmente di una studentessa o al preside che ruba dalle casse della scuola, cioè per fatti gravi, per reati di un certo peso, non per espressioni di pensiero o per una critica storica.

E nemmeno la legislazione vigente in Italia considera la messa in discussione dell’Olocausto un reato, in quanto la legge del 2012 prevede che le “affermazioni negazionistiche” possano essere considerate solo una circostanza aggravante di un altro reato (per esempio l'incitamento all'odio razziale). Ma appunto l’andazzo dominante non prevede l’esame ragionevole delle questioni, bensì solo ed unicamente la “messa alla gogna” del malcapitato, il quale deve essere distrutto nella sua immagine, a monito per eventuali altre persone che abbiano una pur vaga intenzione di esprimersi liberamente sull’argomento.

Nel sessantotto si diceva. “colpirne uno per educarne cento”; adesso la faccenda si è ampliata, con il nuovo sistema di informazioni globalista, per cui se ne colpisce uno per educarne sessanta milioni, ma il criterio è lo stesso.

La cosa entusiasmante poi, per i miei detrattori, fu che il provvedimento lo prese lo stesso ministro Valditara, che si dimostro’ più “realista del re”, comportandosi meglio (secondo loro, ovviamente) di un qualunque ministro di sinistra, per cui la sospensione cautelare fu trasformata in provvedimento disciplinare di sospensione di cinque mesi, con decurtazione di metà dello stipendio. Insomma, per farla breve, ho perso 5.000 euro per aver detto, verso la fine di uno spettacolo, che una cifra non corrispondeva alla realtà dei fatti. Questa sarebbe la libertà di espressione nell’Italia di oggi.

Se fossimo in un Paese democratico ci sarebbe stata una discussione; essendo una critica storica, la cifra avrebbe dovuto appunto essere discussa. Il problema è che su alcuni argomenti, e soprattutto sull’Olocausto, non ci si può permettere di parlare: bisogna accettare la versione sdoganata da decenni, che è tutto tranne che storica, anzi ha la connotazione di una propaganda ideologica.

A tale riguardo il processo penale (perché naturalmente era stato avviato un procedimento penale a mio carico, essendo io un pericolo pubblico per le idee e le affermazioni che portavo avanti) è stato immediatamente archiviato, anzi non è stato nemmeno iniziato, non essendoci i presupposti; ma l’amministrazione pubica (pardon, pubblica) non ha di queste “remore giuridiche” e applica immediatamente i propri provvedimenti, per ottenere lo scopo suddetto, cioè che tutti accettino la versione “ufficiale” senza battere ciglio.

A questo punto uno potrebbe chiedere: “Ma qual è lo scopo di tutto ciò? Perché impedire che si discuta di questo fatto, che, essendo appunto un evento storico, dovrebbe essere soggetto alla critica storica? Perché mettere il bavaglio a chi, magari talvolta non nella maniera più opportuna, cerca sostanzialmente di far ragionare gli studenti e di non fargli bere tutto quello che gli propinano? 

Per cominciare a capire come mai su tale argomento non si può dire alcunché bisognerebbe leggere alcuni testi illuminanti, tra i quali il più significativo è “L’industria dell’Olocausto” di Norman Finkelstein. L’aver fatto assurgere a dogma assoluto la Shoah ha permesso ad Israele (o meglio ai sionisti) di potere occupare territori palestinesi, di potere fare le guerre che a loro servivano e di potere, da ultimo massacrare sotto i bombardamenti circa 70.000 persone a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Siria, senza che nessuno osasse parlare di intervento militare per fermare tali bombardamenti. Quale altro Stato, oltre Israele, può permettersi di bombardare impunemente donne e bambini, ospedali, chiese, moschee e quant’altro, senza che nessuno dica niente? E quale altro Stato può permettersi di avere ricevuto 70 risoluzioni ONU del Consiglio di Sicurezza contrarie alla propria politica e continuare nella sua opera di sterminio sistematico di una popolazione? 

A questo punto si dirà: ma Israele lo fa per difendersi dall’essere sterminata, lo fa per scopi difensivi, perché tutti cercano sempre di sterminare il popolo ebraico, fin dai tempi di Hitler e quindi Israele è costretta ad usare la forza per non essere eliminata dalla faccia della Terra.

E qui veniamo al “punctum dolens” della questione: il problema è che, nel corso di tutti questi decenni, la maggioranza del popolo ebraico ha perso sostanzialmente il senso del “Giorno della memoria”. Nella tradizione ebraica il memoriale era il ricordo della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto; si faceva memoria, il giorno di Pasqua, del fatto che il popolo d’Israele era stato liberato dall’oppressione dei Faraoni ed aveva potuto ritornare nella sua terra. Ma il protagonista di tale liberazione non era il popolo stesso, bensì Dio: era Jahvé che aveva istruito e condotto Mosé a liberare la sua gente. 

Questo, a mio parere, è il vero dramma del popolo ebraico, che ben pochi capiscono: perduta la fede nella venuta del Messia, lasciata ogni speranza nell’azione di Dio nella storia, è lo stesso popolo ebraico a diventare il soggetto agente della sua liberazione. Sono gli ebrei, che, con la loro immensa sofferenza, sono diventati l’agnello sacrificale da immolare; è lo stesso popolo ebraico ad essere quindi l’artefice della propria salvezza, dato che Dio non si fa più sentire.

Perciò si deve difendere a tutti i costi e in tutti i modi, perché è solo con le proprie forze che può liberarsi dei suoi nemici. Ma è la dimenticanza della propria storia che porta a questa disperazione e io, che non sono nessuno, mi sento di dire al popolo ebraico: ritorna alle tue origini! Ricorda i tempi antichi, medita sugli anni lontani! Mantieni la memoria, la vera memoria, che è quella dell’amore che Dio ha avuto ed ha ancora per te! Che non è quella della sofferenza del popolo, bensì quella della Pasqua! Della liberazione del popolo dalla schiavitù ad opera di Mosé!

“Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato, e dall’Egitto ho chiamato mio figlio”; ”Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele?” “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo: sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira”. Osea. 11, 1, 8-9

Pietro Marinelli

1) Appendice VII, “Statistiche sull'Affiliazione Religiosa”, dal libro del Senato Americano A Report of the Committee on the Judiciary of the United States Senate.

 2) Il dato relativo al 1938 è fornito al World Almanac dall’ American Jewish Committee (Comitato Ebreo Americano) e, altresì, dal Jewish Statistical Bureau of the Synagogues of America. Il dato riguardante il 1948 è tratto da un articolo apparso nel New York Times del 22 febbraio 1948, firmato da Hanson W. Baldwin, esperto di questioni demografiche del suddetto giornale

sabato 25 gennaio 2025

I MEDIA, LA REALTA' E TRUMP

E’ esilarante, se non fosse tragico, rivisitare i commenti dei media all’insediamento dei Trump e, ancora di più, alle prime disposizioni emanate.

Le priorità, alla cerimonia di insediamento, erano il look delle Signore e l’accostamento cromatico dei Mister. La cravatta rossa repubblicana di Tizio, il tailleur di tizia e via discorrendo così sulle cose che influenzano le future sorti del mondo.

Il ricevimento all’interno, il primo da Ronald Reagan, era dovuto alle rigidità di gennaio quando, a causa del riscaldamento climatico, in genere fa freddo. Del timore di attentati, soprattutto del timore di “lupi solitari” o “cani sciolti” non controllabili, nessun riferimento.

Caccia alla Meloni di cui, non essendo un corazziere, a cercarla si intravede la bionda chioma al fondo della sala insieme a Milei. Nessun riferimento al rappresentante cinese, il vice Presidente, in rappresentanza di Xi Jingping ufficialmente invitato. Nessun riferimento neanche a Zelensky che, pur avendo fatto carte false per essere invitato, è dovuto rimanere a casa in maglione e mimetica.

Inizia il discorso di insediamento che enumera gli aspetti che già conosciamo

Il discorso, che propone uno stravolgimento del mondo, è commentato in modo indecente, su RAI 1, da una improbabile Stefania Battistini che, reduce dalle medaglie conquistate sui campi ucraini con il casco d’ordinanza anche nelle cucine interrate delle vecchiette, è promossa a spaesata commentatrice di fatti che non conosce e per cui è palesemente impreparata. Almeno è affiancata dal collega Oliviero Bergamini che ne mastica un po' di più.

Per avere un commento neutro su RAI 1 occorrerà attendere la serata inoltrata, con XXI Secolo e Francesco Giorgino ed i suoi ospiti, almeno neutri e competenti.

Sulle altre reti la controffensiva iniziando ora, dopo lo shock termico dovuto senza dubbio al freddo del luogo.

Su LA 7 Giovanni Floris, con Di Martedì, si esibisce con i suoi ospiti nell’elenco dei disastri prossimi venturi che la scelleratezza trumpiana ci garantirà. Mi limito ad elencare i più eclatanti problemi che propone, finora ignorati quando non magnificati, tralasciando quasi tutti i punti reali:

Giannini ci ricorda che Trump aumenterà la produzione di gas per venderlo a noi a prezzo 10 volte superiore a quello russo con notevoli problemi per famiglie e industrie. Fino a ieri, e da tre anni a questa parte, il costo era arrivato ad oltre 20 volte, ma si richiedeva la “resilienza” a noi cittadini senza tentare mai ad eliminare le cause, cioè la fine delle forniture russe non l’aumento della produzione USA, con Draghi che ci invitava a scegliere tra pace e condizionatore;

Trump è attorniato da miliardari che sono i nuovi gerarchi di una tecnocrazia invadente. Sono gli stessi che fino a ieri (per Musk sino a febbraio dello scorso anno) erano magnificati perché appoggiavano e finanziavano Biden e i democratici, ma non fa fine ricordarlo.

Neanche una parola sulla fine delle censure sui media, che avevano bloccato lo stesso Trump. Quindi nessuna riflessione in merito, a parte qualche accenno a Tik Tok strumento terribile dello spionaggio cinese in mano agli adolescenti.

Neanche una parola sulla grazia di Biden a Antony Fauci, il prestidigitatore del COVID 19 che finora non è imputato di nulla, quindi non avrebbe alcun motivo per essere graziato di qualcosa di cui non è accusato. Eppure, dopo aver taciuto sulla grazia garantita al proprio figlio per droga, sesso, porto d’armi abusivo ed oscuri affari in Ucraina sfruttando il nome di tanto padre, anche la grazia preventiva di Biden a Fauci viene coperta e dimenticata. Non sia mai detto che ci sia qualcosa di illegale sul COVID che tanto bene ha fatto a Big Pharma.

Per noi europei il problema neanche si pone. Infatti non viene mai citata la cara signora Von der Pfitzer, imputata in Belgio per la gestione oscura e scandalosa dei vaccini e moglie disinteressata di tanto marito ai vertici della casa farmaceutica. Non verrà neanche processata avendo trovato il modo di fermare tutto. Non c’è bisogno di grazia alcuna.

Peccato che, fra tutte le grazie concesse, Biden abbia dimenticato quella verso se stesso che, quindi, in futuro potrebbe essere perseguito per molti aspetti interessanti.

Sempre da Floris imperdibili anche i siparietti di Alan Friedman, soprattutto quello con l’ex senatore di Fratelli d’Italia, Achille Totaro. Ad un certo punto Floris ha dovuto addirittura eliminare l’audio, ma non prima di alcuni scambi piccanti con Friedman che si lamenta della Meloni a Palazzo Chigi come del ritorno di Trump alla Casa Bianca e Totaro che lo invita a tranquillizzarsi: “la vedo un pò depresso per questi aspetti che la stanno inquietando”. Friedman conferma la forte preoccupazione per le democrazie ma rassicura : “Non sto male, sono un giornalista. Non sono depresso e non ho alcun problema. Chi è lei? Non la conosco!

In fondo, in assenza di argomenti, una versione odierna del vecchio e caro “lei non sa chi sono io”.

Stremato da tanto sfoggio ho cercato di vedere da un’altra parte L’aria che tirava, ma anche li ho visto facce piene di sgomento tra i convocati. A Roma direbbero “No ja fanno”. La depressione dei rosiconi è palpabile e pericolosa. Meglio attrezzarsi perché il peggio, al solito, deve ancora arrivare.

I giornali e giornaloni non sono stati da meno ma se siete sopravvissuti al COVID evito di farvi morire dalle risate.

Sarebbero da stigmatizzare almeno due dei campioni mondiali delle facce di bronzo nostrane, Mieli e Galli della Loggia, ma visto che i loro sproloqui sono finalizzati a maggior gloria della casa d’Israele, ne parleremo quando sarà il momento.

Sfiora la comicità il titolo de Il Giornale, che non dovrebbe essere tra gli estremisti unidirezionali: “Trump minaccia Putin: Chiuda la guerra o sanzioni e dazi. E manda truppe al confine con il Messico”. Inutile dire che anche i telegiornali hanno inviato lo stesso messaggio.

Oltre all’ironia involontaria, non si vede dove sia la minaccia. Anche rimanendo al solo titolo potremmo tradurlo in lingua italiana con: non cambia nulla, continua come adesso, visto che le sanzioni ti hanno rafforzato. Noi mandiamo le truppe al confine col Messico ed elimineremo gli aiuti all’Ucraina.

E’ dal 2014, cioè dal colpo di Stato in Ucraina, che la Russia è soggetta a sanzioni e questa è stata la molla che ha obbligato Putin a sviluppare una propria industria manifatturiera e con essa un florido sviluppo economico. Noi europei siamo i soli che abbiamo sofferto per le sanzioni e continueremo a soffrirne le conseguenze. Eppure ci vengono vendute come minacce terribili. Putin è seriamente preoccupato mentre forse sarebbe bene che iniziassimo a preoccuparci noi europei.

Apprendiamo anche che il piano di Trump per l’Europa, prima ancora che dazi e divieti, prevede una riduzione dell’ombrello NATO con 20 mila soldati in meno in Europa ed un contributo finanziario per pagare la presenza USA a nostra difesa. Se a questo si aggiunge la richiesta di aumentare al 5 % la spesa per la NATO a carico dei paesi europei, che adesso non riescono a devolvere neanche il 2%, oltre al disimpegno degli USA dall’Europa si sentono già le note del De Profundis per la stessa Alleanza atlantica.

Queste riflessioni non volevano essere una specie di mini rassegna stampa su castronerie, dimenticanze, menzogne e travisamenti dei media nostrani. Solo un promemoria a conferma di due aspetti: ancora non si sono ripresi dallo shock delle elezioni di Novembre e si stanno preparando a continuare sulla falsariga seguita finora alzando ulteriormente i toni visto che le battaglie vere stanno per iniziare.

Da domani cominceremo a parlare di cose serie, ma tenendo sempre presenti questi aspetti perché l’opinione pubblica, che cerca di informarsi e pensa di sapere, giudica solo su quello che viene divulgato e, a reti quasi unificate, viene propagandata questa visione deformata e strumentale della realtà che viene spacciata come veritiera e indiscutibile.

Vincenzo Fedele


mercoledì 22 gennaio 2025

TRUMP 2 - LA VENDETTA

Prendiamo a prestito la saga di Rambo per proporre una traccia credibile del nuovo mandato di Trump alla Presidenza USA.

Sarebbe più corretto dire: “Trump 2 – l’Attuazione”, ma rende poco l’idea e purtroppo, nel bene e nel male, si vive di immagini.

La vendetta è quello che propongono i media che infatti disegnano, già dal titolo, la chiave di lettura di tutto quello che farà il tycoon nel suo secondo mandato.

Il lessico, del resto, sembra sia il solo terreno di lotta dei progressisti impenitenti, non avendo idee credibili da proporre o contrapporre.

Il rimpatrio dei migranti clandestini è tradotto in “deportazione”. Viene così sdoganato un termine che in futuro sarà parte del linguaggio comune. Già attuato, ad esempio, da Israele con i palestinesi di Gaza, almeno dei sopravvissuti, ma adesso avrà valenza generale e famigliare, senza gli sgradevoli retrogusti negativi.

L’uscita degli USA dall’OMS è tradotto con isolazionismo. L’eventuale fine della guerra in Ucraina sarà tradotto con “cedimento”.

Non so dire, lo penso ma non lo dico, come tradurranno i futuri rapporti con Israele, la Cina, i BRICS, ma è tutto un ricamo lessicale senza alcun rapporto con la realtà ma ha molto a che fare  con i florilegi di una narrazione improbabile e menzognera che ci verrà imposta.

Elenchiamo, per cominciare, i primi provvedimenti di Trump, già ampiamente commentati, ma da esplorare comunque:

Rimpatrio degli immigrati clandestini;

L’umanità è composta da uomini e donne. Quindi fine degli enti statali che appoggiano il gender entro 60 giorni e, intanto, i funzionari degli enti a ciò preposti sono posti in ferie o in aspettativa, da nullafacenti, come prima, e per evitare ulteriori danni rispetto a quanto già fatto;

Uscita degli USA dall’OMS e fine del finanziamento americano, oltre 1,5 miliardi di dollari, all’organizzazione mondiale della sanità supportata da Big Pharma e da Bill Gates. Per troncare realmente ci vuole un anno, ma visto che Trump l’aveva proposto già dal 2020, non è improbabile che si anticipi.

Riavvio delle estrazioni petrolifere, minerarie e di gas per garantire l’indipendenza energetica degli USA già autosufficienti per loro conto.

Stop alle politiche green, all’ecologismo assurdo ed all’imposizione di auto elettriche (con buona pace di Musk).

Riduzione delle tasse interne ed aumento dei dazi da importazioni dall’estero per far pagare agli altri la rinascita americana.

Ce ne sono molti altri, tutti importanti, ma fermiamoci qui, al momento.

Soprattutto questo ultimo punto, che avrà un impatto non indifferente per noi europei, sarà il più problematico.

L’inflazione è il fenomeno che più ha flagellato la vita dell’americano medio tanto che adesso con uno stipendio di 3 – 4 mila Dollari, che potrebbe essere considerato di tutto rispetto, non si riesce ad arrivare a fine mese. Forse con 4 – 5 mila dollari si arriva ma, pur eliminando tutte le spese voluttuarie, non si mette un dollaro da parte per il futuro.

I dazi eventuali saranno mirati anche perché la tassazione di beni che entrano nel circuito economico USA, pur dando respiro al tesoro in deficit insostenibile, provocherà in primis un aumento dell’inflazione che invece deve essere fermata.

Vorrei tralasciare, al momento, l’analisi dei singoli provvedimenti, che devono essere analizzati per punti, per inquadrare la svolta di cui siamo spettatori.

Trump non è il bene assoluto.

E’ fondamentale che sia presente, che abbia vinto, che abbia stoppato tutte le derive ideologiche, prima ancora che insensate e deleterie, del gender, del wokerismo, del vaccinismo, del climatismo, del green e dell’accoglienza a prescindere. Dei “valori” inventati e mortiferi spacciati per nostro patrimonio culturale da difendere implementare ed esportare.

“America First”, lo slogan trumpiano va letto nel duplice obiettivo: l’America viene prima e l’America deve ritornare ad essere prima nel mondo.

Anche questo deve essere considerato nella duplice versione.

L’America viene prima significa che le azioni del Presidente saranno indirizzate a vantaggio prioritario degli USA. Finora è sempre avvenuto, ma con sacrifici economici nel breve periodo per garantire vantaggi strategici nel medio e lungo periodo. Adesso i sacrifici economici dovranno farli gli altri e, guarda tu i casi della vita, i più coinvolti saremo noi europei.

Che l’America deve ritornare ad essere prima ispira già più fiducia, se i “valori” di riferimento saranno quelli della tradizione e non quelli dell’agenda 2030, della cancel culture e della cultura gender.

Chi si ricorda più che fino a pochi anni fa la battaglia, lessicale perché è sempre da li che parte tutto, era se esisteva una teoria gender, con negazione totale di una simile inesistente teoria.

C’era una contrapposizione negazionista dell’esistenza di una simile teoria a livello culturale, filosofico, storiografico e chi più ne ha più ne aggiunga, sino ad arrivare all’emarginazione di chi cercava di contrapporsi a questa teoria che non c’era.

Adesso che è realtà i pseudo-intellettuali di turno si appellano alla libertà di pensiero per supportare una teoria che si sbracciavano a tacciare come inesistente.

Adesso che ci è stata imposta come se la teoria gender fosse un fatto normale, esagerando con le forzature ogni umana sopportazione, non si sono neanche accorti che ogni innovazione può anche essere tollerata, in attesa di vedere se è utile o deleteria, ma ogni esagerazione provoca una reazione di rigetto che va oltre la normale reazione uguale e contraria.

Ecco. Come ogni manifestazione umana Trump è un misto di bene e di male interconnesso.

Insieme ad un benefico stop a mille deviazioni e stravolgimenti porterà con se molti aspetti negativi che ci cadranno addosso in modo prevedibilissimo, ma improvviso ed imprevisto perché non siamo preparati a fronteggiarli e nessuno ci ha avvisato del loro arrivo.

Tanto per dirne una, senza svelare già al principio del giallo che l’assassino è il maggiordomo, basta contrapporre i discorsi di Trump a Washington con quelli della Von der Leyen a Davos.

Trump chiude la stagione delle fantasie estemporanee green, la Von der Pfitzer continua a magnificarne le splendide sorti e progressive proponendo sempre e solo le risorse verdi (pale eoliche e fotovoltaico) inefficaci nel breve e medio periodo, ma molto remunerative per le élite di cui è espressione.

Forse non le hanno spiegato che siamo in inverno e che è adesso che fa freddo, non fra tre anni. Che è adesso che le famiglie pagano già il 30 % in più per elettricità e riscaldamento. Che è adesso che le aziende europee non sono competitive e chiudono con gravissimi problemi all’economia, al lavoro, all’innovazione ed al futuro dei nostri figli.

Emblematico è anche il comportamento dei media. Non lo hanno visto arrivare (copyright Elly Schlein) e cercano di demonizzarlo adesso con argomenti fantasiosi e improbabili ma che sembrano realistici, visto che vengono declamati a reti unificate.

Per l’Italia si prospettano problemi grossi ed opportunità enormi.

Ci torneremo da domani in poi.

Vincenzo Fedele

IL REATO DI "FEMMINICIDIO"

 Un DDL che discrimina. Considerazioni sul “reato di femminicidio” introdotto dal Governo Meloni con il plauso dell’Onorevole Valente del PD...